martedì 30 novembre 2010

Torta alle pere

Pomeriggio piovoso, non freddo, ma da starsene a casa, un vero pomeriggio autunnale. E allora, niente di meglio che preparare una torta che ci accompagnerà almeno nei primi giorni della settimana (poi toccherà farne un'altra, ma intanto le colazioni dei primi giorni feriali sono assicurate!).

Ingredienti:

300 gr di farina integrale bio (ma io spesso utilizzo un mix di farina di farro, di kamut e di grano, a vostra scelta)
180 gr di zucchero di canna bio (per me è già piuttosto dolce così, diminuite o aumentate leggermente secondo il vostro gusto)
un bicchierino di olio extra vergine d'oliva
250 gr di latte di soia o altro latte vegetale
una bustina di lievito (evitate il Bertolini o il Pan degli Angeli, dagli addensanti di incerta natura)
2-3 pere kaiser di media grandezza
un pizzico di sale
cannella
zucchero a velo integrale bio


Mettere farina, zucchero, sale, olio, latte vegetale e lievito in una ciotola e mischiare con un cucchiaio di legno.
Aggiungere quindi le pere tagliate a tocchetti e rigirare delicatamente.
Foderare una teglia tonda media con la carta forno e riversare l'impasto.
Infornare quindi in forno già caldo, regolare sui 180° (ogni forno ha le sue peculiarietà)  e far cuocere per circa 30-35 minuti.
Controllare con uno stecchino che la torta sia pronta (lo stecchino deve uscire perfettamente asciutto, ma cercate di non prendere i pezzetti di pera che rimarranno ovviamente più umidi) e in caso lasciare ancora in forno a temperatura minima per qualche altro minuto.
Come di consueto la cottura al forno varia anche da forno a forno, dunque regolatevi di conseguenza.
Una volta pronta, fate intiepidire e mettete la torta su un piatto da portata, spolverate di cannella e zucchero al velo.
Niente di speciale,semplice semplice, come potete vedere. Eppure, quanto è buona!


sabato 27 novembre 2010

Saccenza

Ancora uno scritto di Franco Libero Manco che mi ha colpito particolarmente, tra i suoi. Per chi non l'avesse letto, un'opportunità ora:


NOI VEGETARIANI-ANIMALISTI SNOB E UN PO’ SACCENTI
Franco Libero Manco

            Non è raro per noi vegetariani-animalisti essere accusati di presunzione e di ostentata superiorità morale, di sentirci migliori degli altri, da parte di alcune persone quando, convinte del loro onnivorismo, subiscono i sensi di colpa a causa della sofferenza indirettamente inflitta agli animali che mangiano o che portano addosso sotto forma di pelli o di pellicce.

            Per capire cosa significa essere migliori occorre stabilire un punto di riferimento oggettivo, un termine di paragone ritenuto più giusto e vantaggioso per il bene comune, per il processo evolutivo civile, morale e spirituale dell’individuo. Se essere migliori significa causare meno male, essere più rispettosi delle regole ed in armonia con il nostro contesto naturale, allora è vero, noi ci sentiamo migliori. Anche se tra il bianco e il nero, come tra il giorno e la notte, vi sono infinite sfumature intermedie, dire che in questa vita non esiste il migliore o il peggiore è come equiparare Gesù a Giuda Iscariota, come dire che il bene ha lo stesso valore del male, che l’uomo virtuoso ha gli stessi meriti del mascalzone.

            Tra un uomo dedito al furto ed un uomo onesto nessuno ha dubbi ad indicare il secondo come migliore.Tra colui che impegna il suo tempo ad interessarsi solo dei suoi problemi e colui che spende gran parte della sua vita e delle sue risorse umane e finanziarie per aiutare chi soffre, quest’ultimo è sicuramente migliore.
            Tra un individuo sensibile al dolore e alla morte di un suo simile ed uno che per sensibilità umana e senso di giustizia fa sue anche le sofferenze di qualunque creatura non appartenente alla sua specie, quest’ultimo è sicuramente migliore. 
            Tra chi ha una coscienza in grado di conficcare elettrodi nel cervello di un gatto per studiarne le reazioni e colui che considera tutto questo un abominio, sicuramente quest’ultimo è migliore.
            Tra chi ritiene giusto uccidere barbaramente una volpe, un visone o un coniglio per strappargli l’unica pelle e poi fare di questi miseri corpi alimento per altri animali e colui che ritiene tutto questo una mostruosità, quest’ultimo è sicuramente migliore.

