lunedì 30 aprile 2012

I motivi del mio non andare al Veganfest

Naturalmente ognuno è libero di fare ciò che meglio crede, ça va sans dire. Ma io non ho nessuna intenzione di frequentare kermesse sul genere del Veganfest, non so se avete presente. Una fiera commerciale che, puntuale come la muerte, tutti gli anni ci capita tra capo e collo come i natali e i capodanni.
Prima di tutto, non vedo il motivo di fare centinaia di chilometri per arrivare fino in Toscana come se fossi l'adepta di una qualche setta strana che si vuole ritrovare con i propri compagni di fede. La mia non è una fede, non è un credo misticheggiante, semplicemente non mangio gli animali perché sono una persona per bene che trova folle nutrirsi di carni di esseri viventi trucidati e non vede perché dovrebbe farlo. Tutto qui, la cosa più naturale del mondo. Quindi, con tutto il rispetto anche per voi che mi leggete, non è che io senta la necessità di andare in un posto dove presumibilmente ci saranno tanti vegan. Preferisco di gran lunga avere una corrispondenza di opinioni qui sul blog con tutti quelli che mi lasciano commenti e mi scrivono in privato, mi ci sento sicuramente più in confidenza.
Forse che i vegan sono esseri speciali che vanno visti perché hanno il naso a trombetta e le orecchie a punta?
Questo è il primo motivo, a prescindere dal tipo di organizzazione di questo genere di eventi. Ma è naturalmente una mia modesta opinione che lascia spazio a un dibattito in questo senso. 

In questo caso, però, nel caso di questo fest ci sono altri motivi meno soggettivi che mi fanno disdegnare l'evento come addirittura controproducente per la diffusione del veganesimo nel nostro Paese. Se da un lato fa notizia e leggo sui vari magazine generalisti notizie sulla fiera e la parola "vegan" appare come la moda del momento, mi preoccupa invece cosa accade dopo questo momento.
Oltre la moda, c'è vera informazione da quelle parti? si mantiene una coerenza, quella che il popolo chiama "estremismo" e che non è altro che coerenza, nella scelta degli espositori, dei medici presenti e dei prodotti reclamizzati?
La risposta è un no, secco. Vi invito a leggere qui per maggiori dettagli.

Le persone che ci lavorano, tutti o quasi volontari, perché lo fanno? Di norma si lavora gratis per una buona causa, per raccolte di fondi per un rifugio di animali, per la produzione di materiali atti a campagne informative, e via dicendo. Qui no. Qui si lavora gratis per un'operazione commerciale, per ingrassare e ingrossare le tasche degli organizzatori che non hanno nessuna attività animalista prevista nella loro agenda. 
I loro scopi sono esclusivamente commerciali e chi si interpone nei loro affari, anche semplicemente informando circa le loro attività, compie atto sacrilego e va punito. Personalmente, a causa di questo, nell'agosto scorso sono stata portata in tribunale. Tacciata poi di "bieca invidia", come se avessi io stessa attività commerciali da difendere e volessi assurgere ai fasti di cotanto giro di affari. Ahimè, non è così, non ho nulla. Gestisco solo, insieme a due amiche, un sito - Stiletico - dal quale non traiamo un euro bucato perché è semplicemente un sito di recensioni e non vendiamo un fico secco.

Per non dire della "certificazione" (non riesco neanche a scriverlo senza che mi venga da ridere) inventata da codesti organizzatori della fiera. Una autocertificazione, senza alcuna autorevolezza ne' tanto meno controllo, che i prodotti siano vegetali al 100%, che poi siano sperimentati o meno - nei loro componenti - sugli animali non frega niente a nessuno. Come se le certificazioni, quelle sì, autorevoli fino ad ora esistenti sul cruelty-free fossero nulla. Naturalmente, anche in questo caso, sono i denari a muovere il mondo. Paghi, io ti certifico e vai con dio. Se qualcuno non è d'accordo, si tratta di gente che non ha niente da fare, che non fa lavorare in santa pace (oddio mi ricorda qualcuno in politica...), gente intrisa di odio e rancori. Tutta qui la difesa. Perché in effetti non ce ne può essere un'altra, di difesa, solo dogmi ad uso e consumo dei più ingenui e meno informati.

