venerdì 21 dicembre 2012

Per un'insalata russa di Natale


L'insalata russa per il pranzo di Natale è un grande classico (o per la cena della vigilia, per chi festeggia la sera del 24 dicembre). Per arricchirla di sapore e scenograficamente, pubblico qui la ricetta presentata a un corso di cucina curato da Denise Filippin e pubblicata sul profilo FB di Genitori (e non solo) vegani a Genova, un gruppo a cui vi consiglio di aderire anche se non siete genitori per le preziose informazioni che vengono condivise e la possibilità anche per le future mamme vegan di saperne di più. 

Vi prego dunque se volete condividere questa ricetta di citarne la fonte perchè è sempre cosa gradita che l'inventore di una ricetta, o chi la rielabora perfezionandola, sia sempre nominato. Io la trovo strepitosa, siamo abituati alla presenza delle uova sulle nostre tavole e per le nostre famiglie non vegane questo può essere un modo divertente di farle comparire, senza che alcun animale abbia sofferto per imbandire le nostre tavole.



Uova vegan farcite

 Ingredienti

 Per gli “albumi”:

  •  450 g latte di mandorla o soia NON dolcificato (2 tazze)
  •  2 cucchiaini di agar agar in polvere
  • 1/4 di cucchiaino di sale nero più un pizzico (sale indiano Kala Namak)


 Per il ripieno:

  • 225 gr di tofu 35 gr. di maionese vegan (che potete fare da soli, senza doverla comperare in negozi specializzati)
  • 35 gr. di olio extravergine di oliva
  • 1/4 cucchiaino di sale
  • 1/4 cucchiaino di sale nero (Kala Namak)
  • 1/2 cucchiaino di curcuma


Preparare il latte di mandorla mettendo a bagno 80 gr di mandorle la sera. Il giorno dopo sciacquare le mandorle e metterle nel boccale del minipimer con 500 ml di acqua fresca. Frullare molto bene e lasciar riposare circa 20 minuti. Filtrare quindi con una garza o un colino a maglie fitte. 

Preparare gli albumi mescolando accuratamente 450 gr di latte con l’agar agar in modo da scioglierlo completamente, unire il sale KN. Portare ad ebollizione, lasciar cuocere 3/4 minuti, quindi versare negli stampi (quelli da ovetti di cioccolato da pasticceria), lasciar intiepidire e poi mettere in frigo finché si rassodano (circa 30 minuti). 

Quando sono abbastanza sodi, usare un cucchiaino (o uno scavino per meloni) per toglierne un pezzo, è qui che posizioneremo il ripieno. Per il ripieno occorre sbollentare il tofu tagliato a cubetti per 5/6 minuti. Mettere tutti gli ingredienti in un robot e frullare fino a far diventare una crema. Usare una sacca da pasticciere con beccuccio a stella aperta e farcire gli albumi.

Vale la pena di provare, no?!

lunedì 17 dicembre 2012

Ancora sulla tradizione

E' periodo questo di ripresa di annose questioni, come si diceva nel post precedente a questo. Sono argomenti che vengono spesso discussi, ma evidentemente mai abbastanza.
Abbiamo parlato del costo dell'alimentazione vegan, e va bene. Ma c'è un'altra discussione in sospeso ed è quella che riguarda le associazioni, gli enti, etc. che si occupano di salvaguardia degli animali (di certi animali, a quanto pare, con dei distinguo) e che organizzano cene di raccolta fondi a base dei suddetti (animali), ormai belli e che morti e cotti per di più. Nonché il fatto che la maggior parte delle persone che ne fa parte, di queste associazioni o enti,  i volontari e non solo, siamo mangiatori abituali di codesti animali.

cena a base di animali a difesa degli animali?!
In pratica, si occupano del benessere di cani, gatti e pochi altri, ma i vitelli, le mucche, le pecore, i maiali, certi uccelli, invece, li sbranano. Forse non li uccidono personalmente (sebbene talvolta accada, si vedano alcuni componenti di WWF e altre organizzazioni similari), ma in ogni caso condonano che altri lo facciano per loro.

Ancora, si è dato il caso di persone vegetariane appartenenti a questo tipo di enti che in caso di cene di beneficenza abbiano organizzato non cene esclusivamente vegetariane (che dovrebbero essere poi vegan, visto il trattamento riservato di norma agli animali per produrre latte e uova), ma cene miste, con opzione vegetariana e opzione carnivora.
Perché se no, altrimenti, la gente non aderirebbe a queste cene e quindi niente fondi per l'associazione. Dunque, si parla di salvaguardia di animali mentre si mangiano animali. Curioso, vero?! E magari si condona e giustifica tutto questo perché in determinate località la tradizione millenaria è quella di mangiar cadaveri e secrezioni animali. Località abitate da  persone che come automi, come dischi rotti non vogliano far altro che perpetuare queste tradizioni.

Pasta di grano duro (Puglia)
Allora, senza batter ciglio, ripeterò un concetto più volte espresso qui e altrove. Anzi, due concetti.
Primo: l'umanità non si è estinta non certo grazie alle carni animali, da sempre cibo per i più facoltosi, sempre in netta minoranza in tutte le popolazioni del nostro pianeta. Carni animali da sempre mangiate dalla stragrande maggioranza degli individui solo nelle feste comandate, ai matrimoni, a Natale e a Pasqua, se andava bene, se no neanche allora. I ricchi da sempre sono stati decimati da quelle malattie che oggi colpiscono gli abitanti dei paesi occidentali: gotta, ipertensione, malattie cardiovascolari, etc.
Se i poveri erano malnutriti non era questione di carne, ma di poca disponibilità di cibo in generale, ma non ci siamo estinti proprio grazie a legumi, cereali, frutta secca e disidratata e altri cibi "poveri". Il nostro Paese non fa eccezione. I nostri antenati si sono nutriti quotidianamente, a seconda delle regioni d'origine, di polenta, di ceci, di lenticchie e fagioli, di riso e di pasta, di semi, di frutta, etc. 

Coltivazione del riso in Sardegna
Quel poco di origine animale spesso era addirittura praticamente senza poteri nutrizionali importanti, come certe frattaglie che ora sono vietate perfino agli animali domestici. Perfino dei parenti sardi, isola dove ora sembra non si mangi altro che suini e cacio, mi hanno ricordato che i loro avi si nutrivano sostanzialmente di ceci e riso locale e piselli.
In fondo, poi, vale la pena ricordarlo, le popolazioni più longeve sono da sempre state quelle con alimentazioni a base vegetale.

Preparazione della polenta (Veneto)
Ingredienti per la pappa al pomodoro (Toscana)










Pasta con la mollica (Molise)
Ergo, in tutte le regioni italiane c'è una tradizione di ricette vegetali e sono probabilmente le più vere, le più antiche. Solo che sembra che tutti se ne siano dimenticati, ricordando solo ciò che veniva servito durante banchetti in occasioni particolari. 
Di quei piatti pare non ce ne sia più traccia nella memoria, se non in sporadici casi, e chissà come mai ora per ricette tradizionali si intendano solo quelle a base di animali e loro secrezioni.

