venerdì 30 ottobre 2009

Il ranch di Elvis

Un ranch appartenuto una volta a Elvis Presley è ora in vendita e la PETA è interessata a prenderlo in affitto.

La proprietà è molto vasta e si trova a Horn Lake (Mississippi). Fu acquistata da Presley nel 1967 in occasione della luna di miele con la moglie Priscilla Presley (lui era fatto così, voi magari andate solo a Venezia in gondola per il vostro viaggio di nozze, lui invece comprava ranch). Al momento, il ranch ospita un allevamento di bovini destinati al mattatoio, mentre PETA desidera trasformare quel luogo in un centro educativo dedicato alla non violenza che promuova il veganesimo.

“I bambini devono sapere che gli animali che sono diventati poi le loro scarpe e i loro hamburger sono esseri pensanti, che provano emozioni e che hanno il terrore della morte e non vorrebbero mai affrontare i tormenti degli allevamenti intensivi e del mattatoio” ha dichiarato la vice presidente esecutiva di PETA Tracy Reiman.

Purtroppo, gli attuali proprietari non sono interessati ad affittare la magione, bensì a vendere e sarebbero anche contenti che sia un'organizzazione per la difesa dei diritti degli animali ad acquistare. Ma il prezzo corrente si aggira intorno ai 6 milioni e mezzo di dollari (circa 4, 4 milioni di euro), troppo per la PETA.

Staremo a vedere come va a finire. Sarebbe bello che un posto così in vista nell'opinione pubblica diventasse un posto dove si impara a rispettare gli animali piuttosto che a mangiarli.

mercoledì 28 ottobre 2009

Il diavolo, probabilmente

Ieri sera ho visto un film del 1977 che si intitola "Il diavolo probabilmente", regia di Robert Bresson. Non so come sia potuto sfuggirmi negli anni un film di questo regista, ho bazzicato cineclub da quando ho l'età della ragione, eppure...
Perchè ve ne parlo qui? Perchè l'ho trovato attuale, perchè mi ha fatto pensare, perchè il protagonista potrebbe essere un po' come noi. E' molto giovane e chi ha la sua età vi si potrà rispecchiare ancor di più. Chi, come me, è più adulto forse si ricorderà di com'era e realizzerà che forse non è poi cambiato così tanto. Da notare che il regista aveva 70 anni quando ha girato questo film. Mi veniva da piangere a pensare ai film giovanilisti dei vari Moccia & co. Giuro, da piangere, e davvero per il genere umano perduto.
Solo il finale non ci appartiene, perché preferiamo lottare.

La storia, in breve, è quella di un gruppo di giovani, verosimilmente 18-20enni, contestatori e ribelli, ambientata in una splendida Parigi degli anni '70. Il protagonista è Charles, uno studente anticonformista, pacifista e soprattutto ecologista. Mentre gli altri si riuniscono per discutere di politica, Charles concepisce tutto ciò come inutile perché il male del mondo è inestirpabile e gli uomini viaggiano su una macchina impazzita che porterà il nostro pianeta alla sua totale distruzione (chi di noi talvolta non ha avuto di questi pensieri?). Una sera compra una pistola e chiede a un amico tossicodipendente di ucciderlo nel cimitero "Père Lachaise".

Sullo schermo scorrono le immagini dei disastri ecologici dell'epoca, petroliere che inquinano i mari, pesticidi che appestano l'aria e la terra, cuccioli di foca uccisi a bastonate. Il protagonista non può sopportare oltre. Una sorta di nichilismo, di profonda disperazione, di assenza di speranza e di fiducia nel genere umano si impossessa di lui. A nulla valgono i suoi due amori, i suoi amici, che cercano di proteggerlo conoscendone l'animo e sospettando le sue tendenze al suicidio.
Bellissima la scena di Charles dallo psicanalista che sfiora il grottesco, indimenticabile quella all'interno dell'autobus, con gli avventori che partecipano ad una surreale conversazione a più voci sulle cause del Male (il diavolo, probabilmente?).
Non voglio rovinarvi la visione raccontandovi altro, ma ve lo consiglio. Lo trovate nelle librerie ben fornite oppure nei negozi on line.





lunedì 26 ottobre 2009

Ancora sulla soia

La questione è molto dibattuta. Ogni tanto, qua e là, leggiamo di allarmanti notizie a proposito della soia. Così come apprendiamo altrettanto periodicamente dei benefici a conseguenza di un'alimentazione in cui la soia appare in maniera costante.

