venerdì 30 luglio 2010

Al lavoro!

Leggo e vi riporto dal sito di AgireOra, per quelli di voi a cui fosse sfuggita questa news:


Un nuovo articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica "Annals of nutrition & metabolism" affronta la questione dell'alimentazione vegan in ambito lavorativo, con risultati molto incoraggianti. Riportiamo qui la traduzione in italiano dell'abstract.

*Un programma di nutrizione vegan applicato in ambito lavorativo risulta ben accetto e migliora sia la qualità della vita dal punto di vista della salute che la produttività sul lavoro.*

Autori: Katcher HI, Ferdowsian HR, Hoover VJ, Cohen JL, Barnard ND. Washington Center for Clinical Research, The George Washington University School of Medicine, Washington, D.C., USA.
Background/obiettivi: Le diete vegetariane e vegan sono efficaci nella prevenzione e nel trattamento di svariate malattie croniche. Tuttavia, la loro accettabilità al di fuori dei trial clinici non è mai stata studiata in modo estensivo. Lo scopo di questo studio è stato di determinare l'accettabilità di un programma di nutrizione vegan applicato all'ambito lavorativo e i suoi effetti sulla qualità della vita dal punto di vista della salute e della produttività sul lavoro.

Metodi: i dipendenti di una grande azienda di assicurazioni con un indice di massa corporea maggiore o uguale a 25 kg/m(2) e/o una precedente diagnosi di diabete di tipo 2, sono stati divisi in due gruppi; un gruppo ha ricevuto istruzioni per seguire una dieta vegan a basso contenuto di grassi (numero delle persone: 68), un altro gruppo non ha ricevuto alcuna particolare istruzione (numero delle persone del secondo gruppo: 45), per 22 settimane.


Risultati: il gruppo vegan ha riportato miglioramenti statisticamente significativi per quanto riguarda la salute generale (p = 0.002), il rendimento fisico (p = 0.001), la salute mentale (p = 0.03), la vitalità (p = 0.004), e la soddisfazione generale per la dieta seguita.



Fonte: A worksite vegan nutrition program is well-accepted and improves health-related quality of life and work productivity., Ann Nutr Metab. 2010;56(4):245-52. Epub 2010 Apr 14.

mercoledì 28 luglio 2010

Non si smentisce mai

Come vi avevo raccontato qualche post fa, sono tornata da una settimana dalle vacanze in Abruzzo. Avevo dimenticato di raccontarvi che in un paesino dal nome Bisenti ho scovato per puro caso una bottega di cioccolatai che ho appreso in seguito essere tra i primi dodici migliori produttori di cioccolato in Italia. Chi lo avrebbe mai immaginato? Ho assaggiato praline al peperoncino, preziose tavolette al pistacchio di Bronte e un immaginifico cioccolato fondente "integrale" all'80% di cacao e zucchero grezzo. Commoventi.

Essendo il cioccolato fondente una mia grande passione, quando trovo una notizia sui benefici effetti del cacao non me la faccio sfuggire e ve la riporto sempre con grande soddisfazione. Vengo ad apprendere infatti che - tra le altre cose - i flavonoidi del cacao aiutano a riparare i danni dei vasi sanguigni. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology ed è stata condotta presso la University of California. In sostanza, si tratta di nuove conferme che i flavonoidi contenuti nel cacao potrebbero apportare benefici importanti nella alimentazione di persone con problemi cardiovascolari.


Infatti, lo studio ha dimostrato che consumare ogni giorno flavonoidi raddoppia il numero di cellule angiogeniche (CACs) nel sangue, cellule che hanno la capacità di riparare i danni vascolari e di mantenere le funzioni dei vasi sanguigni. In particolare, veniamo a sapere che assumere bevande ad alto contenuto di flavonoidi del cacao riduce la pressione sistolica e migliora del 47% l'efficienza dei vasi sanguigni.

Spero vi faccia piacere saperlo.



martedì 27 luglio 2010

Tiriamoci su


Avviso ai naviganti depressi! A scanso di equivoci, per non crear situazioni simili a quelle della diatriba con i lettori sovrappeso, annuncio ufficialmente che io sono una di quelli, una che ha a che fare da parecchi anni con quel blob malefico della depressione. Dunque, ecco una notizia che potrebbe far piacere a molti di noi.