Secondo: basta con questa storia delle tradizioni solo quando fa comodo! Allora, per tradizione, picchiare la moglie, farsi cavare un dente senza anestesia, violentare la nipotina, mandare i bambini nelle miniere dovremmo considerarli come patrimonio culturale da preservare?!

tradizioni: carusi in miniera

Preservare la salute fisica e psichica dei bambini non ha una lunga tradizione, ad esempio. Prima i bambini erano braccia da lavoro, corpi da violare senza ritegno, merce di scambio. Ora non più. Farsi operare senza anestesia, morire di parto era la regola. Ora non più.
Allora, come la mettiamo con questa tradizione? Il mondo, le persone, tutto si evolve, tutto e tutti abbiamo il dovere e il diritto di evolversi. Perchè allora  altrimenti non dovremmo mantenere viva anche la tradizione dei gladiatori sbranati dalle fiere nei colossei?

Non sottovalutiamo la capacità degli esseri umani di modificare le proprie (turpi) abitudini. Diamo un esempio, cerchiamo di farci avanguardia, non adeguiamoci a tradizioni sanguinarie solo perché lo fanno tutti. Se tutti fossero stati così conformisti, saremmo ancora all'età della pietra o poco innanzi.
Ai corsi di cucina e alle cene vegan io vedo sostanzialmente onnivori, curiosi e interessati, anche quando queste iniziative sono organizzate non in grandi città come Roma o Milano, ma anche là dove si mangia sostanzialmente in maniera cruenta. Eppure, la gente legge, vede la televisione, si interessa, non è lobotomizzata come ci vogliono far credere. Non completamente e non tutti, almeno.
E per me, tornando all'argomento di questo post, sì, lo ribadisco. Un ente che si fa promotore del benessere degli animali - ma solo di certi animali  - organizzando cene con animali nei piatti si gioca la faccia, anzi, la perde proprio e non avrà mai il mio appoggio. La trovo poco seria, come minimo.



venerdì 14 dicembre 2012

Sempre una annosa questione

Non ricordo se e quando ne abbiamo già discusso, ma ripropongo una antica questione più volte riproposta anche in altri luoghi, su Facebook in primis anche oggi stesso.
Molti onnivori e molti vegan sono convinti che mangiare vegan sia assolutamente più costoso che non mangiare in maniera "tradizionale", se per tradizionale intendiamo una alimentazione a base di carni, pesci, formaggi, salumi e - mi auguro - comunque frutta, verdura, cereali, legumi, etc.

Non so da dove deriva questa diceria, o meglio lo sospetto. Alcuni vegan (ma non solo, perchè anche alcuni onnivori lo fanno) comprano quasi esclusivamente in negozi bio sullo stile dei Naturasì per intenderci, sorta di boutique alimentari dove ogni caso ha un prezzo in quasi tutti i casi molto più alto della media.


Un esempio: se mezzo chilo di fagioli o ceci secchi bio alla Coop lo pago 1,30 o giù di lì, facile che in una di queste boutique le paghi il doppio, pur sempre con bollino AIAB e compagnia bella.
La pasta integrale e/o bio alla Coop la pago come le altre paste, talvolta anche meno, mentre in quei negozi di nicchia la pago due volte tanto. E così via.
Quanto a seitan, tofu, etc. non solo non sono indispensabili alla nostra alimentazione quotidiana (io preferisco mangiar mediterraneo, più che giapponese, anche se non disdegno di tanto in tanto qualche preparazione a base dei suddetti prodotti) ma si trovano a prezzi più che decenti anch'essi nei supermercati tradizionali, a volte anche nei discount. 
In ogni caso, seitan e tofu anche tra i più cari non uguaglieranno mai la spesa di formaggi e salumi e carni, per non dir dei poveri pesci, che sono carissimi, almeno per me. Tanto da domandarmi spesso quando guardo un carrello davanti a me alla cassa come diavolo faccia una famiglia media a sostenersi con quei costi.
Il latte di soia&riso bio di cui faccio uso quotidiano lo compro all'Eurospin a un euro e 19 centesimi, quello di soia bio alla Lidl per meno di un euro. Non ho idea di quanto costi il latte vaccino, in ogni caso sicuramente quelli vegetali nei negozi bio costano di più.
L'orzo solubile con cui faccio colazione è bio, a marchio Conad o Coop, e costa intorno a un euro e 40 (stesso prezzo dei biscotti integrali bio sempre Coop), mentre al Naturasì non l'ho mai visto a meno del doppio.
I biscotti bio al mirtillo senza zucchero e dolcificati con malto di cui andiamo matte io e le mie colleghe li compriamo al Todis per un euro e 69 per 250 gr. (senza contare che in genere nel w.e. faccio con le mie mani biscotti per tutta la settimana a costo talmente irrisorio, pur usando ingredienti bio, che neanche riesco a fare il conto della spesa!)
Gli sfizi che ci concediamo come ad esempio gli affettati di muscolo di grano li abbiamo sempre comprati direttamente dal produttore. Una confezione di pizzottera affumicata (mi pare siano 4-5 fette sostanziose) non costa più di due euro, 1,99 se non erro. Mentre in un paio di negozi ho visto qualcosa di simile a 3 volte il suo prezzo.
Potrei andare avanti per parecchio, ma non vi voglio tediare con gli esempi. Sono sicura che la maggior parte di voi è abbastanza sveglio per non farsi infinocchiare da prezzi assurdi quando non necessario.


Facciamo anche un doveroso distinguo. Essere vegan non significa automaticamente mangiare bio. Tra i vegan ci sono quelli che mangiano preferibilmente bio, come ci sono tra gli onnivori. Ma mangiare vegan significa semplicemente mangiare vegetale al 100%, tutto qui.
Per quanto mi riguarda sono tra quelli che preferibilmente compra bio, ma non nei negozi specializzati, se non  per qualche eccezione che trovo solo lì, come il lievito a scaglie, il malto di riso, il burro di soia (che costa come gli altri e che in ogni caso compro se va bene due volte l'anno, preferendo di gran lunga l'olio extra vergine d'oliva).
Così come preferisco comprare a km 0, ma ho la fortuna di vivere in campagna ed è senz'altro più semplice che per altri più urbanizzati. Per cui spesso verdura, vino, etc. vengono dalle campagne qui intorno, a volte dagli orti delle amiche quando hanno sovrapproduzione e d'estate anche dal mio orto.

La mia amica Francesca, vegan da circa due anni, mi ha spesso confermato quanto sia risparmiosa la nostra alimentazione, pur con la concessione di sfizi. E lei proviene da una alimentazione onnivora, mentre io da anni di vegetarianesimo, per cui i suoi ricordi di spesa "carnivora"  sono più vividi.


