domenica 17 gennaio 2010

Piuttosto alle ortiche

Amici, siamo alla frutta. La cosa non sarebbe neanche male se si trattasse di mele e ananassi. Purtroppo qui si parla invece di deriva umana, di incoscienza, di stolidezza. Di che sto parlando, tra le varie aberranti news che ogni giorno ci passano sotto gli occhi? Una tra tante, questa:


Vi siete mai chiesti dove va a finire la merce invenduta di tutti queste catene di negozi low cost come H&M? Io no, non me lo ero mai chiesta, lo confesso. Pensavo forse che finissero in qualche outlet ma a pensarci bene sono già così economici di loro questi capi di abbigliamento che, una volta passate anche le forche caudine dei saldi, andrebbero a costare più di mantenimento dei magazzini che di rivendita in altri store.

Il New York Times ci racconta che H&M ha risolto il problema semplicemente distruggendo i vestiti invenduti. Ma siccome vogliono essere sicuri che una volta buttati via questi capi non vengano recuperati per essere indossati o rivenduti, cosa fanno? Li distruggono inserendoli in apposite macchine che li danneggiano in maniera irrecuperabile. Astuti, no?!
Ad esempio la filiale H&M della 34° Strada a New York concia per le feste l'invenduto e poi ripone il tutto in buste dell'immondizia che vengono piazzate fuori dall'edificio.
Così se un poveraccio, un clochard per così dire, passasse di là e avesse la brillante idea di cercare in quella spazzatura qualcosa da buttarsi addosso per scaldarsi rimarrebbe fregato perchè piuttosto che darlo a lui quel maglione hanno preferito farlo a pezzi.

Non sarebbe più decente donare l'invenduto a qualche organizzazione che si occupa dei senza tetto? e N.Y. ne è piena, sia di organizzazioni che di poveracci...
H&M ora è nel mirino della stampa. Anche il Times se ne sta occupando e parla delle contraddizioni di questa azienda:
H&M, which is based in Sweden, has an executive in charge of corporate responsibility who leads the company’s sustainability efforts. On its Web site, H&M reports that to save paper, it has shrunk its shipping labels.

5 commenti:

Noel ha detto...

Diciamo che hanno imparato a fare ciò che nei supermercati fanno ogni giorno con frutta e verdura (quano, per es., un pacco di mele ne ha una con piccolo bozzo, gettano via tutto anche se è buono, soltanto per "immagine").
Di questa notizia ne hanno scritto anche su Crisis, un blog che ti consiglio di leggere:

http://crisis.blogosfere.it/2010/01/ce-crisi-altro-che-saldi-buttiamo-via-tutto.html

Titti ha detto...

Accc...... che pessima notizia mi dai Ari!! Tre quarti del mio armadio è targato H&M!! Ci trovo una miriade di capi non di origine animale (cinture, scarpe, abiti, spolverini, ecc ecc ecc)
:-(((((((((
Che fare? E Zara?

Marika ha detto...

Per curiosità sono andata a vedere sui giornali svedese e parlano di questa faccenda... pare che la H&M ha spiegato che c'erano delle norme di sicurezza da seguire e che normalmente danno i vestiti in beneficenza...
Devo studiare la cosa meglio...so che in Svezia sono sulle liste dei buoni sia per ecologia che per gli aiuti umanitari...

Ariel ha detto...

grazie della segnalazione, Noel, vado a leggere!

Titti, bentornata! lo so, da H&M si trovano ottime occasioni, diciamo che anche se continuiamo a comprare lì dobbiamo essere consapevoli di con chi abbiamo a che fare
bisogna scegliere per compromessi, purtroppo è raro trovare situazioni perfette dal punto di vista etico

su Zara mi devo informare, come su Etam e Camaieu... anzi, chi ha qualche notizia su queste catene ci faccia sapere!

Ariel ha detto...

grazie Marika! anche io continuo a cercare, purtroppo su quelli svedesi mi è impossibile ma persevero su quelli in lingua inglese, facci sapere se anche tu scopri qualcosa su questa faccenda!