Lo sapevate che una dieta vegetariana può risultare un valido aiuto contro la depressione, sia prevenendo la malattia che riducendone i sintomi? Io no, lo apprendo stamattina insieme a voi.

Sono sei gli istituti scientifici giapponesi coinvolti nella ricerca (Department of Epidemiology and International Health, International Clinical Research Center, National Center for Global Health and Medicine, Tokyo; Department of Nutrition and Life Science, Fukuyama University, Fukuyama; Department of Health Development, University of Occupational and Environmental Health, Kitakyushu; Department of Applied Biological Chemistry, Graduate School of Bioresource and Bioenvironmental Sciences, Kyushu University, Fukuoka; Ikemi Memorial Clinic of Mind-Body Medicine, Fukuoka; Department of Social and Preventive Epidemiology, School of Public Health, The University of Tokyo).

I ricercatori del National Center hanno lavorato su 500 volontari, facendo compilare 2 questionari distinti. La prima serie di domande riguardava le abitudini a tavola, la seconda eventuali sintomi depressivi. Mettendo assieme i dati, è stato innanzitutto notato come gli stili alimentari ricadessero in tre categorie:

- la classica occidentale, basata su una ricca colazione
- la dieta a base di grassi animali
- la dieta a base vegetale.

Questi modelli sono stati messi in rapporto ai sintomi depressivi. Gli studiosi hanno così scoperto come la dieta vegetale riducesse del 44% i sintomi della depressione rispetto agli altri due sistemi.
Il merito della ricerca è quello di aver lavorato su un'analisi basata non sulle singole sostanze nutritive, ma sui modelli alimentari. Non si può affermare che tutti coloro che mangiano male svilupperanno sintomi depressivi, ma si può ragionevolmente credere nella possibilità che una alimentazione vegetariana possa essere d'aiuto nell'impedire lo sviluppo della malattia.



fonti:
www.societavegetariana.org/site/modules/news/article.php?storyid=199

European Journal of Clinical Nutrition
PubMed – U.S. National Library of Medicine – National Institutes of Health

giovedì 22 luglio 2010

Un uomo interessante

Uno dei fondatori di Twitter, il 36enne Biz Stone, è una persona impegnata in diverse cause giuste come ambientalismo, salute ed educazione, povertà, benessere animale. E come potrebbe non usare proprio Twitter come piattaforma per diffondere i temi che gi stanno tanto a cuore?
Il suo account personale @biz ha circa un milione e mezzo di fruitori, come non approfittarne? D'altronde, usare i social media per cause "sociali" fa parte proprio della sua filosofia.

Qualche giorno fa, i suoi followers avranno probabilmente letto del suo sostegno al Farm Sanctuary's California Country Hoe Down e del suo intervento intitolato "Compassionate Communication: Using Social Media as a Force for Good".
Stone non è la prima volta che si occupa di campagne a sostegno degli animali ed è, insieme alla moglie, vegan. Prima si definiva "an omnivore who never gave much thought to food other than a love of eating", come la maggior parte delle persone, ma dopo una visita al Farm Sanctuary dello Stato di New York le cose sono cambiate:

"The trip awakened a natural empathy, and it was like a lightbulb turned on for me"These creatures are special just like all of us, and since I don't need to eat them to live, I'm going to leave them alone. And then there's the cruelty, which is awful. From then on, I have happily been vegan."

E' così già dal 2003, quando ha iniziato a collaborare con la Google Inc. ha contribuito a far sì che in azienda ci fosse un menu vegan. Oggi per i dipendenti Twitter c'è sempre addirittura una selezione di menu vegan a disposizione. Mente illuminata! Stone ha notato infatti che le opzioni vegan sono risultate essere un grande successo anche per i non vegan, che trovano semplicemente buoni i piatti proposti e per chi comunque apprezza un pasto più salutare.

Biz Stone si adopera anche per la ricerca di fondi per combattere la malaria nei paesi più poveri e per tante altre cause legate ad organizzazioni noprofit di provata serietà, e questo gli fa molto molto onore, a dispetto di chi pensa che chi si occupa di animali non si occupi allo stesso modo degli umani (frase in genere riportata da persone che non fanno ne' l'una ne' l'altra cosa, fateci caso!).