L'imputazione più frequente è la seguente: i fitoestrogeni della soia curano o provocano il cancro al seno?Il numero del 29 settembre 2009 della rivista medica Cancer Prevention Research contiene al suo interno il report dullo studio di Marc Goodman sul rischio di cancro al seno dopo aver valutato i dati su 36.458 donne in post-menopausa delle più diverse etnie. In particolare, valutando i livelli di fitoestrogeni della soia nelle urine di donne a cui era stato diagnosticato il cancro al seno e comparandoli con quelli di un gruppo di donne senza alcuna traccia del terribile male.
Ecco le conclusioni dei ricercatori:

"I nostri risultati forniscono un supporto all'ipotesi che una dieta ricca in isoflavoni derivati dalla soia riduca il rischio di cancro al seno in post-menopausa"

Uff, meno male. A me lo yogurt, il budino, il burro e qualche altra cosuccia a base di soia non dispiacciono per niente, anzi. Il burro in particolare, di cui una confezione mi dura mesi, diciamo finchè non scade, l'ho fatto assaggiare a onnivori impenitenti dicendo loro che era il "burro del pastore", fatto come una volta... Beh, ci hanno creduto.
Ora che ci penso, una bella fetta di pane con burro di soia e marmellata di more me la vado subito a preparare...

domenica 25 ottobre 2009

venerdì 23 ottobre 2009

Max Gerson, il nemico della medicina

Mi è capitato sotto gi occhi questo documentario a dir poco scioccante. Niente paura, non ci sono immagini forti, insostenibili, anzi, piuttosto è vero il contrario, ci sono invece persone tornate a vivere dopo dolorose esperienze di malattie. I miei amici di FB già lo conoscono, ma lo voglio postare anche qui, per non perderlo nel marasma delle notizie on line.






vedi anche: parte seconda

mercoledì 21 ottobre 2009

Carl Lewis

Carl Lewis spiega come abbia ottenuto le sue migliori performance atletiche dopo aver eliminato i cibi di origine animale dalla sua alimentazione.




lunedì 19 ottobre 2009

City blues

Da circa 4 anni vivo in campagna. Non potrei mai tornare indietro, la vita d'appartamento non fa più per me, eppure tutta la mia vita l'ho vissuta in un condominio, anzi, in diversi condomìni. Quello che mi stupisce è proprio l'insofferenza che nutro ora per il caos cittadino, per gli alveari abitativi sia in centro città che nelle periferie, per i maleodoranti sbuffi dei tubi di scappamento concentrati negli ingorghi, e compagnia bella. Tutti fattori che lasciano pressochè indifferenti amici che continuano a viverci dentro e mi guardano "strano".

Probabilmente la sindrome è incomprensibile se non si è sperimentata personalmente la differenza. Infatti, pare che a molti - comprese persone almeno apparentemente sensibili alla vita natural style - risulti insopportabile l'idea di non avere i negozi sotto casa, di dimenticare il pane o il latte o le sigarette e non poter scendere a comprarli al volo.
Il fatto è che:
  1. non bevo latte (e i latti vegetali che utilizzo io sono a lunga conservazione, senza contare il fatto che non avendo mai bevuto latte a colazione, neanche in tempi non sospetti, la questione mi lascia totalmente indifferente)
  2. il pane che compro io è quello casareccio, dura parecchi giorni, se adeguatamente conservato, come si fa nelle case di campagna, e rimane buonissimo. In caso, si mangia altro o si fa una focaccia veloce nel forno di casa
  3. non fumo
topo di campagna e topo di città

Quanto ai negozi in genere, diciamo che preferisco andarmeli a cercare alla bisogna (non passo la mia vita a comprare) e sono più preoccupata ad avere alberi sotto e intorno casa piuttosto che tabaccherie e coiffeur.
Naturalmente i gusti son gusti, ma questo in breve per spiegare il mio novello amore per la vita in una casa che non ha abitanti al piano di sopra, di sotto, accanto; dove non sento sciacquoni dei suddetti coinquilini; dove i miei cani e i miei gatti sono felici di stare dentro e fuori casa - a loro scelta - e fare i loro bisogni senza troppe complicazioni; dove non ci sono locali e/o negozi nell'arco di alcuni kilometri (sempre troppo pochi, a 10 minuti di macchina ci sono).

Purtroppo sono costretta a recarmi in città ogni giorno per motivi di lavoro e questo mi pesa sempre di più, il gap tra le due dimensioni si fa sempre più insopportabile. Ma per il momento non ho altra scelta e temo che sarà così per un bel po'. Mi accontento di sapere che non ho bisogno di w.e. negli agriturismi perchè è come se ci vivessi ogni giorno. Accendere il camino la sera e sentire gli animali notturni dalla camera da letto, dormire sull'amaca nei pomeriggi d'estate, raccogliere l'uva fragola e mangiarla in loco è già una grande consolazione.