Vorrei dunque ribadire qui il concetto. Il negozio vegan per eccellenza non è la boutique del bio, bensì il mercato rionale, meglio ancora se in quei banchi dove sappiamo che viene venduta roba genuina. Nonostante qualche puntatina nei negozi bio, una confezione di lievito a scaglie non costerà mai come il suo omologo grana padano o parmigiano padano. Una confezione di affettato vegan da due euro non costerà mai come una confezione di prosciutto (non ne ho la più pallida idea, lo ammetto, ma lo sospetto, a meno che forse non si tratti di mortadella o non so che altro costi poco).
Dunque si può mangiare vegan e anche sano spendendo poco o tanto, a seconda della propria disponibilità economica. Ma non imputiamo una spesa troppo alta a tutti i vegan se amiamo riempire i carrelli del Naturasì dando per scontato che sia la nostra unica fonte di sostentamento.

Lo stesso discorso vale per scarpe, cosmetici, etc. come spesso ribadiamo in Stiletico e nella nostra pagina FB. Se possiamo spendere poco, è pieno di scarpe vegan a pochi euro. Se vogliamo un prodotto di qualità, dobbiamo spendere di più. Esattamente come per le scarpe in pelle animale, nessuna differenza, confrontare per credere. Io, che sono vanesia, spesso ho acquistato scarpe molto molto costose come quelle di Beyond Skin a un quinto del loro prezzo (28 euro l'ultimo paio di sandali invece di 170 sterline), approfittando dei periodici saldi su Amazon.co.uk.

Idem i cosmetici e i prodotti per l'igiene personale. Personalmente da qualche tempo uso una crema idratante per il viso (linea bio della Coop) che mi è costata ben 5 euro e qualcosa e l'ho trovata migliore di altre più costose. Il sito di Raffaella e la sua pagina su Fb danno molte indicazioni in questo senso. Io e Raffaella siamo piuttosto attente all'aspetto economico, non essendo ne' una ne' l'altra di sangue blu ma persone comuni con entrate mensili più che  normali.


Quindi niente scuse, niente leggende metropolitane. Cerchiamo di essere obiettivi e non accampiamo strane giustificazioni. Domandatevi come mai il reparto legumi dei supermercati va sempre deserto, mentre i lunghi corridoi degli yogurt hanno gente che vaga avanti e indietro rigirandosi vasetti tra le mani come se fosse l'alimento che non può mancare nei loro frigoriferi.
Fate caso ai carrelli degli altri, che non sono sempre migliori dei nostri. Anzi.



L'alimentazione a base vegetale in gravidanza

Fresco di stampa!






martedì 11 dicembre 2012

Cosa regalarci per Natale? Un'adozione a distanza!



Una notizia dal Progetto "Sostegno a SI MA BO in Italia":

L'associazione animalista di Capo Verde, Si Ma Bo,  fondata da due italiani, che opera sul posto da anni, ottenendo ottimi risultati nell'aiutare gli animali randagi, lancia un'idea regalo per Natale:
"Adotta (a distanza) un cane o un gatto di Capo  Verde "Si ma bô" ("come  te"). Con questo nome (e questa convinzione) l'associazione di Silvia e Paolo si occupa da cinque anni di dare una vita decente ai cani e ai gatti dell'isola di Sao Vicente, nell'arcipelago di Capo Verde, spesso molto sfortunati.

Con pochi euro al mese puoi adottarne uno e assicurargli così un posto in rifugio, una buona alimentazione e un po' di affetto, evitando il ritorno alle situazioni critiche da cui è stato sottratto.

Per Natale, fai un regalo a una di queste creature sottoscrivendo un’adozione da donare ad amici o parenti, ma anche a te. Vai alla pagina delle "Adozioni a distanza" 

Lì potrai conoscere le procedure e sfogliare l'album con le foto degli animali, le loro storie e le testimonianze dei volontari che hanno dato una mano in rifugio. Scegli l’animale che più ti appassiona e scrivi. 

Con l’adozione verrà inviato un certificato e una foto da... incorniciare. Seguite l'associazione anche su http://www.facebook.com/simabo.org!


domenica 9 dicembre 2012

Gli animali sono tutti uguali

Il 10 dicembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali: gli attivisti organizzano manifestazioni, tavoli informativi, presidi, varie iniziative per ricordare la sofferenza e la morte di miliardi di animali e invitare le persone a cambiare abitudini per evitare tutto questo.

Per celebrare questa ricorrenza, AgireOra lancia un nuovo spot informativo intitolato "Gli animali sono tutti uguali", che apparirà da dicembre e per tutto il 2013 in alcune sale cinematografiche e che sarà accompagnato dalla distribuzione di materiali informativi animalisti negli stessi cinema.
Lo spot è questo:



Per condividere o scaricare il video: TV Animalista

venerdì 7 dicembre 2012

Aggiungi un amico a tavola: cena vegan del cuore

L’Associazione Razza Bastarda di Roma organizza una cena di beneficenza per sostenere le iniziative che i volontari portano avanti a favore dei cani abbandonati nei canili, creature la cui unica speranza di avere una vita migliore siamo noi umani. Grazie al vostro aiuto il Natale potrà essere migliore anche per tante creature, oggi prigioniere senza colpa alcuna.  La cena non poteva che essere vegan, naturalmente. Non c'è distinzione tra cani, maiali, mucche, galline. Non c'è bisogno di sottolinearlo, eppure sapete bene cosa invece succeda anche nei contesti delle associazioni che lavorano per canili, gattili, etc. Dunque, sosteniamoli!



La cena si terrà venerdì 14 dicembre alle 20.30 ad Ostia Antica, presso il Roman Country Residence, Largo Pasquale Testini 13 e sarà curata dallo chef vegan Riccardo Gessa, che molti di voi hanno conosciuto  alla lezione di cucina vegan mediterranea di un paio di settimane fa.
Il costo della cena è di 30€ a persona, naturalmente perchè gran parte del ricavato andrà a finanziare le attività di accudimento dei cani recuperati.
Comunicate la vostra adesione entro lunedì 10 dicembre all'indirizzo email depaf@libero.it e versate poi l’importo della cena sulla paypal dell'associazione con causale "Cena di Natale Roma".
Una volta ricevuto il pagamento, vi sarà inviata la conferma con tutti i dettagli per la cena.
Non sarebbe un magnifico regalo da fare a noi stessi e ai nostri cari per le feste natalizie?
Lasciamo i centri commerciali alla gente priva di immaginazione e di speranza, impieghiamo i nostri denari non in cose ma in aiuti concreti: ci sentiremo meglio noi, faremo vivere meglio altri compagni di vita.
L'evento è anche su Facebook!



venerdì 30 novembre 2012

Dire, fare, baciare

L'antispecismo acquista pienamente senso solo quando realizzi che baceresti più volentieri membri di altre specie che alcuni della tua.




fonte: Inquietologo

martedì 27 novembre 2012

Vandali o cosa?