Non vado - ancora  - a fiere che si fregiano del termine "vegan" come di una bandiera e poi ospitano steak house solo perché producono birra artigianale. O dove tra gli standisti ci sono venditori di piscine o materassi col bollino "vegan". L'anno scorso ricordo ancora lo spasso di trovare nel loro catalogo produttori di peperoncini e mandorle col bollino verde. Meno male. Se non fossero stati certificati, sarei rimasta per sempre col dubbio che quelle mandorle fossero fatte di sugna e quei peperoncini di lardo.
Insomma, non prendiamoci in giro e non facciamoci abbindolare da chiunque si riempia la bocca di vegan, vegan, vegan.
La nostra personale festa andiamo a farla al banco di frutta e verdura del mercato rionale. E' lì che un vero vegan festeggia: quando compra dei pomodori e magari sono pure buoni, non come quelli insipidi del banco accanto. E se avete voglia di vedere altri vegan, interessati oltre che ai materassi, anche alla difesa dei nostri compagni di pianeta, frequentate piuttosto banchi informativi animalisti nella vostra città. Se abitate in un piccolo centro e ancora non ci sono gruppi, fondateli voi.
Quelli sono i vegan interessanti da cui è bello essere circondati. Gente che non vende e non compra nulla, che si dà un gran da fare per rimediare denari per un rifugio di cani abbandonati, ad esempio, o per creare eventi senza scopo di lucro a scopo di diffusione e circolazione delle informazioni.
Il resto è fuffa. Siate vigili, siate lucidi, non siate dogmatici, non siate superficiali.




domenica 29 aprile 2012

Vi domandate perché...

Molti di noi si chiedono costantemente come sia possibile che, nonostante la diffusione ormai capillare delle notizie circa il trattamento degli animali considerati cibo o cose (v. vivisezione), la gente rimanga in stragrande maggioranza indifferente e continui a vivere la propria vita senza cambiare abitudini. Magari vedi persone inorridire ma continuare a divorare esseri viventi, magari ne vedi altre continuare invece a sostenere che tutto deve andare come è sempre andato e così fanno.
Vi domanderete perché succede questo e la risposta è nella vignetta sottostante.


mercoledì 25 aprile 2012

Tre ragioni per cambiare

Oggi vi presento un articolo di Ginger Burr, una image maker americana davvero in gamba. Nei suoi articoli e nei suoi seminari insegna alle donne come vestirsi e come truccarsi in - guarda caso - maniera cruelty-free. Questa deliziosa signora è vegan, naturalmente. La traduzione e l'adattamento dell'articolo è mio, mi scuso con Ginger per eventuali imprecisioni.


Non molto tempo fa, stavo facendo acquisti  in uno dei miei negozi preferiti  e quando ho chiesto se la cintura che mi stavano mostrando fosse di cuoio, la commessa mi ha detto: "Sì, ma è un sottoprodotto dell'industria della carne, non è che gli animali sono stati uccisi appositamente per produrre questa cintura. Sono certa di questo." E io: "So che lei lo crede veramente. Ma, quanto c'è di vero in quello che ha detto? Il mondo della moda ha certamente il suo fascino e aspetti che sono divertenti da considerare, ma la verità è che spesso quando si va a vedere sotto la superficie, l'industria della bellezza ha un sacco di cose da spiegare. Ciò diventa ancor più vero se pensiamo a come molti capi di abbigliamento e accessori sono realizzati. La pelle è solo una di quelle zone oscure. Allora, analizziamo i primi 3 motivi per dare un bel calcio alle scarpe di pelle (e tutto ciò che possediamo fatto in pelle!)...

