lunedì 19 ottobre 2009

City blues

Da circa 4 anni vivo in campagna. Non potrei mai tornare indietro, la vita d'appartamento non fa più per me, eppure tutta la mia vita l'ho vissuta in un condominio, anzi, in diversi condomìni. Quello che mi stupisce è proprio l'insofferenza che nutro ora per il caos cittadino, per gli alveari abitativi sia in centro città che nelle periferie, per i maleodoranti sbuffi dei tubi di scappamento concentrati negli ingorghi, e compagnia bella. Tutti fattori che lasciano pressochè indifferenti amici che continuano a viverci dentro e mi guardano "strano".

Probabilmente la sindrome è incomprensibile se non si è sperimentata personalmente la differenza. Infatti, pare che a molti - comprese persone almeno apparentemente sensibili alla vita natural style - risulti insopportabile l'idea di non avere i negozi sotto casa, di dimenticare il pane o il latte o le sigarette e non poter scendere a comprarli al volo.
Il fatto è che:
  1. non bevo latte (e i latti vegetali che utilizzo io sono a lunga conservazione, senza contare il fatto che non avendo mai bevuto latte a colazione, neanche in tempi non sospetti, la questione mi lascia totalmente indifferente)
  2. il pane che compro io è quello casareccio, dura parecchi giorni, se adeguatamente conservato, come si fa nelle case di campagna, e rimane buonissimo. In caso, si mangia altro o si fa una focaccia veloce nel forno di casa
  3. non fumo
topo di campagna e topo di città

Quanto ai negozi in genere, diciamo che preferisco andarmeli a cercare alla bisogna (non passo la mia vita a comprare) e sono più preoccupata ad avere alberi sotto e intorno casa piuttosto che tabaccherie e coiffeur.
Naturalmente i gusti son gusti, ma questo in breve per spiegare il mio novello amore per la vita in una casa che non ha abitanti al piano di sopra, di sotto, accanto; dove non sento sciacquoni dei suddetti coinquilini; dove i miei cani e i miei gatti sono felici di stare dentro e fuori casa - a loro scelta - e fare i loro bisogni senza troppe complicazioni; dove non ci sono locali e/o negozi nell'arco di alcuni kilometri (sempre troppo pochi, a 10 minuti di macchina ci sono).

Purtroppo sono costretta a recarmi in città ogni giorno per motivi di lavoro e questo mi pesa sempre di più, il gap tra le due dimensioni si fa sempre più insopportabile. Ma per il momento non ho altra scelta e temo che sarà così per un bel po'. Mi accontento di sapere che non ho bisogno di w.e. negli agriturismi perchè è come se ci vivessi ogni giorno. Accendere il camino la sera e sentire gli animali notturni dalla camera da letto, dormire sull'amaca nei pomeriggi d'estate, raccogliere l'uva fragola e mangiarla in loco è già una grande consolazione.

Poi adesso vengo a scoprire che non è solo un'impressione la mia, quella di sentirmi tutto sommato un po' più felice a vivere qui, ma che è anche risultato di ricerche scientifiche.
Vivere in un'area verde riduce di un terzo le probabilità di soffrire di depressione, grazie alla qualità dell'aria, alla possibilità di rilassarsi e all'esercizio fisico che naturalmente viene stimolato (provate voi a spaccare legna per il camino!!).
Chi lo dice? I ricercatori del VU University Medical Centre di Amsterdam, Olanda:
"Chi vive in zone con meno del 10% di aree verdi nel raggio di un chilometro dalla propria abitazione ha tre volte più probabilità di soffrire di depressione rispetto ha chi ha un vicinato costituito dal 90% di aree verdi" dice Jolanda Maas, prima ricercatrice dello studio pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health .

Le aree verdi vicino casa - sempre secondo la ricerca - riducono significativamente anche l'incidenza di malattie cardiache, disturbi muscolo-scheletrici, problemi respiratori, neurologici e digestivi.