Per saperne di più:

http://articles.sfgate.com/2010-05-02/business/20882723_1_vegan-social-media-twitter-followers

martedì 20 luglio 2010

Ancora sul latte

Mr. NoMilk, alias Robert Cohen, è un instancabile divulgatore di controinformazione alimentare. Sarò sempre grata a quest'uomo per il lavoro che fa. Una volta gli ho scritto chiedendogli come facesse a essere sempre così aggiornato sugli studi medici pubblicati in tutto il mondo, non solo nel suo Paese. Mi rispose che non ha un attimo di respiro, le sue "antenne" sono sempre vigili, giorno e notte va scovando informazioni per poi condividerle con noi, poveri mortali, costretti a subire un'informazione ufficiale sempre più mendace e prona agli interessi economici.
Robert non ha nulla da guadagnare. Per questo ho grande stima per lui e gli sono riconoscente.
Dopo questa sdolcinata santificazione, che mi vorrete spero perdonare, passo a tradurvi un suo articolo che - come tanti altri che in passato vi ho trasmesso - non mancherà di interessarvi:
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Le donne sono il pubblico privilegiato dell'industria dei latticini. Quello che queste industrie mancano di fare è pubblicizzare il fatto che il latte di mucca contiene un potente ormone della crescita, l' IGF-I (insulin-like growth factor). L'ormone IGF-I è identico negli umani e nei bovini ed è stato riconosciuto come un fattore chiave nella crescita dei tumori.

"L'IGF-I reagisce in sinergia con gli estrogeni e gioca un ruolo importante nella crescita e nella proliferazione del cancro alle ovaie" [Journal of Clinical Endocrinology, Feb. 1994, 78(2)]

"L'evidenza suggerisce che l'IGF ha un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella progressione del cancro. L'alimentazione così come altri aspetti dello stile di vita influenzano la produzione di IGF." [Journal of the Louisiana State Med Soc, 1999 Apr, 151:4]

"...le donne che consumano regolarmente latticini hanno un rischio triplo di sviluppare un cancro alle ovaie rispetto alle altre donne" [The Lancet 1989; 2]

"Anche un basso assorbimento di lattosio può raddoppiare il rischio di cancro alle ovaie" [American Journal of Epidemiology, 1999;150]

"L'utero e le ovaie, così come il seno, sono organi influenzati dagli ormoni. Non è una sorpresa dunque che i tumori a utero e ovaie siano strettamente correlati allo stile alimentare negli studi epidemiologici" [Cancer 1966;19]

Grazie, Robert, preziosissime informazioni, come sempre.


http://www.notmilk.com

lunedì 19 luglio 2010

Mon dieu, la carragenina


La carragenina è un cumune addittivo alimentare estratto da un'alga rossa utilizzando dei potenti solventi alcalini. Questi solventi potrebbero rimuovere i tessuti e la pelle delle vostre mani come farebbero degli acidi. Il FDA (Food and Drug Administration) statunitense non ha mai richiesto certificazioni sulla carragenina perchè questa veniva usata anche prima che il FDA fosse creato e invece ne permette l'utilizzo classificandola come GRAS (Generally Recognized As Safe).
Questa sostanza è un agente addensante che viene usato in molti prodotti alimentari tra cui il cioccolato al latte o il latte di soia.
E' l'equivalente vegetale della caseina, per intenderci, e viene utilizzata anche per lo scongelamento delle ali degli aereoplani durante le tempeste invernali.

Anche la vasellina può essere presente nel latte di soia e dal momento che può causare dei problemi gastrici, alcuni consumatori potrebbero dedurne di essere allergici alla soia. Sia la vasellina che la carragenina potrebbero dare problemi ad alcune persone, ad altre no, ma basta saperlo.
E' la stessa storia del glutammato monosodico, una sostanza naturale, certo, ma che a molti individui provoca intolleranze anche gravi. Idem l'aspartame, anch'esso "naturale".

