Ieri mi sono ritrovata a pranzo in ufficio con alcune colleghe, ognuna col suo pranzo portato da casa o acquistato al bar di fronte, e si parlava di animali di casa, di vita di campagna, e similari.
Parlando di vacanze appena trascorse, raccontavo di mia cognata, appena ripartita, che non è avvezza alla vita rurale perché timorosa di insetti, farfalle, cani e perché abituata da sempre a vivere in città (da anni abita a Parigi), e dei suoi deliziosi figlioli, che invece si sono divertiti un mondo a giocare con i nostri cani e i nostri gatti.
La notte in cui hanno dormito da noi si sono ritrovati la mattina abbracciati a due dei nostri cani e ne sono stati entusiasti, non hanno parlato d'altro per giorni, senza contare della distribuzione dei semini nelle mangiatoie per gli uccelli, dei giri serali con pila alla mano tra i filari di uva fragola e allo stagno, e così via.
scene disgustose |
Le colleghe hanno avuto un sussulto, come a dire: questo è un po' troppo, dormire con i cani... Una esordisce con I peli mi fanno schifo, le altre annuiscono e rafforzano la sua opinione. Al che, se mi conoscete un po' dalla lettura di queste pagine potete immaginare, non mi sono fatta sfuggire l'occasione di raccontare di come noi esigiamo (ma non c'è bisogno di pregarli) addirittura la presenza dei due gattoni nel letto d'inverno, tutti belli caldi e soffici. Se no che li abbiamo presi a fare? E che, mangiano a ufo? O ci si coccola oppure che senso ha?
D'estate preferiscono stare alla larga e farsi i loro giretti in notturna, ma d'inverno sono i primi ad accomodarsi. I cani non salgono sul letto, tre sono troppi, più di cento chili in totale, ma qualche bella dormita sul divano davanti alla tv ce la facciamo, tutti insieme appassionatamente.
Facce ancora più sbigottite e schifate. Una collega ha addirittura pregato di cambiare discorso mentre si mangia.
Da notare che sono tutte onnivore, che tutte avevano nel piatto secrezioni mammarie bovine cagliate, gamberi spellati, tonno squartato e inscatolato (che se guardavo troppo mi si rivoltava lo stomaco davvero). Per non parlare del fatto che gran parte di loro sono devote a diete iperproteiche stile Dukan. Altre mi hanno appestato a volte con puzzo sulfureo di galline cotte, da dover uscire dalla stanza per non vomitare sul serio e non per posa.
Roba che non oserei portare alla bocca neanche sotto minaccia di bazuka, pena i conati di vomito.
Eppure, tutte delicate e iper attente ai peli di cani e di gatti, al punto da suscitare in loro schifo e ribrezzo. E poi mangiano quello che mangiano, senza alcun sentore di disgusto. Pus, antibiotici, residui fecali, putrescina, cadaverina, niente al cospetto dei peli di cane, che peraltro nessuno si sognerebbe mai di mettere in bocca per diletto ma che al massimo ritrovi sul divano, per terra e sui jeans. A meno che uno non passi la giornata a leccare per terra, naturalmente.
Il mondo è bizzarro. Il senso del ribrezzo è individuale (anzi, va per categorie di persone). E io, qui, che continuo a stupirmi, come fanciullino pascoliano.
Giovanni Pascoli e il fanciullino |