Poi adesso vengo a scoprire che non è solo un'impressione la mia, quella di sentirmi tutto sommato un po' più felice a vivere qui, ma che è anche risultato di ricerche scientifiche.
Vivere in un'area verde riduce di un terzo le probabilità di soffrire di depressione, grazie alla qualità dell'aria, alla possibilità di rilassarsi e all'esercizio fisico che naturalmente viene stimolato (provate voi a spaccare legna per il camino!!).
Chi lo dice? I ricercatori del VU University Medical Centre di Amsterdam, Olanda:
"Chi vive in zone con meno del 10% di aree verdi nel raggio di un chilometro dalla propria abitazione ha tre volte più probabilità di soffrire di depressione rispetto ha chi ha un vicinato costituito dal 90% di aree verdi" dice Jolanda Maas, prima ricercatrice dello studio pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health .

Le aree verdi vicino casa - sempre secondo la ricerca - riducono significativamente anche l'incidenza di malattie cardiache, disturbi muscolo-scheletrici, problemi respiratori, neurologici e digestivi.

Beh, che dire? Fuori città le case costano meno e si campa più a lungo e meglio. E aggiungo io, si mangia anche meglio. Le mie amiche cittadine comprano frutta e verdura bio nelle boutique di città a prezzi esosi, noi la compriamo vicino casa, direttamente dai coltivatori, e guarda caso in particolare da una famiglia di vegetariani che coltiva secondo i principi della biodinamica, concimando i terreni coltivati con il letame prodotto da Regina (storica vegan del mese), a prezzi onestissimi.
A me piace così.

venerdì 16 ottobre 2009

Altra bella notizia (ma non vi ci abituate)

Se vi ha piacevolmente stupito la notizia sull proposta di legge di cui si è parlato nel post precedente, allora preparatevi a leggere qualcosa di altrettanto eclatante. Tenetevi forte. Vi riporto la news così come l'ho trovata su www.societavegetariana.org:

Il pediatra dott. Leonardo Pinelli, direttore UOC Diabetologia, Nutrizione, Obesità in età pediatrica (Centro Regionale Specializzato per la Diabetologia Pediatrica; Università e Ulss 20 – Verona), in collaborazione con l'UOC diabetologia pediatrica e nutrizione dell'ospedale di Borgo Roma (Verona), ha aperto un ambulatorio pubblico di nutrizione vegetariana per neonati, bambini e le loro famiglie.
Il numero del centro è 045/8124722. Non servono impegnative. La prima visita con il medico costa 19 euro, quella con la dietista sempre 19 euro. Solitamente è previsto anche un prelievo del sangue (vit. b12, ferritina, ecc.) il cui costo è quello di un normale ticket per esami del sangue.

In questa prima intervista il dott. Leonardo Pinelli, pediatra ed endocrinologo vegan, spiega in che misura l'alimentazione vegetariana e vegana si addicono perfettamente alle fasi della vita, compresi la gravidanza, la prima e seconda infanzia. Descrive inoltre il panorama italiano dei pediatri vegetariani e dà indicazioni per trovarli. In ultimo esprime la sua opinione sul rapporto alimentazione-psichiatria.

In questa seconda intervista sempre il dott. Leonardo Pinelli esprime la sua opinione su un documentario inglese dove si evidenzia la diminuzione dell'aggressività nelle persone che passano da un'alimentazione onnivora verso una vegetariana. Viene inoltre spiegato come si può istruire giovani ed anziani al fine di renderli autonomi nel seguire questo nuovo stile di vita.

I fortunati che abitano a Verona e dintorni sono avvertiti. La nostra invidia è senza limiti. Vogliamo il dott. Pinelli, qui, vicino a casa nostra.

giovedì 15 ottobre 2009

Bella notizia

Notizia di oggi, molti di voi ne saranno già al corrente. Se così non fosse, stupitevi pure con tutto l'agio consentito. Si tratta della proposta bipartisan alla Camera: alternativa alla carne obbligatoria per legge in ristoranti e bar (e mense). No, non state sognando.

Tra l'altro proprio in questo momento i nostri tanto amati deputati (!?) sono in fase digestiva dopo il lauto pasto dimostrativo preparato presso il ristorante di Montecitorio dallo chef Pietro Leemann del ristorante Joia di Milano. Il menu ha compreso per antipasto carpaccio d'anguria e crostini di melanzane, per primo lasagna al pesto e riso arrostito con zucca e porcini, mentre per secondo una valdostana di seitan con zucchine e maionese di mandorle. Per dessert una bavarese di mele e lamponi, con biscotto di carruba.

La proposta di legge per la tutela delle scelte alimentari vegetariana e vegana è stata presentata dalla Lav (Lega antivivisezione) nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. I primi firmatari sono stati Andrea Sarubbi (Pd) e Gabriella Giammanco (Pdl).
Gianluca Felicetti, presidente della Lav, spiega in cosa consiste questa proposta, ovvero: «garantire il diritto alla scelta vegetariana in tutti i luoghi pubblici, convenzionati e privati significa non relegare chi non ama la carne a dover scegliere sempre il solito contorno».





