mercoledì 17 settembre 2008

Ma sì, lasciamoli morire...

Vi riporto così com'è, senza commenti, questo articolo pubblicato oggi 17 settembre...


Un animale rischia la vita? Salvarlo non è necessario
Di Oscar Grazioli*

Confesso di avere un sogno nascosto. Uscire a cena con un giudice (meglio una giudice) della Corte di Cassazione per cercare di carotarne la testa. Mi spiego: a volte escono delle sentenze, da parte dell'organo definitivo di giudizio, che lasciano esterrefatti e mi piacerebbe tantissimo entrare nel meccanismo mentale che le genera.

Pochi giorni fa è stato condannato un signore che ha rotto la porta di una legnaia (mica della villa a Porto Cervo) appartenente al vicino di casa, perché dentro c'erano i suoi due gatti in pericolo di vita. La Cassazione ha ritenuto che lo stato di necessità si può applicare solo alle persone e non gli animali e ha condannato a una sanzione salata chi aveva rotto quella vecchia porta.

Ora è uscita un'altra perla. Anni fa una veterinaria di Livorno sta procedendo in auto verso il suo ambulatorio, quando vede un cane ai bordi della strada. Si ferma, scende dall'auto e riconosce immediatamente i segni di un grave trauma da probabile investimento. Il cane respira male e l'anemia delle mucose indica una perdita di sangue, quasi certamente in addome.

Spesso, nei traumi da investimento, si rompono vasi della milza o del fegato che danno luogo a sanguinamenti interni pericolosi per la vita. L'ambulatorio dista ormai pochi chilometri e la collega carica il cane sull'auto e spinge sull'acceleratore, mentre telefona a un paio di colleghi allertandoli per un possibile intervento d'emergenza.

Naturalmente supera il limite di velocità, anche se si mantiene comunque su un'andatura del tutto prudenziale e non certo da Formula 1. Ovviamente l'autovelox non distingue se chi pigia l'acceleratore sta andando a fare un intervento salvavita o sta andando a comprare il salame perché ormai il negozio chiude.

Scatta la multa e la dottoressa si appella al Giudice di pace di Cecina, il quale, nel dicembre 2004, decide di applicare alla veterinaria l'esimente per avere agito in stato di necessità, avendo violato il codice della strada per salvare un "essere vivente".

Contro il giudizio del Giudice ricorre solerte il ministero dell'Interno e la faccenda, alla fine approda in Cassazione, dove i magistrati decidono che la multa inflitta alla veterinaria è del tutto lecita, in quanto non si trattava di un bambino o comunque di una persona, ma di un cane. La seconda sezione civile, con sentenza 22365, ricorda che "lo stato di necessità è riferito esclusivamente al danno grave "alla persona" e dunque agli esseri umani, non a qualunque essere vivente, compresi gli animali, come erroneamente ritenuto dal Giudice di pace". Amen.
Che voglia di uscire a cena con uno di quei giudici e fare due chiacchiere.


*Oscar Grazioli è un veterinario che da oltre 20 anni si occupa di anestesia, terapia intensiva e medicina interna dei nostri amici a quattro zampe. Giornalista pubblicista e scrittore, è autore di centinaia di articoli e di diversi libri sul rapporto uomo animale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

e questo è il nostro paese, evviva!!! 0_o