Ben ritrovati. Sono stata latitante da questo blog causa impegni di varia natura, tra cui l'organizzazione del corso di cucina di domenica scorsa. Mai avevo infornato dolci per una quarantina di persone! La casa era impregnata di odori di cannella, di zenzero, di cacao. Credo che per qualche giorno sospenderò produzioni per uso quotidiano (di solito nel fine settimana preparo biscotti per le colazioni dei giorni seguenti), sono in overdose di profumi dolci!
A breve dovrò rimettermi ai forni però, urge allenamento per altre nuove ricette, al solito tratte qua e là da qualche sito e da qualche libro e quasi sempre personalizzate a seconda degli ingredienti presenti in casa e dalla prima riuscita, a volte insoddisfacente e che necessita aggiustamenti.
Se qualcuno dei 35 partecipanti al corso mi legge, beh, felici di avervi conosciuti e spero a presto!

Ma riprendiamo da una notizia bizzarra. Sentite questa.
In California, a Huntington Beach, un McDonald's si è visto distruggere il proprio murales da vandali vegan. Come si è saputo che fossero vegan? Guardate la foto qui sotto...


I gestori dell'infernale localino hanno tentato di ripristinare il vecchio murales, di ripulire l'infamante scritta ma senza alcun risultato apprezzabile. Il manager John Patterson è  letteralmente affranto: 
"Ci ha spezzato il cuore vedere quest'atto di vandalismo. In vent'anni, non avevamo mai avuto vandali che osassero toccare il nostro murales"

Insomma, stiamo parlando di gente sensibile, dalla lacrima facile, quando si tratta di murales naturalmente. Non certo quando si tratta di sgozzare bovini e mangiarseli.
Il murales era stato dipinto nel 1987 da un artista iraniano, Saeed Danosian, scomparso nel 2008 e la volontà dei gestori è di ricreare l'opera in onore dell'artista. 
Anche nella comunità vegan non sono mancate le critiche, c'è chi l'ha definito vandalismo fine a se stesso perchè quell'opera era parte dell'arredo urbano da tanto tempo. Altri pensano che non siano stati effettivamente dei vegan, ma qualcuno che voleva fare una sorta di "burla".

Se devo dire la mia, qualunque cosa sia legato, sponsorizzato, etc. dalla catena dei McDonald's francamente mi lascia minimo minimo indifferente, se non solidale con chi arreca qualche danno, sempre infinitamente minore di quello che l'azienda provoca ad animali e umani.
Voi come la pensate?


domenica 4 novembre 2012

Corso di cucina vegan a Roma 25 novembre

Ci sarò anche io in veste di assistente e per fare gli onori di casa, dunque... vi aspetto!


Finalmente i corsi di cucina vegan di AgireOra sbarcano anche a Roma!
Il primo appuntamento è per domenica 25 novembre, con il corso + cena finale "Cucina vegan mediterranea" tenuto dallo chef vegan Riccardo Gessa.

Ecco tutti i dettagli:

Corso: Cucina vegan mediterranea
Data: 25 novembre 2012
Orario: 15:00
Città: Ostia Antica (Roma)
Luogo: c/o Roman Country Residence, Largo Pasquale Testini 13

Una lezione per imparare a cucinare i piatti tradizionali della cucina mediterranea, rivisitati in chiave vegan.




Dopo una breve introduzione all'alimentazione vegan (perché vegan, i vantaggi per la salute, l’etica ecc.), segue una breve spiegazione sugli strumenti più idonei alla preparazione degli alimenti. In particolare si verrà introdotti alla conoscenza ed agli esercizi coi coltelli, a quella delle casseruole e delle padelle ed al loro uso appropriato.
Si prosegue quindi con una panoramica dei principali ingredienti e con la preparazione vera e propria di un pasto completo. Nella parte finale verrà prestata particolare attenzione alle nozioni base di impiattamento ed alle sue motivazioni.

I partecipanti potranno porre domande e chiedere chiarimenti, e al termine del corso gusteranno una cena completa con tutte le ricette illustrate.
Durante la lezione verranno anche illustrate le principali metodologie di preparazione di salse ed abbinamenti tra i cibi, i diversi tipi dimarinatura e di cottura dei cibi nonché alcune nozioni sugli accostamenti tra vino e pietanze.


L'evento è organizzato da AgireOra Edizioni: tutto il ricavato, al netto del costo di noleggio della sala e degli ingredienti, andrà a sostenere le campagne informative sulla scelta vegan di AgireOra.



PROGRAMMA
15.00 - 15.15 arrivo dei partecipanti
15.15 - 19.45 Dimostrazione pratica delle ricette: verranno mostrati e spiegati tutti i passaggi per preparare i seguenti piatti (gli iscritti potranno vedere da vicino tutte le fasi delle ricette preparate dallo chef e chiedere chiarimenti in ogni momento).


I piatti previsti sono:

Tris di crostini alla crema di funghi, olive e pomodoro
Insalata russa
Lasagna tradizionale al ragu vegan e besciamella
Involtini di melanzana al forno al ripieno di crema di sedano su piadina
di farina di lenticchie e zucchine
Verdure di stagione all'agro
Torta di cacao e pere con panna
Biscottini vari

A metà lezione si farà una pausa e si gusteranno i dolci previsti dal menu del corso.

19.45 - 20.45 Cena con tutti i piatti del menu (tranne i dolci, già serviti a merenda!).


Riccardo è uno chef professionista vegan che lavora da anni presso ristoranti e come chef a domicilio, sia in Italia che in Francia, oltre che  nella ristorazione per  convention presso diverse strutture ricettive. Organizza lezioni di cucina  vegan nel corso di eventi per la diffusione del veganismo presso associazioni culturali della provincia di Roma. Ha tenuto corsi di cucina vegan a chef e cuochi in varie strutture alberghiere.


La partecipazione al corso dà diritto a:
- ricevere il materiale informativo di AgireOra Edizioni;
- ricevere un attestato di partecipazione via mail;
- ricevere le dispense con tutte le ricette spiegate.

Il corso è a numero chiuso: raggiunto il numero massimo di partecipanti verranno chiuse le iscrizioni.

Costo: 40.00 € per chi si iscrive ed effettua il pagamento entro il 18 novembre 2012; 45.00 € per chi effettua il pagamento dopo.

Per info e iscrizioni:
http://www.agireoraedizioni.org/corsi-cucina-vegan/cucina-vegan-mediterranea/

domenica 21 ottobre 2012

Empatia un corno

L'altro giorno mi sono trovata a una sorta di convegno, in realtà una masterclass in tema di comunicazione su nuovi media con ospiti d'eccezione italiani e internazionali, presso la sede della Confindustria di Roma. Bella location, ottimi relatori e poi la pausa pranzo con buffet offerto dall'organizzazione.

