venerdì 13 novembre 2009

Status Symbol per mentecatti

Ogni tanto qualche notizia che rincuora, si fa per dire. Ad esempio questa, annunciata dal quotidiano La Repubblica qualche giorno fa:


Come di consueto ve lo riporto per intero (e i grassetti sono miei):

BORSE, scarpe, stivali, cinture: mai più di coccodrillo. Al massimo resisterà il cinturino dell'orologio. Non è una vittoria degli animalisti ma il risultato della crisi. Il mercato del lusso boccheggia (non dappertutto però) e a risentirne sono gli oggetti in alligatore, status symbol per eccellenza. E anche un vero schiaffo alla miseria, a sbirciare il cartellino del prezzo, nella gara a esibire potere e denaro.
Sono sull'orlo della bancarotta gli allevatori della Louisiana, nelle cui paludi vengono allevati l'80% degli alligatori americani che poi finiscono sul mercato, considerati una delle qualità più pregiate del mondo. Per gli allevatori di questo Stato è il disastro, la peggiore stagione nell'ultimo quarto di secolo, in pratica la bancarotta: in un solo anno il numero delle pelli vendute è crollato, scendendo drasticamente da 35 mila a 7.500. La richiesta si è ridotta fino quasi a scomparire.

Si calcola che ogni alligatore costi agli allevatori 100 dollari dalla schiusa dell'uovo fino al momento in cui l'animale adulto viene abbattuto. E quest'anno le uova "allevate" sono state soltanto 30 mila contro le 530 mila dell'anno passato. Solo negli Stati Uniti il giro d'affari si aggirava attorno ai 70 milioni di dollari annui, una cifra che viene ora massicciamente ridimensionata.

Già gli allevamenti erano stati messi in ginocchio dai terribili tifoni che avevano spazzato la regione, e dalle enormi quantità di acqua salata che avevano messo a rischio l'habitat dei coccodrilli. Negli ultimi mesi, la mazzata che potrebbe essere definitiva, cioè il crollo della domanda dovuto alla recessione globale. Ma attenzione: c'è ricco e ricco. Da Parigi arriva una notizia solo apparentemente in controtendenza, a conferma che, se la fascia di consumi alta e medio alta è in crisi, quella del super lusso non conosce flessioni.

Hermès - lo ha annunciato l'amministratore delegato del gruppo Patrick Thomas al Reuters Global Luxury Summit - ha creato in Australia un proprio centro di riproduzione di alligatori in modo da poter stare dietro alla richiesta di borse per le quali ci sono spesso liste d'attesa lunghe mesi, se non addirittura un anno. Borse che, fatte a mano in edizioni particolari, possono arrivare a costare anche 35 mila euro l'una. "Ci vogliono dai tre ai quattro animali per fare una delle nostre borse, ma il mondo non pullula di coccodrilli, tranne nei listini di Borsa", ha ironizzato l'amministratore delegato.

Attualmente Hermès produce 3000 borse di coccodrillo all'anno. Nonostante la recessione, il gruppo ha dovuto aggiungere un centinaio di nuovi artigiani ai duemila tecnici che già lavorano nelle sue aziende. A Parigi, nel secondo trimestre del 2009, il celebre marchio ha registrato un balzo del 12% in più nelle sue vendite complessive, e in Giappone addirittura del 25%, come sottolinea Antonio Caprarica nel suo libro appena uscito I Granduchi di $oldonia. Eccessi e follie dei miliardari globali che se la ridono della crisi, nel capitolo opportunamente intitolato Basta una Kelly per sollevare il mondo.

Non soltanto una Kelly. Lo scorso luglio, durante le sfilate d'alta moda a Parigi, il marchio di superlusso Roger Vivier, di proprietà del gruppo Tod's, ha presentato una nuova borsa a tracolla intitolata e dedicata a Madame Sarkozy battezzata "Carlalala", in purissimo coccodrillo naturale. Sono in coccodrillo gommato le nuove Bamboo-bag di Gucci, rivisitate dalla direttrice creativa Frida Giannini, che nell'ultima sfilata, lo scorso settembre a Milano, ha disseminato di dettagli in coccodrillo e fibra di carbonio anche la collezione Gucci di abiti. Tocchi sottilissimi di alligatore, misto camoscio, anche nella sfilata di abiti pret-à-porter Fendi disegnati da Karl Lagerfeld.


Intanto. la notizia non è nuova, avevamo parlato di Hermes anche qui diversi mesi fa. Poi, che pensare delle donnette per le quali pellicce e accessori in coccodrillo sono degli status symbol? già sento le risposte di alcuni dei miei lettori, irripetibili. E questi di Hermes? E Carla Bruni che ha annunciato che lei non indosserà pellicce e poi si fa dedicare una borsa in "purissimo coccodrillo naturale"? E il mondo della moda? Così futile, così superficiale, così vacuo, così idiota? Così pieno di imbecilli vanesi e pronti a tutto per denaro? E i miliardari che se la ridono della crisi e della sofferenza di altri esseri viventi (tra cui gli umani, non si diventa miliardari senza rubare, evadere le tasse, sfruttare i propri dipendenti, etc.etc.)?
Tenete a mente tutti questi nomi di stilisti e marchi, isterici produttori di oggetti di lusso per isteriche signorette e omuncoli privi di ogni benché minima consapevolezza circa il pianeta su cui si trovano casualmente a vivere.

1 commento:

Noel ha detto...

Quando passo in via Roma a Torino davanti a hermes mi viene voglia di entrare e fare una strage....umana