Beh, che dire? Fuori città le case costano meno e si campa più a lungo e meglio. E aggiungo io, si mangia anche meglio. Le mie amiche cittadine comprano frutta e verdura bio nelle boutique di città a prezzi esosi, noi la compriamo vicino casa, direttamente dai coltivatori, e guarda caso in particolare da una famiglia di vegetariani che coltiva secondo i principi della biodinamica, concimando i terreni coltivati con il letame prodotto da Regina (storica vegan del mese), a prezzi onestissimi.
A me piace così.

15 commenti:

Noel ha detto...

Dì la verità, hai voluto fare un post per suscitare l'invidia dei lettori vero???
Io sento i rumori delle auto che passano sotto casa 24 ore su 24, ormai fanno parte del "silenzio".
E quando passano i tamarri di 15 anni col motorino smarmittato? Prima o poi faccio tiro al bersaglio

Ariel ha detto...

no, giuro!
era solo per perorare la causa!
guarda che gran parte dei miei amici non mi invidia proprio per la questione pane, latte e sigarette, cinema&teatri & co

poi magari si stupiscono perchè non vado alla fiera del bio in pieno centro città, ma come fare a spiegare loro che non mi interessa perchè ci sto dentro fino al collo tutti i giorni?! ;-)

insomma, appena puoi, taglia la corda, consiglio d'amica!

Antonella ha detto...

Ma dove lo hai trovato questo ''paradiso terrestre''?(se ti avanza un po' di spazio mi appollaio anch'io volentieri tra i gatti e i cani).
Io mi devo accontentare della mensa al macrobiotico!Meglio di niente!!
Un abbraccio

Ariel ha detto...

e dici niente, la mensa al macrobiotico è già un miracolo!

è un piccolo paradiso, sì, ma alla portata di tutti, non un posto da radical-chic in fuga dalla città, è molto molto rustico, circondato da olmi, senza prati all'inglese, ma rovi di more, alberi di cachi e di susine, cespuglioni di alloro...

felice di invitarvi per un pranzetto, chi viene a Roma e dintorni batta un colpo!

Fra ha detto...

Dunque vivendo in campagna puoi sperimentare se la frutta che raccogli, ti dà un maggior senso di sazietà rispetto a quella che compri o compravi al supermarket.
Per il resto è una esperienza interessante tornare indietro rispeto all'inurbamento di massa, può essere un passo avanti quasi pionieristico. Ciao Francesco.

spiiritovivo ha detto...

Ho letto questo post con tantissimo interesse, mi sembra di leggermi. Vivo in campagna da 5 anni e non potrei piu farne a meno, anche le mie amiche mi guardano strano, sempre per il motivo del supermercato e del tabacchi(io ho smesso ormai da tempo), purtroppo odio lasciare questo paradiso ogni giorno, per motivi di lavoro Idem.
E ho un cane che entra e esce quando vuole per gironzolare per le campagne e fare i suoi bisogni, non potrei tornare in città. Idem.
BENTROVATA!!!!!!

Melania ha detto...

Tu non sai quanto ti invidio...
Se potessimo anche io e mio marito ce ne andremmo subito dalla citta', altro che negozi sotto casa! Ma ormai che va di moda il rustico, anche una catapecchia costa come una reggia.
Sigh!

Ariel ha detto...

spiritovivo,allora ci capiamo!!! stai come me!
il mio sogno ormai non è l'isola caraibica ma ...ahem...il telelavoro, che dove lavoro io è stato dato a 100 persone mentre la mia richiesta è stata bocciata in partenza dal mio dirigente,sigh
se mai l'otterrò, sarò in grazia di dio!

Ariel ha detto...