1. Alcuni tipi di pelle sono  meglio di altri.
La verità è che non importa, qualunque tipo di pellame non può mai essere cruelty-free, neanche con uno sforzo di immaginazione. L'industria della carne è una delle più crudeli e si fa conto soprattutto sulle pelli vendute per fare soldi e mantenere l'industria della carne in attivo. I due prodotti vanno di pari passo. L'industria del cuoio è enorme.  Si tratta di un settore che rende miliardi di dollari ed è saldamente radicato nella nostra cultura. In effetti, la mia sensazione è che la gente mangia effettivamente meno carne e proprio per questo  l'industria si basa ancora più pesantemente sulla produzione del cuoio per rimanere redditizia. Non importa come la si guardi, la pelle è  pelle e in ogni caso gli animali muoiono di una morte brutale per produrre gli accessori di moda che acquistiamo - dal portafogli ai divani.  La verità è che un animale è stato ucciso per creare il prodotto. Alcuni animali poi sono allevati solo per la loro pelle, proprio come altri animali vengono allevati esclusivamente per l'industria della pelliccia. Non c'è davvero alcuna distinzione tra pelle e pelliccia, è solo che siamo più consapevoli  circa le nefandezze dell'industria della pelliccia, perché questa è vista come un lusso. In questi anni stanno spuntando ovunque splendide alternative alla pelle,  la pelle non è più una necessità.

2. E indossare pelle conciata al vegetale?
Ci si potrebbe sentire meglio indossando pelle conciata al vegetale, ma gli animali ancora subiscono grandi  tormenti  come per la produzione della pelle conciata in maniera tradizionale. Non cambia nulla. Per essere onesti, la pelle conciata al vegetale non è veramente  eco-friendly, come vorrebbero farci credere. La pelle va a finire  sempre  in un bagno chimico detto "leatherize" . Ricordate, la pelle è la pelle, e la pelle non curata si decompone. Questo bagno chimico tossico è necessario per la pelle per la transizione in qualcosa che non assomiglia alla sua forma originale. In definitiva, diventa un prodotto che può ora essere indossato per anni e anni senza deteriorarsi. Ma, e questo è super importante, ci vuole un bel bagno chimico per far sì che questo accada. L'impatto ambientale è ancora enorme in quanto  l'allevamento di animali  è un incubo ambientale a cui si deve aggiungere  il processo di trasformazione di tali pelli di animali in qualcosa che qualcuno può indossare. Dire no alla pelle è l'unica opzione.
3. Non-pelle=Brutto?
Cinque o dieci anni fa forse poteva anche essere vero che la maggior parte delle opzioni cruelty-free non erano molto eleganti. Ma i tempi cambiano, e stanno cambiando in fretta! Cresce la consapevolezza e cresce la domanda di prodotti cruelty-free, gli stilisti (soprattutto quelli più all'avanguardia) stanno rispondendo sempre più positivamente e con alternative di straordinaria bellezza alla pelle. Sono presenti tutte le fasce  di prezzi. Personalmente possiedo stivali in ecopelle di Steve Madden, nonché una borsa bellissima da Stella McCartney che ho trovato in un outlet.  Vi è una vasta gamma di prezzi disponibili per soddisfare ogni portafoglio.


E mentre Ginger Burr propone a mo' di esempio una serie di negozi statunitensi, on line e su strada, io non posso che ricordarvi di fare un salto su Stiletico. Dopo, non avrete più dubbi: vestire cruelty-free si può.

sabato 21 aprile 2012

Veg Austria

Ancora qualche dritta su vacanze su misura per chi non vuole fare colazione con uova e pezzi di animale fritti. Questa volta non andiamo troppo lontano, si tratta di qualcosa più alla nostra portata, praticamente subito oltre i nostri confini.


C'è un posto, in Austria, che si chiama Arche, costruito in mattoni ma soprattutto in legno e anche in argilla. All'interno il legno non è stato trattato con formaldeide e le vernici usate per gli interni sono tutte ad acqua. L'acqua calda va ad energia solare. Fanno la raccolta differenziata. Non vengono usate confezioni in alluminio, plastica o tetrapack per la colazione, mentre tovaglioli, carta igienica, etc. sono in carta riciclata. 

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Il posto è situato ai limiti di un bosco, in una delle zone più soleggiate dell'Europa centrale.
I cibi sono tutti provenienti da agricoltura biologica e i pasti serviti sono vegetariani o vegan, così come i dolci che vengono serviti con il tè di montagna raccolto in loco. Gli hot dog serviti sono naturalmente a base di wurstel di tofu...
Non male, no?! I prezzi li trovate nella versione italiana e sono più che onesti.