Parole sante! Basta con verdure grigliate e insipide insalate (che non sono certo fatte come piace a noi e come ce le facciamo a casa, piene di cose buone)! Basta col chiedere che diavolo ci hanno messo nel risotto o nella zuppa di ceci (sempre il dado di carne c'è, sempre)!

La legge prevede che siano «sempre offerte e pubblicizzate almeno un'opzione vegetariana e una vegana in alternativa alle pietanze contenenti prodotti o ingredienti animali previste nel menu convenzionale».

Ma non è finita. La proposta prevede anche l'introduzione dell'insegnamento di nozioni di nutrizione e gastronomia vegetariana e vegana nei programmi didattici degli istituti alberghieri e gli studenti di queste scuole che per motivi etici o religiosi «si oppongono alla violenza su tutti gli esseri viventi», potranno dichiarare la propria obiezione di coscienza a seguire le lezioni didattiche pratiche riguardanti alimenti animali.

Il ministero della Salute e quello delle politiche agricole dovranno poi proporre almeno una volta all'anno campagne informative sui benefici della alimentazione vegetariana e vegana. La mancata applicazione di queste disposizioni comporterebbe sanzioni amministrative pecuniarie da 3 a 18 mila euro e la sospensione della licenza di esercizio per trenta giorni lavorativi.

La responsabile settore Vegetarismo della LAV, Paola Segurini ha dichiarato:

“L’alimentazione vegetariana è una scelta etica e salutare che incontra il favore di un numero sempre più ampio di persone: in Italia si stima che circa il 5-6% della popolazione prediliga lo stile alimentare vegetariano, a giudicare anche dalla crescente offerta di prodotti veg (alimenti a base di seitan, tofu, farro o soia, ecc.) anche nella grande distribuzione Garantire la scelta vegetariana significa svolgere un’efficace attività di prevenzione di numerose gravi patologie, da quelle cardiovascolari a numerosi tipi di cancro, con significativi benefici per la popolazione, ma anche in termini di spesa sanitaria pubblica; inoltre è indispensabile per andare incontro alle esigenze di una società sempre più variegata e in un Paese a forte attrazione turistica come l’Italia”.

E Gianluca Felicetti, presidente della LAV, ribadisce:

“I tempi sono maturi perché questo diritto sia garantito per legge ad ogni cittadino, senza alcuna discriminazione; basti pensare che proprio il Comune di Roma è stato pioniere in questo campo: da circa dieci anni la scelta vegetariana è garantita nelle mense delle scuole dell’obbligo della Capitale. Assicurare la scelta vegetariana significa anche valorizzare molta parte della tradizione gastronomica italiana, da sempre ricca di sani e gustosi piatti vegetariani ad esempio a base di legumi, soddisfare una domanda crescente e sostenere un settore economico di straordinaria importanza. Significa bandire dalle nostre tavole molta violenza verso miliardi di animali e avere un’attenzione concreta verso l’ambiente”.

Purtroppo le lobbies di allevatori, macellai & co. sono molto potenti, più di quelle dei produttori di tofu. Vediamo come va a finire. La vedo dura.

SONDAGGIO: Siete d'accordo con la proposta di legge?

martedì 13 ottobre 2009

Raw Miracle

Quando ho visto le foto non potevo crederci. Un ragazzone decisamente oversize e poi un gran figo, due foto vicine e nessun legame tra loro. Invece no. Sono la stessa persona, soltanto... dimezzata quanto a peso.
Il ragazzo in questione si chiama Philip McCluskey e sulla sua avventura "alimentare" ha scritto anche un libro che sta per essere pubblicato: Raw Food Fast Food.




Secondo me, poi, Philip dà dei consigli davvero preziosi. Niente di nuovo per chi è già attento a questo genere di cose, ma sono assolutamente non scontati per la maggior parte delle persone. Ve ne riporto alcuni (traduzione e adattamento di me medesima):

  • Prendete in considerazione il cibo integrale e non industriale, non trasformato. Quando pagate per il packaging, ai grassi per la produzione, al trasporto...state pagando per qualcosa di più di quello che con cui state riempiendo il vostro stomaco. Esito perfino a chiamarlo cibo, quello, perchè la maggior parte dei prodotti in vendita in un normale supermercato sono piuttosto dei conglomerati di sostanze chimiche come coloranti, conservanti, addittivi, etc.etc.

  • Scegliete prodotti che non abbiano più di cinque (meglio ancora meno) ingredienti scritti sull'etichetta, cibo che un bambino di cinque anni riconoscerebbe come cibo, frutta e verdura "come colti". Questo è il cibo che deve costituire la vostra alimentazione quotidiana e che vi farà anche risparmiare denaro, rispetto a tutti quei prodotti inutili e anzi dannosi.

  • Prendete in considerazione soprattutto il cibo di provenienza locale. Così non dovrete pagare per il trasporto e la conservazione e allo stesso tempo contribuirete all'economia locale.