            Si provi a dimostrare il contrario, si provi a dimostrare che i due in questione abbiamo gli stessi valori morali, lo stesso senso di giustizia, la stessa sensibilità umana, la stessa intelligenza positiva. Si provi a dimostrare che sotto questi aspetti noi universalisti-vegetariani-animalisti siamo come gli altri e forse ci convinceremo di non essere migliori. Se ci sentiamo migliori perché condividiamo maggiormente la sofferenza universale, allora abbiamo la presunzione di sentirci migliori, rispetto a chi percepisce solo il dolore dei suoi simili.

            Ma la presunzione non è parte della nostra visione delle cose, né ci gratifica apparire “migliori”  o più saccenti. Noi siamo gente virtuosa, che ama la non violenza, la giustizia che vorremmo estendere ai nostri parenti animati. Siamo più sensibili è vero, abbiano una percezione più ampia della libertà e della giustizia, del rispetto cui ha diritto, per legge naturale, ogni essere vivente per il solo fatto di esistere.
            Noi abbiamo come obiettivo la crescita integrale dell’uomo, la ricchezza dei valori fondamentali dell’esistenza. Sappiamo che un albero non cresce in un giorno; sappiamo che ognuno, per infinite circostanze di ordine sociali e culturali, appartiene ad un suo livello evolutivo; sappiamo che tutte le grandi innovazioni conoscono tre fasi: prima la derisione, poi la considerazione ed infine la condivisione.

mercoledì 24 novembre 2010

Aveva ragione la mamma


Ancora uno studio a corroborare ciò che il buon senso ci detta da sempre. Una ricerca effettuata dagli Archives of Internal Medicine  pubblicata un paio di giorni fa rivela che tra  le persone con altri livelli sanguigni di alfa-carotene (un potente antiossidante) - rintracciabile in una grande quantità di vegetali  - sono morti meno individui nell'arco dei 14 anni dello studio longitudinale, se comparati a quelli con bassi livelli di carotenoidi.
Secondo lo studio, il contributo maggiore allo sviluppo di malattie croniche come cancro e cardiopatie sarebbe un danno relativo all'ossigenazione del DNA, delle proteine e delle cellule grasse.
Questo genere di danneggiamento può essere mitigato dall'azione antiossidante dei carotenoidi, come il beta-carotene, l'alfa-carotene e il licopene. Molti assumono questi nutrienti attraverso il cibo, come frutta e ortaggi, 

I ricercatori dei  Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno monitorato il livello di alfa-carotene nel sangue di 15.318 adulti dai 20 anni in su, partecipanti al Third National Health and Nutrition Examination Survey Follow-up Study tra il 1988 e il 1994. Nel 2006, gli studiosi hanno riportato delle morti intervenute nel gruppo sotto osservazione e le cause dei decessi. 3.810 individui sono morti ed erano soprattutto persone con bassi livelli di alfa-carotene sanguigno.
In particolare, è stato segnalato un rischio più basso di cancro e cardiopatie tra i forti mangiatori di frutta e verdura. Certi tipi di cancro possono essere inibiti nel loro sviluppo da una alimentazione ricca di alfa-carotene, ovvero di vegetali di color arancio-giallo come carote e zucca, ma anche patate dolci e ortaggi a foglia verde scuro come broccoli, spinaci, cavoli, etc.
La mamma aveva ragione: mangia le carote! mangia gli spinaci!
Oh, se aveva ragione!




domenica 21 novembre 2010

Il tenerone

No, questa poi... Vi ricordate che tempo fa vi ho segnalato la "veganizzazione" di Mike Tyson?  Beh, abbiamo altre notizie dal fronte. Pare che ora voglia addirittura aprire una catena di  ristoranti vegan/kosher!

Lui, l'uomo definito "“The Baddest Man on the Planet", pare diventato buono. Nulla è ancora certo, l'affare non è stato ancora definito e concluso, ma noi ci auguriamo che vada in porto. Meglio una catena di ristoranti vegan che un'ennesima sfilza di fast food a base di burgers....

Al momento del conto, mi raccomando, non fate storie. Non si sa mai.


venerdì 19 novembre 2010

Essere onnivori

Oggi pubblico uno scritto recente di Franco Libero Manco, divulgatore della cultura vegetariana che ho avuto il piacere di conoscere e con il quale ho condiviso una splendida cena presso il ristorante Zenzero di Ostia proprio un paio di settimane fa, nel corso di uno dei suoi incontri informativi sulle virtù di una alimentazione a base vegetale.
Eccolo.


E SE FOSSIMO ONNIVORI NOI ANIMALISTI SAREMMO UGUALMENTE VEGETARIANI?

