venerdì 5 giugno 2009

Shine On You Crazy Diamond

Guardo i diamanti con occhi diversi da quelli della maggior parte delle donne. Non sono mai stati i "miei migliori amici", volendo citare Marilyn.

Sarà che la stragrande maggioranza dei diamanti in circolazione è frutto del lavoro massacrante di adulti e bambini africani, ufficialmente pagati intorno ai 30 dollari a settimana ma che in realtà pigliano meno della metà di quella cifra, e da indiani che li tagliano e li puliscono, sempre sfruttati e sottopagati.
Sarà che i diamanti vengono utilizzati per foraggiare guerre: i leader ribelli della Sierra Leone hanno usato diamanti per pagare le armi che hanno ucciso almeno 75 mila persone e ne hanno lasciato 12 milioni senza casa. Sarà che i diamanti finanziano la morte.
Sarà che le miniere di diamanti aprono ferite senza fondo sulla terra ed inquinano l'acqua come il materiale chimico di risulta e di decantazione delle miniere che va ad inquinare le risorse idriche limitrofe. Le conseguenze ambientali di ogni tipo di estrazione mineraria sono così pesanti che, per quanto mi riguarda, anche se i minatori guadagnassero un salario equo, non sarebbe comunque una pratica accettabile.

(© Jean-Claude Coutausse/ CONTACT Press Images)

Come se non bastasse, esiste un racket dei diamanti. I diamanti sono valutabili solo perchè le compagnie stabiliscono una politica di "prezzi artificiali". Gli uomini del marketing spendono ogni anno miliardi di pubblicità per convincere la gente che i diamanti significano amore, potere, esclusività quando in realtà sono molto meno rari e costosi di quanto non ci vogliano far credere.

Potete leggere ancora altro sull'esperienza di Amnesty International con le miniere di diamanti. E non fatemi parlare delle miniere d'oro... (magari ci scriviamo un altro post in futuro)

Vediamo cosa dice al riguardo Wikipedia:

La produzione e distribuzione dei diamanti è largamente consolidata nelle mani di pochi e concentrata nei tradizionali centri commerciali dei diamanti (il più importante è Antwerp). La compagnia De Beers ha una posizione assolutamente dominante in questa industria già dall'epoca della sua fondazione nel 1888. La De Beers possiede o controlla una significativa porzione di tutti le miniere di diamanti del mondo e dei canali di distribuzione: circa il 40% della produzione annuale di diamanti è nelle loro mani. Oltre l'80% della produzione mondiale di diamanti grezzi passa attraverso laDiamond Trading Company (DTC, sempre legata alla De Beers) a Londra. La De Beers utilizza la sua posizione di monopolio per stabilire un controllo sui prezzi e vendere i diamanti direttamente nei mercati mondiali.

Se comunque volete brillare di luce impropria, se dovete comprare le fedi per le vostre nozze, almeno rivolgetevi ai pochi rivenditori di diamanti "etici", come questa gioielleria a Milano che così presenta i suoi prodotti:

Si tratta della prima linea di diamanti etici, estratti, lavorati e commercializzati nel pieno rispetto dei diritti umani. Un’alternativa concreta per chi ritiene che la dignità delle persone e dei popoli e la salvaguardia dell’ambiente rappresentino l’obiettivo e la condizione principale di un’economia sostenibile. Si tratta di diamanti provenienti dal Canada e, precisamente, da una miniera situata nello stato dei Territori del Nord Ovest. La miniera basa la sua attività su alcune priorità tra cui:

  • la sicurezza dei lavoratori;
  • l’instaurazione di un rapporto corretto e rispettoso con le popolazioni locali;
  • un alto grado di responsabilità ambientale.

Gli Ethical Diamond sono pietre uniche in Italia, perché vendute dalla Gioielleria Belloni con tre importanti garanzie:

  • la prima ne certifica l’origine, attraverso un numero di serie e un logo (il Canadamark) e la “foglia d’acero” simbolo del Canada, incisi al laser sulla pietra stessa. Ed è proprio questa la vera rivoluzione nessun diamante al mondo si conosceva, fino ad ora, la provenienza;
  • la seconda attesta che tutta la filiera, dall’estrazione alla vendita, aderisce al “Canadian Diamond Code of Conduct”, un severo codice di condotta stipulato dal governo canadese che deve essere obbligatoriamente rispettato sia da chi estrae sia da chi vende le pietre in questione;
  • e, infine, la terza (comune anche agli altri diamanti) ne certifica purezza, peso e colore.

La Gioielleria Belloni, inoltre, devolve una royalty del 5% a Soleterre Onlus. In particolare, “ethical diamond” si schiera al fianco della campagna “Il Solitario”, che ha l’obiettivo di sostenere 700 bambini in Sierra Leone e Costa d’Avorio all’interno di 4 case famiglia che erogano servizi sanitari, educativi e sociali. Il legame fra il diamante etico e il progetto è evidente anche semplicemente leggendo lo slogan della campagna: “In Africa c’è un diamante a cui non è concesso brillare. E’ un bambino orfano di guerra”.




P.S. Se qualcuno conosce rivenditori di diamanti etici in altre città d'Italia, beh, sono a disposizione per renderli noti attraverso queste pagine. Come di consueto, questa non è pubblicità. La gioielleria in questione non sa neanche di essere stata menzionata in questa sede.

2 commenti:

Claudio ha detto...

Sai già cosa ne penso di gioielli e pietre preziose...

Ariel ha detto...

Lo so
e come potrebbe essere altrimenti?