Non perchè una sostanza sia "naturale" che debba necessariamente essere salutare o comunque priva di qualche problema come quello di causare intolleranze o vere e proprie allergie.
La questione è sempre quella: leggete le etichette di ciò che comprate e meno conservanti, addensanti, coloranti, etc. ci sono, meglio è. Scegliete i prodotti più semplici e con meno componenti, quando comprate prodotti industriali. E meno se ne comprano e meglio è, anche se acquistati nei negozi di alimentazione naturale. In fondo, gli unici negozi di alimentazione naturale sono... gli alberi e la terra (sempre che non vengano inondati di pesticidi, va da sè)!!!



fonte: http://www.notmilk.com

venerdì 16 luglio 2010

Pensavo, una mattina di luglio

Stamattina sul treno che mi porta in città pensavo. Niente paura, nessun contributo definitivo alla materia. No, è che pensavo che quando da onnivora sono diventata vegetariana è stato incredibilmente facile. E' successo praticamente da un giorno all'altro e non mi è mai neanche lontanamente mancato il mangiare animali, anzi, da subito mi sono chiesta come avessi potuto farlo prima.
Non mi è mai mancato pane e salsiccia, il ragù, la bistecca (che forse non ho neanche mai mangiato, ricordo che da piccola la evitavo come la peste, mi ha sempre disgustato solo vederla), per non parlare di altri intingoli di cui peraltro non ero mai stata ghiotta.

Il medico di famiglia mi ricordava costantemente che avrei dovuto mangiare le carni degli animali e rimaneva puntualmente un po' interdetto ogni volta che facevo le analisi del sangue e risultavano perfette. Tanto che parecchi anni dopo una endocrinologa presso la quale ero in cura mi disse chiaramente che il fatto di essere vegetariana aveva evitato l'aggravamento di una blanda patologia ormonale che per qualche anno ho avuto.

Così come un paio di giorni fa, all'annuale visita medica che ci viene fatta fare dall'ente per cui lavoro, il medico, dopo avermi visitato, avendo portato io anche le mie ultime analisi del sangue, mi ha chiesto: Da quanti anni mi diceva che è vegetariana? E alla mia risposta, scuotendo la testa soddisfatto: Beh, certo, si vede...

Il passaggio è stato invece più "sentito" nel passare da vegetariana a vegan, circa tre anni fa. Mentre per le uova si è verificata la stessa reazione che per la carne di tanti anni prima, non mi viene più in mente di mangiarle e non ne sento assolutamente la mancanza, per quanto riguarda i latticini (non certo il latte, che non ho mai amato e che ho ingerito soprattutto come ingrediente di ricette piuttosto che puro, men che mai la mattina a colazione), i formaggi insomma, nei primi tre mesi di "astinenza" me li sono addirittura sognati. Non era tanto di giorno che mi veniva voglia di mangiarne, ma durante il sonno, quando l'inconscio è libero di vagare a suo piacimento.
D'altronde anni e anni, da quando sono nata, di abitudini alimentari non sono sempre facili da sradicare. Mentre mangiare animali mi ha sempre disgustato da quando ero bambina, o comunque non mi era mai andato totalmente a genio, ero abituata a pensare ai formaggi come ad una alternativa non violenta, come ad un cibo sano, necessario per assumere calcio, e tutto sommato anche molto buono come sapore.

Ho dovuto insomma mettere in atto un'operazione di... raziocinio, i primi tempi, e così andavo spesso a cercare informazioni sugli allevamenti intensivi e la produzione di latte, sugli allevamenti biologici (dove comunque si allevano animali per ucciderli, ovviamente, non certo da tenere come animali da compagnia), a ragionare su un fatto così logico che mi sembra ancora oggi assurdo non averci pensato prima: se un animale produce latte lo fa per i suoi figli, se glielo portiamo via è come se a una mamma che allatta togliessimo il latte destinato al suo bambino.

Già i primi tempi, passando dai banchi frigo dei formaggi del supermercato, mi rendevo conto che ciò che prima vedevo come semplice cibo ora diventava frutto di torture, di violenza, di abiezione etica. Che ciò che consideravo sano per la mia salute era invece nocivo, che non a caso i formaggi vengono definiti "carne liquida", riportando molti dei componenti della carne e dei suoi effetti sul nostro fisico.