  • Utilizzate degli alimenti particolari con ingredienti più comuni. Ad esempio, anacardi, polvere di cacao, alghe, etc. sono cibi particolarmente salutari e anche se alcuni di questi possono sembrare cari, in realtà durano a lungo perchè non se ne deve fare un uso smodato e vanno utilizzati con altri cibi molto più comuni.

  • [..] Smettete di mangiare prima di essere completamente sazi, prendetevi il tempo necessario per mangiare con calma e cercate di comprendere se avete veramente appetito o se state saziando invece le vostre emozioni o le vostre abitudini. Se dopo il vostro pasto vi sentite così pieni da non potervi muovere con agilità, se non potete...ballare! vuol dire che avete decisamente mangiato troppo. Ma questo ha a che fare con l'amore e il rispetto che dobbiamo avere per il nostro corpo, piuttosto che il disprezzo se non l'odio nei suoi confronti. Con questo rispetto si deve nutrire il proprio corpo, non mangiando troppo e male.

Philip McCluskey gestisce anche una community online che si chiama Lovingraw.com.

Di crudismo abbiamo parlato anche qui, così come potete leggere qualcosa di più sull'obesità tra i neri americani qui.

Ultime news a proposito dell'obesità qui.


fonte: http://girliegirlarmy.com/

lunedì 12 ottobre 2009

What's on My Food?

Il sito statunitense What's on My Food parla di pesticidi. Pesticidi che mangiamo tutti i giorni sul nostro cibo, che rimangono anche dopo che lo abbiamo lavato, che rimangono nel nostro corpo per anni e anni, per non parlare dell'ambiente in cui si diffondono. I dati sono riferiti alla realtà statunitense, alcuni pesticidi da loro ammessi in Europa sono vietati, ma i risultati sono ugualmente agghiaccianti.

Ecco come funziona What's on My Food.
Cliccate una voce nella colonna di destra Find Out: What's on your food?
Si tratta di prodotti alimentari vegetali e non: dalla frutta alla carne di vario tipo agli ortaggi e così via.
Provate a scegliere un alimento e ne vedrete delle belle.
I testa per ogni prodotto esaminato sono stati condotti nel corso di diversi anni, anche se il sito mostra i dati dell'anno di test più recente (ad esempio per le banane i dati sono riferiti al 2007).
Ancora, i dati sui residui di pesticidi sugli alimenti esaminati provengono dall'USDA, il Dipartimento dell'Agricoltura statunitense, in particolare dal Pesticide Data Program (PDP).
Una fonte ufficiale, dunque, con tutto quello che questo comporta, nel bene e nel male. Che siano dati addirittura in difetto, per non creare panico nella popolazione? Chissà.Il fatto è che l'esposizione massiccia ai pesticidi può provocare danni ai bambini già dalla nascita , per assorbimento dalla madre, e può sviluppare una propensione a malattie come il cancro al cervello in soggetti ancora giovani e al morbo di Parkinson in età avanzata. Così come possono essere fatali per altri tipi di cancro, disordini neurologici, problemi all'apparato riproduttivo e ormonale. Mangiare bio quanto più possibile riduce la quantità di pesticidi ingerita e le conseguenti malattie, oltre a contribuire ad un ecosistema più consono da lasciare alle generazioni future.

A quando un sito così nel nostro Paese?

giovedì 8 ottobre 2009

Il Replicatore

Me l'ha ricordato ieri mattina Piergiorgio, amico di penna, o meglio, di tastiera. Il Cocoon Cooker ha un illustre predecessore: il replicatore.

Vi riporto da Wikipedia:
Il replicatore (nome completo: replicatore di materia a matrice molecolare) è una tecnologia immaginaria dell'universo fantascientifico di Star Trek, capace di ricreare qualsiasi varietà di cibo o di oggetto inanimato, partendo dall'energia pura o da una materia inerte.
Come fanno a viaggiare per anni interi e a procurarsi del cibo nel corso delle loro spedizioni quelli di Star Trek? Tutto merito del replicatore, che consente di "ricreare qualsiasi varietà di cibo o di oggetto inanimato con il solo limite del software e della complessità dell'oggetto richiesto".

E ancora prosegue:

Il replicatore di materia a matrice molecolare rappresenta essenzialmente un'evoluzione della tecnologia del teletrasporto. Le differenze con il teletrasporto consistono nel fatto che, mentre quest'ultimo si limita a trasferire oggetti e persone da un punto all'altro, il replicatore consente di modellare la materia a livello molecolare e di ricreare qualunque tipo di oggetto o cibo, a partire da materia grezza di base, inerte e facilmente immagazzinabile. La matrice spaziale dell'oggetto deve per forza essere già presente nel database del replicatore, altrimenti bisogna fornire un esempio al sistema.