Ancora in Austria, a 15 minuti dal centro di Vienna, a Klosterneuburg, troviamo una guesthouse di sole 4 stanze, situata in un posto molto tranquillo, circondata da un bel giardino. Per soli circa 46 euro a notte in due si dorme e si fa colazione. Naturalmente una colazione bio-vegan o bio-vegetariana. Meglio di così?!


giovedì 19 aprile 2012

Plutarco, Del mangiar carne

Tu vuoi sapere secondo quale criterio Pitagora si astenesse dal mangiar carne, mentre io mi domando con stupore in quale circostanza e con quale disposizione spirituale l’uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto; e imbandendo mense di corpi morti e corrotti, diede altresì il nome di manicaretti e di delicatezze a quelle membra che poco prima muggivano e gridavano, si muovevano e vivevano. Come poté la vista tollerare il sangue di creature sgozzate, scorticate, smembrate, come riuscì l’olfatto a sopportarne il fetore? Come mai quella lordura non stornò il senso del gusto, che veniva a contatto con le piaghe di altre creature e che sorbiva umori e sieri essudati da ferite mortali?

Si muovevano le pelli, le carni muggivano sugli spiedi cotte e crude, e come di vacche si udiva una voce.
Questo è invenzione e leggenda; nondimeno, è veramente mostruoso che un individuo abbia fame di esseri che ancora muggiscono, insegnando di quali animali ci si debba nutrire, mentre questi sono ancora in vita ed emettono la propria voce, e stabilendo determinati modi di condire, cuocere e imbandire le loro carni. Bisognerebbe cercare chi per primo diede inizio a pratiche simili, non colui che troppo tardi vi pose fine.

Qualcuno potrebbe dire che i primi uomini a mangiare carne furono sollecitati dalla fame. In effetti, non perché vivessero fra desideri illegittimi, né perché disponessero del necessario in abbondanza essi pervennero a questa pratica, sfrenatamente abbandonandosi a inammissibili piaceri contro natura. Anzi, se in questo momento ritornassero in vita e riacquistassero la voce, essi direbbero: "Beati e cari agli dèi voi che vivete adesso! Che epoca vi è toccata in sorte, quale smisurato possesso di beni godete e vi dividete!

Quante piante nascono per voi, quanti frutti vengono raccolti: quanta ricchezza potete mietere dai campi, quanti prodotti gustosi cogliere dagli alberi! Vi è lecito anche vivere nell’abbondanza senza il rischio di contaminarvi. Noi, al contrario, abbiamo dovuto far fronte al periodo più cupo e buio del mondo, perché ci siamo trovati in una condizione di grande e irrimediabile indigenza fino dalla nostra prima comparsa sulla terra. L’aria occultava ancora il cielo e gli astri, mescolata a una fosca e impenetrabile umidità, al fuoco e ai turbini del vento. 'Non ancora il sole' aveva assunto una posizione stabile,

né con il suo corso fisso distingueva alba
e tramonto, e li conduceva di nuovo indietro < dopo averli incoronati con le stagioni fruttifere
inghirlandate di bocciuoli: la terra era stata violentata

dallo straripare disordinato dei fiumi, e in gran parte 'per le paludi era informe'. Essa era inselvatichita da un profondo strato di melma e dal rigoglio di boscaglie e di macchie sterili. Non venivano prodotti frutti domestici e non esisteva alcuno strumento dell’arte agricola, né c’era alcun espediente della ragione umana. A quel tempo la fame non dava tregua, e il seme del grano non attendeva le giuste stagioni dell’anno. Che c’è dunque di strano se contro natura siamo ricorsi alla carne degli animali, dal momento che si mangiava il fango 'e si divorava la corteccia degli alberi', ed era una fortuna 'trovare un germoglio di gramigna o una radice di giunco'? Dopo aver assaggiato una ghianda e averla mangiata, eravamo soliti danzare di gioia attorno a una quercia o a una farnia, chiamandola datrice di vita, madre e nutrice. Quest’unica festa era nota alla vita di allora, mentre il resto era tutto un rigurgitare di turbamento e di tristezza. 

Ma voi, uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza? Perché calunniate la terra, come se non fosse in grado di nutrirvi? Perché commettete empietà contro Demetra legislatrice e disonorate Dionisio benigno, dio della vite coltivata, come se non vi venissero da loro doni a sufficienza? Non vi vergognate di mischiare i frutti coltivati al sangue delle uccisioni? Dite che sono selvatici i serpenti, le pantere e i leoni, mentre voi stessi uccidete altre vite, senza cedere affatto a tali animali quanto a crudeltà. Ma per loro il sangue è un cibo vitale, invece per voi è semplicemente una delizia del gusto".