Tant'è, all'epoca pensai che se davvero ne avessi patito così tanto la mancanza avrei dovuto riprovare a mangiarne, di formaggi, non avendo io grande vocazione al sacrificio ed essendo sostanzialmente una epicurea del gusto. Ma non ce l'ho proprio fatta. Quando sai come stanno le cose, quando sei "persona informata dei fatti", non puoi più tornare indietro. Non te la senti, se sei appena appena una persona consapevole e non superficiale.
E' bastato poco per non aver più voglia non solo di mangiarli, ma anche per rimanere schifata al solo pensiero di ingerire quelle secrezioni mammarie bovine cagliate, provenienti chissà da quali allevamenti, da quali animali sacrificati in condizioni di vita indicibili e imbottiti di ogni sorta di antibiotici e di chissà quali mangimi.


Ogni tanto, come ultimamente in vacanza, quando ci è stata offerta una forma di pecorino, la reazione istintiva sarebbe stata ancora quella di dire: Ah grazie! Ma immediatamente, tempo due secondi, sopravviene il pensiero di tutto ciò che so intorno a quel cibo, e me ne vergogno. Ancora, dopo quasi tre anni, mi vergogno di momenti in cui è l'abitudine e non il mio senso etico e la mia conoscenza a procurarmi un riflesso condizionato.

Questo per dirvi che se vi dovesse capitare qualcosa di simile, beh, non siete i soli, a me è successo. Ma credo nella ragione, nella consapevolezza, nella conoscenza delle cose, e non mi interessa agire per routine, solo perché queste sono le nostre abitudini. Non vorrei davvero più permettere che il mio destino sia in mani irresponsabili, come quelle delle grandi industrie alimentari, ad esempio, ed essere consumatrice pedissequa di tutto ciò che viene proposto/imposto dai media o dalla tradizione (sul concetto di "tradizione" poi ci sarebbe assai da discutere). Io non ci sto. Voi?


www.infolatte.it
www.notmilk.com
www.milksucks.com
www.peta.org



Fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza
(Dante, Inferno, XXVI)


mercoledì 14 luglio 2010

Tornando a casa


Tornando a casa, dopo le vacanze, si è sempre un po' smarriti. Lì dove stavo, sulle montagne abruzzesi, nel parco del Gran Sasso, eravamo immersi nella natura più selvaggia. La sera era tutto un brulicare tra i cespugli e gli alberi di cinghialotti, puzzole, volpi e naturalmente lucciole. Di giorno è capitato di essere visitati da una volpe che stava per entrare in casa, appena il tempo di distrarre i miei tre cagnoloni e farla scappare, altrimenti sarebbe successo un putiferio.

Al tramonto abbiamo visto caprioli che correvano sulle montagna dietro casa e nel terreno circostante abbiamo avvistato una bella vipera, della specie protetta nel parco (ma non ricordo il nome...), che sonnecchiava in un fosso assolato. E poi ho anche incontrato una bella bisciona lunga un metro circa che prendeva il sole impunemente in mezzo ad un sentiero lì vicino.
E poi il fiume Fino, un ruscello meraviglioso, tutto cascatelle e pozze come piscine (se non fosse stato per gli 8 gradi di temperatura dell'acqua!), che si poteva seguire fino alla sorgente.
Che dire? Posti meravigliosi. Fortunato chi mi legge e vive da quelle parti.

Poi, si torna a casa e nonostante viva in un posto di campagna, con un boschetto intorno e tutto, beh, non è la stessa cosa. I miei cani si erano abituati a stare 24 ore su 24 insieme a noi, ad essere coccolati continuamente, una vacanza anche per loro. Per non parlare degli stimoli continui a cui erano sottoposti, ahimè per noi, che dovevamo continuamente richiamarli all'ordine per non far sì che nuocessero a qualche animale selvatico.

Greta, la mia cana corsa, si è sentita particolarmente attratta dalle mucche al pascolo. Dalla mattina alla sera il suo pensiero era quello di svicolare dalla nostra vigilanza per passare il confine con il pascolo e andare a brucare con le mucche e i vitellini di pochi giorni, grandi quasi quanto lei. Sembrava non desiderasse altro, si trovava bene con loro.


In terra di Abruzzo purtroppo mangiar animali e latticini è la regola. Noi eravamo attrezzati per la sopravvivenza e vi assicuro che gli spiedini di melanzane, zucchine, pomodorini, tofu piccante cotti al barbecue conditi con un pinzimonio di olio, sale e maggiorana e la parmigiana di melanzane erano molto più che mera sopravvivenza.

Intanto, ben ritrovati, cari amici, ci vediamo nei prossimi giorni, qui.