Mirabile invenzione. A quando nei nostri sgabuzzini? A quando nei nostri tinelli?
Un macchinario creato per provvedere ad una alimentazione completa per quelli che viaggiano nella Federazione Stellare potrebbe funzionare anche per noi? E il gusto di questi cibi? Certo non sarebbe lo stesso. Però meno impatto ambientale. O no?

Piergiorgio mi ha anche segnalato un episodio di Star Trek in cui Data (l'uomo-robot) gioca con il gatto Spot e lo nutre. E da dove prende il cibo da mettere nella ciotola?


domenica 4 ottobre 2009

Honest Scrap

La mia amica MissVanilla mi ha incastrato. Mi ha lanciato la palla e tocca raccoglierla. Sebbene non detto, non vorrei che evitare di farlo possa portare 7 anni di guai, qualche piccolo inconveniente come perdere il portafoglio subito dopo prelievo bancomat, vedersi apparire dermatiti in pieno volto, inciampare nel proprio gatto e sbattere il naso sullo stipite della porta, etc.etc.etc.

Di cosa si tratta? Di un...Honest Scrap, ovvero 10 cose di me che non sapete e di cui sicuramente non vi fregherà di sapere, e questo è il bello, l'inutilità del tutto. Così, tanto per conoscerci meglio. E prendo spunto dall'Honest Scrap di Vanilla, con variazioni sul tema, o altrimenti non saprei da dove cominciare.

1. Amo la maggior parte delle verdure. Ma ci sono un paio di cosucce che proprio eviterei, ad esempio le fave (secche o fresche che siano) e i finocchi cotti (al forno o in qualunque altro modo). Da sempre ho nutrito una idiosincrasia feroce nei confronti di questi due apparentemente innocui alimenti (oddio, le fave possono essere letali, che sia per questo?). Mai cambiato parere.

2. Non amo molto cucinare, lo riserverei ai giorni di festa o a serate particolari, la quotidianità davanti ai fornelli mi scoccia parecchio. Ma voglio cambiare, mi adopero molto in questo senso. Ci provo.

3. Da piccola a causa del mio nome ho avuto problemi con le suore. In quinta elementare, in particolare. Si ostinavano a non credere che avessi un nome che non riferisse a nessun santo in paradiso, e dunque a nessun onomastico. Non era pensabile un'evenienza del genere, per cui "Ariella" secondo loro andava modificato in Mariella, che deriva da Maria, e pertanto sarebbe andato bene. Alle mie vive rimostranze al riguardo rispondevano piccate e stizzite. Fu una delle prime cause del mio allontanamento dalla Chiesa.

4. Ai tempi delle medie adoravo leggere le storie di Nancy Drew. Qualcuno qui se la ricorda? Qualcuno qui l'ha mai letta?

5. Quando viaggio (viaggiavo... e qui mi tocca ricalcare le tristi orme di Vanilla) il mio bagaglio è ridotto esclusivamente a quello a mano. Non per altro, ma credo di aver collezionato almeno 6-7 sparizioni di valigie/zaini nel corso degli anni in cui ero frequentatrice di aerei. Sono sempre stati ritrovati, ma a volte dopo un paio di mesi. Una volta andai ad Atene, il mio zaino in Kenya. Un'altra andai in Senegal, i miei averi in Cina. E così via.

6. Se sono vegan per quanto riguarda la pappa, sono invece onnivora relativamente alla musica. Nasco come appassionata di musica classica e contemporanea, suonatrice di pianoforte, per non dire di quanto adori il jazz in quasi tutte le sue manifestazioni. E naturalmente il rock ormai classico fino a quello attuale, che poi ricalca il classico. Non disdegno la musica lounge, soprattutto se sto spolverando libri o sonnecchiando o bevendo uno spritz. In macchina, ascolto solo la radio e tutto quello che passa il convento: da tizianoferro a laurapausini, da tutti quei cantantini pop anglosassoni indistinguibili tra loro alle cristineaguillera. Spero che i caratteri minuscoli della frase precedente siano chiarificatori al riguardo. Mi diverte sapere cosa circola. Ci sono pochi casi in cui cambio canale. Ho problemi, in particolare, con Claudio Baglioni e Renato Zero. Lì, non ce la faccio e mi scuso con i loro estimatori.

7. Sempre a proposito di musica, ballo il tango. Che da qualche giorno è diventato "patrimonio dell'umanità". Per la proprietà transitiva, dunque anche io.

8. Non ho il pollice verde.

9. Le mie serate migliori, a parte quelle passate a ballare il tango, sono quelle trascorse sul divano di casa, di fronte a un buon film, con Greta, Indio e Astra (per un totale di un centinaio di chili di cane). L'importante è non alzarsi mai nel corso della serata, altrimenti lo straccio di spazio a propria disposizione viene invaso da uno degli altri occupanti. E' un equilibrio molto delicato. Talvolta si unisce Melissa, la gatta. Ahem... eccone qui nella foto una testimonianza. Non sono certo al mio meglio, ma sarete indulgenti, lo sento.