La carne in genere viene considerata dai non vegetariani un alimento dannoso perché contaminata da sostanze chimiche e farmacologiche somministrate agli animali d’allevamento. Se ne deduce che se gli animali fossero allevati alla maniera bucolica sarebbe tra gli alimenti “sempre” consumato dagli umani.

Ma la carne di un animale ucciso è, di per se stessa, un prodotto dannoso perché incompatibile con la nostra natura di animali fruttariani: anche se gli animali fossero allevati alla maniera tradizionale, sui prati d’erba o in stalle con sottofondo di musica sinfonica, sarebbe ugualmente un prodotto cadaverico, sostanza in via di putrefazione, oltre ad essere sempre dannoso alla coscienza di chi se ne nutre. Accettasse la logica della cosiddetta carne biologica porta alla conseguenza dell’esistenza degli allevamenti intensivi e dei mattatoi.

Se si dimostrasse che l’essere umano per vivere in salute ha realmente bisogno dell’alimento carneo sarebbe un fallimento per la nostra filosofia (almeno sotto l’aspetto salutistico) e la Natura avrebbe condannato anche l’uomo alla sua crudele legge cui sono vincolate tutte le cose. La specie umana è la sola che può sottrarsi a questa legge tirannica: può vivere senza nuocere ad alcuno, purché lo voglia.

            Ma se l’essere umano fosse realmente un animale onnivoro noi animalisti, convinti, saremmo ugualmente vegetariani o accetteremmo di cibarci di carne per salvaguardare la nostra salute? Per quanto mi riguarda sono vegano ad oltranza e non accetterei mai l’idea che una creatura possa essere uccisa a vantaggio della mia vita.

            Anche se l’uomo per un lungo periodo e per estreme necessità di sopravvivenza ha inserito anche la carne nella sua dieta, è assurdo rapportare il comportamento dei nostri antichissimi progenitori a quello dell’uomo modero, dal momento che la carne è fonte di moltissimi danni: fisici, mentali, morali, spirituali, ambientali, economici…

            Le frequenti affermazioni dei nutrizionisti che “non bisogna eccedere nel consumo della carne” dimostra chiaramente che tale alimento lo si digerisce alla stregua di un veleno. Inoltre, vengono considerati fanatici estremisti coloro che vorrebbero abolire del tutto il consumo della carne dopo millenni di abitudine alimentare in questo senso. Ma conservare un’abitudine solo perché è parte di una tradizione non è affatto un buon motivo per continuare ad uccidere i nostri parenti e ad ammalarsi a causa di una alimentazione inadatta alle nostre esigenze fisiologiche.  

L’attitudine diffusa a mangiare di tutto non classifica gli esseri umani come onnivori. Anche i sacrifici umani e la schiavitù era parte della tradizione umana. Dovremmo continuare a fare le guerre perché parte della storia dell’uomo? Essersi abituati a vivere nell’errore non ci classifica come progettati per vivere contro la nostra natura. E’ come abituarsi a vivere in una stanza satura di anidrite carbonica, o a drogarsi per poi convincersi che è quella la nostra condizione naturale. Ogni specie ha la possibilità di alimentarsi eccezionalmente con ciò che è più o meno compatibile con la sua natura, ma quando l’eccezione diventa regola qualunque specie soccombe.


mercoledì 17 novembre 2010

Notizie flash dagli Omega3


Il consumo di omega 3 derivato da olio di pesce è causa di diabete di tipo 2?
Secondo uno studio pubblicato il 27 ottobre 2010 sull'American Journey of Clinical Nutrition, sì.

La ricerca è stata effettuata su 36.328 donne. I risultati:
"Marine but not plant-based omega-3 fatty acids were positively associated with incident T2D"
[trad.: Gli acidi grassi omega 3 a base marina e non vegetale sono positivamente associati all'incidenza di diabete di tipo 2]
Le conclusioni (che lascio in inglese per timore di non precisione]
"Our data suggest an increased risk of T2D with the intake of long-chain omega-3 fatty acids, especially with higher intakes of fish."


E allora, come dice Robert Cohen:
For Omegas, eat kale, not whale*!!!