L'ora era tarda, almeno le due, ed eravamo tutti molti affamati. Peccato che una volta arrivati nella sala ho capito che avrei continuato a essere affamata, come lo sarebbe stato - ad esempio - un celiaco o un allergico ai latticini.
Ci aspettava un buffet a base di panini e pizze e pizzette tutti ripieni di brandelli di carni di animali, più o meno mummificati o freschi di mattanza, o di secrezioni biancastre che ricordavano micosi incipienti da Candida, come ricotte e similari.
Ora, senza dir nulla mi sono defilata e in preda a calo glicemico sono  fuggita verso un bar esterno nei dintorni dove mi sono rifocillata con un piatto di verdure miste, non particolarmente allettante ma se non altro mangiabile, senza infamia e senza lode.

E va bene, direte voi, che pretendevi? Sei un animale raro, quella è la prassi. Tant'è che la gente  ne era entusiasta (eureka eureka). Un vegan o un celiaco sarebbero e sono state delle infelici eccezioni.
Al solito, poi,  lì a dirmi Ah questo non lo puoi mangiare... Come a dire, lo sappiamo che ti fa gola ma devi resistere.
Sì. Se sapessero che mi attira come un piatto di blatte fumanti, poveri illusi.
Ma fin qui niente di strano, siamo nel campo della non eccezione.

Quello che mi faceva tutto sommato sorridere e scuotere la testa è stato dopo pranzo l'intervento in diretta dalla California del co-fondatore di Twitter Biz Stone, di cui si è già parlato in questo blog.
E il buon ragazzo parlava da oltreoceano di business legato all'etica, di empatia, di "successo" inteso come impatto positivo sul pianeta e tante altre belle parole che lui tenta di tradurre anche in fatti concreti.
E poi, per dirla tutta e per tornare alla prosaicità, nella sua azienda l'opzione vegan alla mensa è assicurata.

L'auditorio, con ancora ciccioli tra i denti, ascoltava affascinato le sue parole. Lui, un guru della comunicazione, con una vision così idealista della vita e del mondo. Così compassionevole. Così affamato, se fosse stato tra noi e buon per lui che fosse a casa sua, in California, con chissà che ben di dio nel frigorifero.
Qualcuno avrà anche ruttato al sapor di salame, mentre dagli occhi una lacrimuccia di ammirazione sgorgava.

E io? Cosa volete che pensassi io lì? Imprecavo, silente, ma imprecavo.

esempio di buffet vegan (Mestre, maggio 2011)

domenica 14 ottobre 2012

Jessica Chastain about being a vegan




Chi ha visto il film The Help se la ricorderà bene. Il film è di grana grossa, tipicamente americano, ma Jessica Chastain si dimostra "diversa" non solo nella pellicola, ma anche nella vita.

venerdì 12 ottobre 2012

Giornata mondiale vegan

Il 1 novembre viene celebrato in tutto il mondo il World Vegan Day, ovvero la Giornata Mondiale Vegan.
Perché non impegnarsi in una piccola iniziativa personale in questa giornata?  Non saranno necessari grandi preparativi,  basta  poco e si tratta di iniziative da fare anche come singoli, non necessariamente come associazioni o gruppi,
Ci organizziamo? E raccontatemi come va, pubblico molto volentieri i vostri resoconti della giornata.







martedì 9 ottobre 2012

Vegan su Marte

Per chi non lo sapesse, la NASA sta lavorando a un menu vegan per la missione dei propri astronauti sul pianeta rosso nel 2030.
Un gruppo di ricerca infatti si sta dedicando alla pianificazione del menù a base vegetale per il lungo viaggio. Sei-otto astronauti dovranno passare sei mesi in viaggio verso Marte, poi diciotto mesi sul pianeta e sei mesi sulla via del ritorno verso la Terra.


 "Marte è diverso solo perché è così lontano. Non abbiamo la possibilità di inviare un veicolo ogni sei mesi con altro cibo come facciamo per la Stazione Spaziale Internazionale " ha detto Maya Cooper, ricercatore senior per la Lockheed Martin.
Fino ad ora, Cooper e altri ricercatori hanno programmato circa 100 ricette per gli astronauti . Insieme con i pasti programmati come la pizza e sushi vegan, stanno anche lavorando su una "serra marziana" che permetterà agli astronauti di coltivare le piante e cucinare i propri pasti. 

Il menu comprende anche cibo come tofu e noci e "una pizza thailandese che non ha il formaggio, ma è farcita con carote, peperoni rossi, funghi, scalogno, arachidi e una salsa piccante fatta in casa".  


Insomma, i menu della NASA ne hanno fatto di  strada dai primi cubetti, polveri, cibi liofilizzati e semiliquidi confezionati in tubi di alluminio.
Ora è tempo di pizza vegan e di ortaggi freschi. Chi vuole proporsi per un viaggio su Marte, sa cosa l'aspetta.



martedì 2 ottobre 2012

Sotto mentite spoglie

Io e  Raffaella gestiamo, insieme alla nostra amica Paola, il sito di recensioni Stiletico. Come molti di voi sapranno, un sito senza alcun scopo di lucro, dove non si vende e non si compra nulla, dove invece condividiamo recensioni e segnalazioni di calzature, abbigliamento, etc. rigorosamente vegan. Non sempre i marchi di cui parliamo sono vegan al 100%, ma cerchiamo di essere più realiste del re: sappiamo che se qualcuno, soprattutto agli inizi del proprio percorso vegan, intravede troppe difficoltà, ad esempio nel reperire scarpe non in pelle, poi molla e sbraca, e finisce che se le compra in pelle perché è più semplice. Comprare on line magari in un negozio di Brighton può risultare complicato per qualcuno di noi, per molti di noi, e allora noi vogliamo, vorremmo far capire che vestire senza prodotti di derivazione animale è semplice e anche a portata di mano (in questo caso, di piede) per tutti, anche nei negozi vicino casa.
Gestiamo questo sito da alcuni anni in perfetta buona fede, proprio perchè non dobbiamo niente a nessuno e ci piace pensare di poter dare una mano a chi non ha tempo di cercare on line e nei negozi su strada.

Per la prima volta da quando è on line, Stiletico ha ricevuto ultimamente minacce e insulti. A qualcuno non è piaciuta una nostra scelta editoriale, per motivi che si sono poi rivelati del tutto personali e non interessanti per la collettività. Dopo ripetute mail e ripetute nostre risposte nelle quali ci promettevamo di approfondire la vicenda, sono cominciati a piovere gli insulti e gli improperi. La persona in questione è insospettabile perché si presenta come una signora molto etica e molto bon ton, piuttosto conosciuta nell'ambiente vegan, eppure dietro celate spoglie si nasconde una forsennata che a ogni nostro tentativo di placarne i modi e i termini ci ha riversato addosso una tale sequela di insulti da farci pensare a un vero caso di possessione demoniaca.