10. Considero con preoccupazione la passione per le collezioni di qualunque tipo, dai francobolli ai gufi, dalle schede telefoniche alle sorpresine degli ovettikinder. Nessuno mi toglie dalla testa che dietro a ciascun serio collezionista si celi un potenziale serial killer.

Mi si dice che devo passare questo giochetto ad altre persone. Purtroppo, ne sento già le imprecazioni, tra i nominati troviamo Raffaella, Claudio, Fulvio, Manuela. Poi ci penso e lo passo anche ad altri amici blogger.


venerdì 2 ottobre 2009

La settimana vegetariana internazionale


Dal 1° all' 8 ottobre in tutto il mondo si celebra la Settimana Vegetariana Internazionale. Un'occasione per promuovere i benefici di una alimentazione a base vegetale per gli animali, per l'ambiente, per la propria salute.
In tantissime città in tutti i continenti ci saranno feste, banchi informativi, celebrazioni di vario tipo e noi qui a Roma saremo sabato pomeriggio 3 ottobre a piazza Santa Maria in Trastevere, dalle 15 alle 19. Se qualcuno di voi ha voglia di fare due chiacchere con me e altri amici, ci troverete lì.

Fare la connessione tra ciò che consumiamo e gran parte dei problemi del pianeta può essere una delle più grandi scoperte della nostra vita, nessuno vuole essere malato o crescere i propri figli in un mondo inquinato e invivibile. Scoprire di poter fare qualcosa in prima persona, tutti i giorni, per non contribuire alla devastazione delle risorse naturali; uscire dal tunnel dell'ignoranza in cui ci hanno scaraventato pubblicità, interessi di lobbies economiche, mass-media in genere, può dare grandi soddisfazioni.

Per questo colgo l'occasione (è o no una "celebrazione"?) per ringraziare tutti i pionieri del movimento che hanno fatto da guida e da supporto a tutte quelle persone come me che avevano voglia di cambiare, in meglio, in questa direzione. E più in generale tutte quelle persone che si battono ogni giorno con il loro esempio per un mondo più compassionevole e uno stile di vita più sostenibile. Un'avanguardia di pensiero che ora fa sorridere in molti, come magari sarà successo ai tempi dei primi sostenitori dell'abolizione della schiavitù o del lavoro minorile o chissà quale altro fenomeno apparso consueto fino a quel momento. Le avanguardie hanno sempre suscitato derisione, reazione, disagio. E' forse un caso che in molti romanzi, racconti e film di fantascienza si narra che in futuro nessuno più mangerà gli animali e continueranno a farlo solo i popoli rimasti primitivi e rozzi?

E ancora, ringrazio anche tutti i lettori del blog, che forse, chissà, qualche volta traggono qua e là su queste pagine qualche spunto di riflessione su una causa profondamente importante.

Buona settimana veg a tutti!

giovedì 1 ottobre 2009

Vegan del mese: Alessandro

Ho saputo (voci di corridoio... ahem, telematico) che la rubrica del Vegan del mese è molto seguita, anche dai non vegan. Pare che vedere e leggere di persone "normali" - nel senso migliore del termine, non certo inteso come "banali" - susciti curiosità e interesse. Forse l'idea che ci si fa dei vegan nel mondo dei non vegan è quella di persone un po' eccentriche, che vivono ai margini della società, oppure di hippies irriducibili che dormono in caverne illuminate solo da candele e riscaldate dall'alito di un orso. Fatto sta che no, non siamo così.
O quantomeno non solo così, perchè magari ci sono vegan anche molto eccentrici o cavernicoli, come d'altronde ce ne sono tra gli onnivori. Insomma, siamo una categoria trasversale.
E da questo mese riprendiamo a presentarci e a raccontare le nostre storie.

Vegan del mese di ottobre è Alessandro, 31 anni, di Venaria, in provincia di Torino. Lavora nel settore auto (ma guarda, a Torino...), ama il cinema e in particolare i documentari Michael Moore style, così come il giornalismo d'inchiesta, da Report a tutti quei blog che fanno vera informazione e/o controinformazione. Segue con molto interesse Beppe Grillo, del quale non perde uno spettacolo (ha partecipato anche al V2-Day a Torino nell'aprile dell'anno scorso).

E' appassionato di musica, di rock’n’roll nello specifico, e nutre una "quasi adorazione" per la musica degli Oasis. Importante, nella sua vita, la presenza di Digo (lo vedete qui a fianco), uno yorkshire di 15 anni e 8 mesi.

Alessandro è vegetariano dal 1997 e vegan da circa 5 mesi. Sentiamo da lui stesso come è andata:

Come e perché diventai vegetariano? Grazie a Digo iniziò tutto. Dopo il suo arrivo nel ‘94 la mia sensibilità verso gli animali aumentò costantemente e dopo tre anni, complice un filmato prodotto da Paul e Linda McCartney che vidi in un programma di Red Ronnie, presi la decisione di diventare vegetariano. Tornai a casa da scuola e dissi che non avrei più mangiato animali, i miei genitori si abituarono in fretta, anche se all’inizio cercarono di “farmi ragionare”, sapendo che non avrei cambiato idea.