* Per gli omega 3, mangiate cavoli, non balene!



fonte: http://www.notmilk.com/

venerdì 12 novembre 2010

Notizie sinistre


Leggo qualche giorno fa su Il resto del Carlino  un articolo dal titolo raggelante:
Troppa carne, boom di tumori allo stomaco nelle Marche
Non che mi stupisca minimamente, neanche a dirlo. Ma che si inizino a leggere questo genere di notizie sui giornali non specializzati mi pare buon segno. D'altronde,  la maggior parte delle persone che mi circondano riporta una serie di problemi di salute strettamente correlati allo stile di vita ma alle stesse persone  sfugge completamente questo nesso. Beata ignoranza.
Vi riporto qui l'articolo, per chi se lo fosse perso....(i grassetti sono miei)



L’alimentazione sbilanciata - carni rosse, specie se cotte alla brace, cibi affumicati, salati o conservati, poca frutta e verdura - fra le principali cause in Umbria e Marche. Il 'triangolo maledetto' è fra Perugia, Pesaro e bassa Romagna


Ancona, 6 novembre 2010 - Carni rosse, specie se cotte alla brace, cibi affumicati, salati o conservati, poca frutta e verdura. L’alimentazione sbilanciata, tipica soprattutto dei fine settimana, quando la routine lascia il posto allo svago, è fra le principali cause di tumore allo stomaco, una forma di neoplasia poco nota, ma in continuo aumento nel nostro Paese.

Complice anche l’abuso di fumo e alcol, le ‘trasgressionì del week end, se diventano consuetudine, aumentano esponenzialmente il rischio di cancro allo stomaco, che «gli italiani non conoscono, nonostante sia il quarto ‘big killer’ e colpisca più di 12.500 persone l’anno con 7.500 decessi». A lanciare l’allarme Carmelo Iacono, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), oggi a Roma in apertura del XII congresso nazionale dell’associazione.

Il ruolo chiave dell’alimentazione è provato dalla forte caratterizzazione regionale tipica del nostro Paese, che vede in testa, per incidenza del tumore allo stomaco, regioni a forte consumo di carni rosse e insaccati: il primato va all’Umbria, con 28 casi su 100.000 abitanti negli uomini e 13 nelle donne, seguita da Marche, Emilia-Romagna e Lombardia. Nelle Isole, patria della dieta mediterranea, l’incidenza è esattamente della metà: il record va alla Sardegna con, rispettivamente 11 e 5 casi su 100.000. «Si parla di un vero e proprio ‘triangolo maledetto', che ha i suoi vertici a Perugia, Pesaro e bassa Romagna - spiega Marco Venturini, presidente eletto dell’Aiom - in particolare si studia fin dagli anni ‘80 il caso di San Marino, che presenta tassi di incidenza pari al Giappone, Stato con la più alta diffusione di questa malattia al mondo».

Fra le ipotesi -prosegue- vi è anche una componente ambientale, con un’alta concentrazione di nitriti nelle acque. In queste zone si registra pure una più alta mortalità attribuibile a diversi fattori: mancata prevenzione, diagnosi spesso tardiva e limitata efficacia delle terapie a oggi disponibili.»

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Sull'ultimo punto sono perplessa: che il sistema sanitario pubblico sia più efficace, quanto a prevenzione e diagnosi, in regioni come Sicilia e Sardegna e carenti in Emilia-Romagna, una delle regioni meglio servite dai servizi sociali in genere, mi pare un po' azzardata come affermazione.
Tant'è, che nelle regioni dove si banchetta con animali si crepa di più di tumore allo stomaco e le altre seguiranno a ruota se non si daranno un freno.
Meditate.

giovedì 11 novembre 2010

Ad ognuno il suo pranzo


* Traduzione e adattamento
Sto andando a prendere qualcosa per pranzo. Vuoi qualcosa in particolare?


fonte: http://bizarrocomic.blogspot.com/

sabato 6 novembre 2010

Veg Zombies



Un'altra storia di morti viventi, sì, ma questa volta un po' più originale del solito. L'autore, David Agranoff, è vegan e ci racconta che la sua opera ha qualcosa da offrire un po' a tutti. Non c'è bisogno di essere vegan e/o amanti del genere horror per apprezzare il fine umorismo di The Vegan Revolution with zombies. Ecco uno stralcio di una sua intervista:


“From fast food burgers to free-range organic eggs, eating animal products turns people into shambling brain-dead zombies – not even vegetarians are safe! In Portland, Oregon, vegans, freegans, abolitionists, hardliners and raw fooders have holed up in Food Fight, one of the country’s premier vegan grocery stores at the vegan mini-mall. There they must prepare for their final battle to take back the city from the hordes of roaming undead. Will vegans filet the flesh-eaters or will they become zombie chow? When there’s no more meat in hell, the vegans will walk the earth.”


martedì 2 novembre 2010

Real Life

Nellie McKay è una cantante femminista vegan che forse molti di voi non conosceranno ancora. Ho scelto questo pezzo, Real Life, uno dei miei preferiti. Adoro anche un altro brano di Nellie, o meglio di Nellie insieme a David Byrne e Fatboy Slim: How are you?.
Buon ascolto!