Ora leggo che su Fb ha iniziato la sua campagna denigratoria sibillina, senza fare nomi e imprecando contro l'aere, e la cosa più divertente è che ha ricevuto 50 mi piace e una lista di commenti incredibili, senza che nessuno sappia davvero come è andata. Ormai basta qualcuno che dice qualcosa a caso e tutti "Condivido! Rubo! Sì!" senza sapere neanche di cosa si sta parlando.
E' davvero spassoso perché accusa fantomatici "altri" (che saremmo io e Raffaella) di essere isterici, irrisolti e cattivi, proprio le qualità che ha dimostrato in questi giorni lanciando strali a destra e a manca. Ci consiglia psicologi e psichiatri, laddove noi intravediamo la necessità di somministrazione urgente alla signora di un sedativo.

Siamo rimaste letteralmente sconvolte da questi attacchi e siamo pronte a rispondere di ogni nostra azione pubblica serenamente. Chi dei nostri lettori è anche su Fb si vedrà sicuramente prima o poi riferire di strani isterismi e cattiverie nostre (?!), il che ci fa un po' sorridere di compassione. Le nostre mail sono aperte e leggibili da chiunque, purtroppo quelle della signora no, non ne darebbe mai il permesso e oltretutto sono passibili di denuncia per diffamazione.

Questo detto per chiarezza di intenti e per dire la nostra, modestamente e senza alcuna pretesa.






lunedì 24 settembre 2012

Punti di vista

Voglio chiedervi di usare l'empatia in questo momento. E quando dico 'empatia' quello che sto dicendo è: mettetevi nei panni degli animali, e iniziate a vedere questo problema dal punto di vista degli animali. Dal punto di vista delle vittime.
Quando si esamina ogni forma di ingiustizia, che le vittime siano esseri umani o animali, vi prego di tenere presente il punto di vista delle vittime. Se non sei la vittima, non analizzare la situazione dal tuo punto di vista, perchè quando TU non sei la vittima, diventa molto facile razionalizzare e giustificare la crudeltà, l'ingiustizia, lo schiavismo e anche l'assassinio."

(Gary Yourofsky, discorso sui diritti animali e sul veganismo. Atlanta,Georgia Institute of Technology, 2010)

venerdì 21 settembre 2012

Dialogo tra un vivo poco entusiasta di essere tale e un essere umano dall’alta autostima

C'è un uomo in rete, instancabilmente geniale, di cui da un po'  di tempo non tesso lodi. Sarebbe un peccato perdere i suoi scritti. Quale migliore occasione per chi non lo conosce ancora che iniziare da qui?

Simposio

lunedì 17 settembre 2012

A proposito di andazzi sbagliati

Il buonismo, il perbenismo. Tutti quegli ismi che già fanno intuire che non si parli di persone veramente buone, veramente per bene. Non a caso c'è quell'ismo alla fine.
Mi capita spesso su FB di inveire nella mia bacheca - e sottolineo nella mia, non in quelle di altri avventori del social media - contro cacciatori, torturatori di animali (e di bambini e di donne e di...), vivisettori, macellai, onnivori, e tutta l'allegra brigata di buontemponi assetati di sangue.
Qui dalle mie parti, Roma e dintorni, uno degli accidenti più comuni che si sente lanciare dalla gente comune è il classico Ma và a morì ammazzato.
Beh, io non faccio altro che riproporre in chiave moderna questo accidenti effettivamente un po' vintage a tutta una serie di persone che provocano danni e morte e sofferenza ad altri esseri viventi con cognizione di causa.
Dalla mamma amorevole che nutre il pargolo col prosciuttino, all'amica amante del sushi che-fa-così-chic, al cacciatore che si è sparato sul piede da solo (echediolabbiaingloria), al collega che non riesce proprio a fare a meno del pollastro a pranzo, al vivisettore che apre lo stomaco a un gattino vivo, e via via a tutti gli altri torturatori sotto mentite spoglie di gente per bene.

Ma ecco che subito, su FB, escono fuori come funghi dopo la pioggia i Censori. Coloro i quali, pur menando una vita corrotta da violenza quotidiana, divorando le carni di animali terrestri o acquatici trucidati tra mille sofferenze o vestendone le pelli o foraggiando aziende che testano con estrema violenza i loro prodotti, saltano subito all'impiedi additando come comportamento inaccettabile l'aver mandato a morì ammazzato il primo che mi viene in mente, và, il cacciatore.
A quel punto inizia a perpetuarsi quel trito copione che vede in primo luogo nominare Gandhi come nume protettore, facendo notare quanto ci si stia discostando da questo grande uomo. E hai voglia a spiegare che io non sono Gandhi, che pur ammirandolo sconfinatamente (idolo della mia adolescenza e uno dei fautori del mia scelta vegetariana all'epoca) non ho mai preteso di imitarlo in alcun modo. E hai voglia a spiegare che quando scelsi di diventare prima vegetariana e poi vegan non pensavo di dover cambiare carattere e vestire un saio, dispensando saggi sorrisi e aforismi zen a destra e a manca. 


E hai voglia a spiegare che le parole dettate dalla mia esasperazione di fronte a scene di inusitata violenza contro gli esseri viventi non umani che ogni santo giorno  capitano sotto i miei occhi, le parole - dicevo - non uccidono, mentre quello che fanno i Censori - e ovviamente i bersagli delle mie maledizioni - tutti i giorni è condonare uccisioni REALI.

Li sento come una sorta di coro greco in sottofondo, tutti lì che bofonchiano No No così non si fa, un conto è dire che si è vegetariani e un conto è tirare gli accidenti. Non bisogna odiare.
L'ultimo mi ha scritto Io sono quasi integralmente vegetariano, ma mi sembra che tu stia prendendo una strada integralista sbagliata.
Analizziamo questa frase. Intanto, quel "quasi" mi lascia interdetta. Cosa significa? Ogni tanto un pescetto lo ammazzo, tanto ce ne sono tanti? Se capita, un uccello o un mammifero finiscono nel piatto, ma che fa? Non sono individui gli animali, sono massa, sono numero, uno più o meno che fa? Rimaniamo dunque in pieno antropocentrismo, senza nessuna seppur vaga intuizione circa la natura paritaria di tutti gli esseri viventi su questa terra. Antispecismo, questo sconosciuto. Ci vuole d'altronde un notevole coraggio, per come siamo cresciuti, ad ammettere che la nostra vita non vale necessariamente più di quella di un gabbiano. La portata rivoluzionaria di questo assunto è talmente destabilizzante che le masse non sono in grado, ammettiamolo con sincerità, di metabolizzarla.


Ancora, "sembra che stia prendendo una strada integralista sbagliata". Prima di tutto, non essendo io di primo pelo e avendo smesso i panni da teen ager da diversi anni, diciamo che con l'età non posso che peggiorare. Questa è la cattiva notizia. Probabilmente morirò con un accidenti sulle labbra tirato a qualcuno, chissà, forse al vicino di casa che sta bruciando la carcassa di un povero vitello sul suo immondo barbecue. E' solo un ipotesi. E ci sono morti un po' peggiori, come cantava da giovane Guccini. L'importante è che la morte mi colga viva (M. Marchesi).