E poi, come mai sei passato a vegan?

Non avendo la minima informazione, avevo sempre pensato che fosse una cosa da ricchi, che ci volessero cibi apposta e diete particolari e che non lo sarei mai potuto diventare perché troppo difficile, quindi accantonai l’idea e non ci pensai più tanto.
E poi le scarpe? Era impossibile trovarle non di pelle...

Ed è arrivato il 2009. Nell’ultimo anno e mezzo il rispetto dell’ambiente e il risparmio energetico hanno letteralmente invaso i miei pensieri. Seguendo Grillo (che potrebbe fare di più, cominciando a diventare vegetariano), le sue battaglie sull’ambiente e scoprendo il problema imminente del picco del petrolio grazie ad ASPO
Italia, ho sentito che dovevo cambiare stile di vita. Perché? Perché non è più sostenibile, stiamo consumando il pianeta di più di quello che produce, molte risorse si stanno esaurendo e si sta andando verso un punto di non ritorno. E calzare carcasse animali morti mi faceva incazzare perché non aveva senso!

Nel frattempo ho scoperto ho scoperto il tuo blog grazie al tuo intervento a Scalo76, scoprendo, tra le altre cose (per me rimane mitico il tuo post sulla B12!), che esistono alcune aziende che producono scarpe cruetly-free per uomo e che sono anche belle.

[Nota di Ariel: perdonate la debolezza, ma sono così felice di aver contribuito alla "veganizzazione" di Alessandro che ho lasciato anche questo passo dell' intervista. Fatemi scodinzolare per qualche istante, anche i vegan hanno un ego!)

Tutto questo, insieme alla “Lettera aperta ai vegetariani” di Marina Berati che si trova su Veganhome, mi ha portato a prendere la migliore decisone della mia vita.


Come ti senti sia dal punto di vista psicologico che fisico? I tuoi rapporti con gli altri?

Mi sento meglio fisicamente e mentalmente. E’ bello essere consapevole che la tua vita non implica – o solo in minima parte – sofferenza ad altri esseri viventi e al nostro malmesso pianeta.

Le persone che frequento, ovviamente, rispettano la mia scelta anche se “non la capiscono”. Se qualcuno mi chiede spiegazioni perché vuole veramente capire e conoscere le mie, le nostre ragioni, mi spendo per esporre tutto quello che so sull’argomento. Spesso però, nella vita privata come sul lavoro, incontro molta ignoranza mista ad arroganza: in questi casi evito qualsiasi discorso, perché non faccio parte di quella schiera di vegan pazienti e tranquilli e litigherei facilmente (lo so, non è bene ma sono fatto così!).

Provo un po’ pena verso tutti quelli che mi dicono “Io non potrei mai rinunciare a tutte queste cose!”, perché non riescono a capire che diventare vegan non è una rinuncia, è una CONQUISTA!


Hai fatto o fai attivismo pro-animali?

Non ho mai fatto attivismo vero e proprio fino ad ora, ma quando ho saputo che a Torino quasi ogni anno si svolgeva il Vegfestival, ho voluto partecipare come volontario. Dopo la bella esperienza di quest’anno, se gli organizzatori del Vegfestival ripeteranno l’evento l’anno prossimo sarò di nuovo tra i volontari.

E’ stato gratificante vedere tante persone lavorare duro e gratis per mettere su questo festival e far conoscere la nostra realtà a tutti i visitatori. E poi, vuoi mettere passare tre giorni insieme a persone che la pensano come te e che non ti fanno sempre domande??

Inoltre, grazie al blog di Beppe Grillo ho scoperto la tragedia degli orsi della Luna e quando posso sostengo a distanza l’associazione che cura gli orsi strappati alle fabbriche della bile cinesi, una cosa che nemmeno nel peggiore dei film horror potevano immaginare....


Che cosa ti piacerebbe fare in futuro?

Lavorativamente parlando, un’attività che mi piacerebbe aprire sarebbe un negozio tipo Vegetarian Shoes nel centro di Torino per far sapere alla gente che si cammina bene, comodi e facendo bella figura senza calzare resti di cadaveri assemblati!

Ecco, questo è Alessandro. Solare e di carattere, come piace a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata alle armi per raccontarti qui, Alessandro, anche questo è un modo per essere..."attivisti"! Narrare il proprio percorso, il proprio stile di vita, aiuta certamente tante persone che sono curiose, forse indecise, forse impaurite che una scelta come la nostra possa implicare difficoltà insormontabili. Ma noi siamo qui, a disposizione di chiunque voglia saperne di più.