Per Melania:
noi avevamo davvero una catapecchia nel terreno che i miei suoceri usavano per l'orto & co.
Poi il mio compagno e mio suocero l'hanno rimesso a posto e ingrandito (tutto loro, senza altri muratori), sia per risparmiare che per loro capacità...
puoi immaginare cos'è stato lavorare tutta la settimana per un paio di anni e poi il w.e. dargli sotto di cazzuola :-(

in realtà non si finisce mai, è sempre una casa eternamente incompiuta, idem muri e pavimentazioni esterne, verande, etc.
Già dopo pochi anni qui i prezzi sono aumentati, è vero, ma al prezzo di un bilocale in città qui compri una casa vera con lo spazio intorno
è sempre tanto ma pur più economico che in città...

tu di dove sei??

Melania ha detto...

Io sono di Padova. A dire il vero ci sarebbero tanti posti belli dove vivere nella mia regione, ma a parte il problema del costo c'e' il problema del lavoro: mio marito e' un consulente e si sposta continuamente anche in altre regioni, mentre io sono inchiodata qui...

Ariel ha detto...

già che vivi a Padova non è male, niente a che vedere con Roma... a mezz'ora hai Venezia e tutte quelle belle cittadine a misura d'uomo come Treviso & co.

hai presente le puzze, il traffico,i parcheggi,in una parola il caos qui nella capitale??
per ora puoi accontentarti, poi in futuro chissà ;-)

Claudio ha detto...

Io vivo in città, in un condominio, in un alveare umano e mi stupisco quanto te di coloro ai quali sembra tutto normale. La semplice visione di un palazzone mi guasta il morale. Considerando che sto a Roma, puoi immaginare il mio umore costante :-D
Mi salva il senso dell'umorismo.
Non sopporto la vista delle automobili, il cemento mi opprime, le case mi soffocano. Anzi, mi offendono.
Penso che la nuova architettura non debba più occuparsi di costruzioni, ma di demolizioni: serve abbattere, distruggere, radere al suolo per ricreare altri spazi da adibire a parco, a bosco, a verde, a campagna. Personalmente, considero ogni architetto ed ogni studente di architettura un potenziale nemico: sono loro che progetteranno la disumanizzazione dello spazio urbano, prestandosi all'accumulazione di mattoni su mattoni, che ti tolgono la luce ed il respiro.
Noi disponiamo solo di due cose: lo spazio ed il tempo. Il tempo si svolge nello spazio. Il tempo è la vita. Intervenire sullo spazio equivale ad intervenire sul tempo, cioè sulla vita. Di conseguenza, ingabbiare e violentare lo spazio significa ingabbiare e violentare la vita. Ecco perché le città sono violente, psicologicamente e fisicamente. La città distrugge l'individuo perché lo spazio è stato compromesso.
Quando vedo una casupola circondata dagli alberi provo una grande sensazione di benessere. Lì ci può essere socialità, armonia, serenità. I condomini sono allo stesso tempo la causa e l'effetto del degrado umano: celle per schiavi, scatoloni per automi.
Sono la dimora del potere. Date ad un uomo una baita nel bosco e lo renderete libero.

Ariel ha detto...

...quando vieni a trovarci? ;-)

Edera ha detto...

Anche io, da ri-abitante di un piccolo paesino di montagna, non potrei piùtornare indietro.Anzi, mi chiedo come facessi prima, appena tre anni fa.

Adesso i miei pensieri non vanno a quello che metterò nel carrello della spesa, ma ai cavoli, che sono nell'orto e che spero non abbiano troppo freddo :)

Io i negozio ce li ho a trenta minuti di macchina, eccettuato il piccolo alimentari del paese.
Dove comunque trovi la verdura dei contadini di qua, se quella del tuo orto non ti basta.

Anche io vivo la scissione tra la vita qua, e il lavoro in città (che, seppur piccolina, mi pesa).
Su questo ti capisco benissimo.
Ma tornare a casa e vedere tutte le stelle sopra il tetto della tua casina, con i cinghiali che rufolano nel bosco e l'aria frizzantina della sera, è una consolazione notevole.

Claudio ha detto...

Vengo quando mi invitate, Arie'! E dovrai prepararti bene, perché sono uno che magna come 'no sfonnato.