Integralista. Come spesso ripeto qui e altrove, ormai è noto,  alla parola "integralista"  io recepisco a mo' di automatismo - non essendo usa a metter bombe e bombette sotto la sedia di nessuno -  il termine "coerente" e credo sia il più bel complimento che possa ricevere. 
Tutta la mia vita è stata improntata, da che ero ragazzina, alla ricerca di qualcosa che io identificavo come "diventare sempre più buona" (testuali parole prese dai miei diari dell'epoca), nel senso che non avevo ambizioni di diventare chessòio dirigente d'azienda o stilista, volevo qualcosa di più, come vivere in sintonia con me stessa e i miei ideali, non sapevo ancora bene quali.

l'ho letto, carino...

Se a 15 anni mi avessero detto che da adulta sarei stata  tacciata di eccesso di coerenza in materia di non-violenza, di non condonare senza se e senza ma ogni forma di sopruso su esseri viventi indifesi (ripeto, non solo animali, ma bambini, donne...), beh, ragazzi, ci avrei messo la firma. Smettere di essere mediocre, credere e mettere in pratica quotidianamente i tuoi ideali: il sogno di ogni adolescente sano. A meno che non si  riferisca il tutto all'andare al Roxy Bar e vivere una vita spericolata, unico ideale pippare cocaina, naturalmente. Meglio specificare: sogno di ogni adolescente sano, colto, empatico, consapevole, portato all'introspezione.

Ma veniamo all'aggettivo finale della frase dell'amico su FB: "sbagliata", "strada integralista sbagliata".
Vi rendete tutti conto che giusto o sbagliato siano termini del tutto soggettivi, vero?
Cosa è giusto, cosa è sbagliato.
Per me è sbagliato tutto ciò che comporta una violenta invasione sulla vita di altri. Da qui si evince che è sbagliato che il prete violenti i bambini dell'oratorio, che lo scannatore tagli la gola al maialino, che il violentatore strazi la ragazza, che l'omicida  uccida, che il cacciatore fermi il volo degli uccelli o la corsa di una lepre, etc.etc.etc.

E' giusto - per me - vivere cercando di essere meno invasivi possibile, di nuocere il meno possibile agli sventurati nostri compagni di pianeta, di essere empatici e compassionevoli nei confronti di chi soffre.
Essere compassionevoli nei confronti di chi attua violenze, no, non è giusto, a meno che ci si riferisca per propria scelta esistenziale a una qualche dottrina religiosa, ergo si porge l'altra guancia e compagnia bella.

Che una persona mi venga a dire che sto prendendo un andazzo sbagliato francamente non riesce a non farmi sorridere, con un sorriso - questo sì - di compassione, come a dire Perdonatelo, perchè non sa quello  che dice. Probabilmente è così inconsapevole, così privo di empatia "militante", che non gli si può neanche fare una colpa.
Certo, alla lunga stanca sentire fregnacce

domenica 16 settembre 2012

Il movimento per i diritti animali tra perquisizioni, arresti e condanne

Oggi ospito un articolo di Riccardo di Animal Station, perchè non saprei scrivere di meglio sulla questione e vorrei che lo leggeste insieme a me.



lunedì 10 settembre 2012

Amo gli animali, io



Sottinteso: Amo gli animali, ma non li rispetto. Sono pur sempre bestie.

venerdì 7 settembre 2012

Un incontro fondamentale

Ieri pomeriggio qui nella mia zona c'è stato un incontro, una "lezione" forse dovrei chiamarla, tenuta da Steve Best, professore di filosofia presso l'Università di El Paso (Usa), scrittore e attivista per i diritti animali, ecologista.
Vi riporto dall'invito all'evento su FB:

Steve Best propone una rivoluzione culturale e sociale totale, radicale, che scardini il sistema di dominio capitalistico e che ripristini un equilibrio tra tutti gli esseri senzienti del pianeta, animali umani e non umani, in un contesto naturalistico rigenerato e protetto. I movimenti di liberazione animale umana e non umana che partono da presupposti filosofici di natura rigorosamente antispecista trovano in Steve Best uno dei massimi esponenti. 
Steve Best è noto per la sua visione globale di rispetto di liberazione. Le sue battaglie vanno nella direzione di una democrazia effettiva, equalitaria. Contro ogni forma di sfruttamento, vicino ai movimenti femministi antisessisti, a quelli antirazzisti, anticapitalista, militante della total liberation è un supporter della inclusive democracy [si veda anche la versione in lingua italiana].

Best ha parlato per circa un'ora e mezza, con una traduttrice a fianco, e personalmente ho quasi trattenuto il respiro per tutto il tempo, quasi per timore di perdere una sfumatura, una frase, di perdere l'occasione preziosa che mi si stava presentando di essere al cospetto di un uomo illuminato da cui non ho che da imparare.
Non avranno certo pensato questo alcune gallinelle sedute vicino a noi, che hanno ridacchiato e chiaccherato tutto il tempo, confermando il fallimento del genere umano così come lo conosciamo.

Impossibile trasferirvi il suo discorso, ma vorrei soffermarmi su un paio di punti che mi hanno colpito particolarmente.
Il movimento pacifista, a livello internazionale e locale, spesso prende i colori di un movimento "passivista", come dice Best, più concentrato sui massimi principi ma poco sull'azione. Dimenticando che le grandi rivoluzioni passate alla storia come "pacifiste" non sono mai  avvenute per dei sit-in di hippies osannanti o per predicozzi rimasti conchiusi al pulpito del predicatore.
Best ci porta l'esempio di Martin Luther King. Molti uomini e donne di colore all'epoca non conoscevano neanche il reverendo King, ma certamente conoscevano le Black Panthers e soprattutto MalcomX, quello che è passato alla storia come il "braccio violento" della rivoluzione antirazzista.
In realtà, la "violenza" per evitare la violenza non è altro che legittima difesa. Come diceva ieri Best, se c'è un ragazzo che si diverte ad ammazzare i gatti nel vicinato, usare una mazza da baseball per fermarlo non è violenza, ma legittima difesa di chi non può difendersi da solo.
La guerra in Vietnam non è stata persa dagli States per i figli dei fiori che cantavano Dylan o Baez  per le strade, ma grazie ai contadini indocinesi che hanno lottato, con ogni mezzo, si sottolinea con "ogni mezzo", per cacciare gli invasori dai loro paesi. L'azione, non solo il pensiero. L'azione abbinata al pensiero è ciò che veramente cambia lo stato delle cose.


Ancora sul concetto di violenza e terrorismo. Si parla di terrorismo ed "estrema violenza" quando viene attaccato un laboratorio di vivisezione o un allevamento di animali da pelliccia, e come tali - terroristi - sono processati i responsabili. Ma spaccare un vetro o un laboratorio si può definire atto violento allo stesso modo che tagliare la gola a un maiale, a migliaia di maiali o cucire gli occhi a una scimmia e segregarla in totale isolamento come avviene nei laboratori? Un vetro vale una vita, dunque?

Dicono, continua Best, che i media non si occupano delle liberazioni animali - che pur essendo continue appaiono solo in casi eclatanti (si veda il caso di GreenHill) - perchè la violenza di questi atti terrorizzerebbe le masse. Ma ne siamo sicuri? Siamo sicuri che non sia esattamente il contrario? Che la gente, come nel caso di GreenHill, invece è più probabile che plaudirebbe e che forse potrebbe finalmente venire a sapere cosa succede dietro le quinte e opporsi? Difficile immaginare che qualcuno, che addirittura molti non pensino Come sono coraggiosi quegli attivisti, nel vedere uomini e donne con conigli, cani, gatti, scimmie in braccio portati fuori da quei luoghi di estrema violenza e sofferenza.

Ma significherebbe appunto permettere che la gente apra gli occhi, che venga a sapere qualcosa che il sistema, il sistema capitalistico per la precisione, non vuole che succeda, a scopo di  mantenimento dello status quo.
E i movimenti animalisti ed ecologisti spesso sembrano fare il gioco del potere, più attenti a non offendere troppo il potere, impauriti di apparire troppo estremisti, ovvero coerenti. Chi mi conosce sa che la parola estremismo per me è sinonimo di coerenza e sa quanto io arrossisca di orgoglio quando qualcuno mi apostrofa come estremista. Purtroppo non merito ancora tanto, ma è ciò che auspico da sempre: diventare ogni giorno sempre più coerente (estremista?) riguardo la mia idea di vita condivisa su questo pianeta, contro ogni sopraffazione di specie, di genere, di status sociale. La vecchia storia dell'antispecismo insomma.
Non è un caso che Best si proclami vicino ai movimenti femministi, anticapitalista e antirazzista: tutte facce della stessa visione di vita. Una rivoluzione di cui si può intuire la portata e che fa intuire i motivi della feroce opposizione feroce dell'ordine costituito. Per questo fa tanto specie sentire persone che si proclamano progressiste essere tanto indifferenti alla questione dell'antispecismo nel suo insieme.



Chi è interessato a saperne di più, può leggere alcuni dei suoi scritti sul suo blog e sul suo sito, alla voce Writings. Per approfondimenti sui tre incontri tenuti in Italia, compreso quello di cui paliamo qui, si veda l'ottimo resoconto di AsinusNovus.
Tutta la mia stima e la mia ammirazione. Per quanto mi riguarda,  è stato un incontro fondamentale, imprescindibile.


“Steve Best is still not conducive to the public order.” UK Home Office on the decision to reaffirm the lifetime ban of Dr. Steven Best, 2011


martedì 4 settembre 2012

Essere vegan e all'improvviso chef

Non è solo frequentando gli onnivori che si sviluppano scambi di battute interessanti, ma anche tra vegetariani e vegan stessi.
Ad esempio, pare che quando uno o una diventi vegan (che non è come diventare testimone di Geova o iniziare a tifare la Juve, sia chiaro), per una sorta di automatismo derivante non si sa da quale cielo calato, egli o ella si dipinga come "chef". Neanche cuoco (chi realizza le ricette), proprio "chef" (chi le inventa).
Lo vediamo in alcuni siti o blog di ricette vegan. E provatane a realizzare qualcuna, già magari sospetta dalla descrizione. A me personalmente sono venuti fuori spesso piatti immangiabili. Ormai conosco i nomi di chi è veramente bravo e chi si arrabatta (poco male, ma non pubblichiamole 'ste ricette, che poi passiamo per malgustai). Panna usata per la pasta al forno, al posto della besciamella: non è che perché siano vegetali che questo abominio si possa fare, vantandosene. Ma è solo un esempio tra cento.


Ma anche nelle discussioni sui social-media la tendenza è quella: sono vegan, ergo uno chef.
Proprio stamattina leggevo dei commenti su una pagina Fb dove avevo postato un sito di ricette vegan  (o meglio, un sito di ricette generalista con una strepitosa sezione vegan) specificando che non erano opera di comuni mortali ma di professionisti. Apriti cielo. Come ho osato dare del comune mortale a dei semplici "cucinatori" a casa propria? Cosa c'è che non va nelle ricette dei comuni mortali? e via dicendo.
Allora, un conto è quando io vi posto una ricettina qui, quando tutti sanno che io non sono una chef, ma una vegan che lavora nel settore della comunicazione, aggiorna siti internet, scrive testi, etc. e mai in vita mia mi sono sognata (disgraziatamente) di studiare la chimica dei cibi, gli abbinamenti, l'uso delle spezie e delle erbe, etc.etc.

Un conto è cucinare e azzeccare la ricetta e condividerla perchè non solo per noi ma anche per altri commensali pare riuscita, invitando ad apportare migliorie e a condividerle, e un conto è definirsi cuochi, chef, etc. e non trovare differenze tra cucina casareccia e cucina studiata. Non so se riesco a spiegarmi. Perchè tra onnivori questa differenza è da sempre ben definita, intendiamoci. Poi ci sono chef buffoni, che cucinano scopiazzando o con abbinamenti incresciosi, certo. Ma essere chef sul serio significa studiare, tentare, riassestare e riprovare, ristudiare. Non mettere insieme una accozzaglia di roba e poi aspettare come per un uovo di pasqua di vedere la sorpresa.

Ho un caro amico vegan che per riprendersi da una mangiata sociale (vegan, naturalmente) ha impiegato giorni a furor di bicarbonato. Per non parlare dei mangiarini che spesso vengono propinati, con giustificato terrore degli onnivori, a base di pappette, come se i vegan fossero tutti potenzialmente sprovvisti di dentatura.
Una volta mi capitò, come raccontai in una recensione tempo fa qui, che servendo a me e a due amiche onnivore codeste pappine (miglio, cuscus, non ricordo, comunque stracotti), la gentile gestora del locale ci sottolineò nel mentre  quanto esse fossero salutari per il nostro intestino.
Meno male che non  trattavasi di una cena romantica: l'abbinamento cibo-cacca non è dei migliori a tavola. E, ripeto, non è perchè sono vegan che debba sorbirmi tiritere escatologiche, con le amiche che strabuzzano gli occhi pensando che mangiamo solo per cagare e non anche per piacere. E non è che fuori non possa mangiare un piatto di lasagne, se fatte come si deve, e debba degustare invece l'equivalente di una minestrina in brodo, che può essere adorabile, certo, ma a casa mia, la sera, d'inverno, nell'intimità della mia cucina. Per di più preoccupata e deliziata insieme all'idea che faccia andare di corpo.
Insomma, a ognuno la sua professione e tra di noi scambiamoci ricette, sì, ma senza menarla giù dura.