[...]
Nulla turba comunque il nostro senso del pudore, non il fiorente aspetto di queste creature sventurate, non il fascino della loro voce armoniosa, non l’accortezza della loro mente, né la purezza del loro modo di vivere e la loro straordinaria intelligenza. Invece, per un minuscolo pezzo di carne priviamo un essere vivente della luce del sole e del corso dell’esistenza, per cui esso è nato ed è stato generato. Per di più, crediamo che i suoni e le strida che gli animali emettono siano voci inarticolate, e non piuttosto preghiere, suppliche e richieste di giustizia: poiché ognuno di loro proclama: "Non cerco di scongiurare la tua necessità, ma la tua tracotanza; uccidimi per mangiare, ma non togliermi la vita per mangiare in modo più raffinato". Che crudeltà! E’ terribile vedere infatti imbandite le mense dei ricchi, che usano i cuochi, professionisti o semplici cucinieri, come acconciatori di cadaveri; ma ancor più terribile è vedere quando esse vengono sparecchiate: perché gli avanzi sono più abbondanti di quanto è stato consumato. Queste creature dunque sono morte inutilmente!


(Plutarco, Del mangiar carne, trattati sugli animali, ed. Adelphi, Milano, 2001, a cura di Dario del Corno, traduzione di Donatella Magini)

lunedì 16 aprile 2012

AperiVegan ad Aprilia (Lt)



Il gruppo di attivisti "Vegan Città di Latina", in collaborazione con l'associazione culturale "La Freccia", presenta "AperiVegan @Ex-Mattatoio".


Domenica 22 aprile, a partire dalle 18, una serie di proiezioni di brevi filmati per riflettere insieme sull'antispecismo, sulla sofferenza e lo sfruttamento degli animali e sull'impatto negativo sulle popolazioni del 3° mondo causato dal consumo di carne e derivati nel 1° mondo.

Ognuno di noi può prendere parte al cambiamento, se lo desidera. Partecipa all'evento!
Ci sarà il mitico aperitivo proposto dai volontari del gruppo "Vegan Città di Latina" per mostrarti che una scelta etica in questo senso non solo è possibile ma è anche "buonissima"!

Io ci sarò, e voi?

venerdì 13 aprile 2012

Due corsi di cucina vegan

Lo chef Riccardo Gessa (certificato AVA) sarà ospite dell'organizzazione EventiNoProblem di Roma per due serate all'insegna della cucina cruelty-free.

Il primo incontro, giovedì 3 maggio dalle ore 18 alle 21, sarà dedicato ad un corso introduttivo teorico e pratico di cucina vegan nel corso del quale verrà preparato un intero menu (dall'antipasto al dolce) che sarà poi degustato alla fine della lezione.
La lezione di cucina sarà accompagnata da un'introduzione ai concetti base dell'alimentazione vegan e saranno distribuiti materiali  utili per una prima informazione di orientamento.


Il secondo incontro, giovedì 10 maggio sempre alla stessa ora,  sarà dedicato invece specificatamente alla preparazione di un buffet vegan con il corso di Finger Food. Anche durante questa serata, oltre alla lezione di cucina vera e propria, ci sarà modo di fare una chiaccherata di orientamento e di rispondere alle curiosità dei partecipanti.

Ah, dimenticavo. Ci sarò anch'io a fianco dello chef!

I corsi si terranno presso la Domus San Sebastiano, una magnifica location nel cuore del Parco Regionale dell’Appia Antica, a pochi passi da Cecilia Metella, con un ampio parcheggio interno. L'organizzazione offre anche i servizi di baby-sitting e dog-sitting su richiesta durante il corso.


Per informazioni:
Eventi No Problem
Via San Sebastiano, 9 (angolo via Ardeatina 237), Roma
Info e iscrizioni: Raffaella cel. 3275798566
eventinoproblem@gmail.com
www.eventinoproblem.net

A breve, pubblicheremo il menu delle due serate. A presto!

martedì 10 aprile 2012

Grotesque

Di ritorno da una scampagnata in campagna, con picnic, ripensavo a cose dette e ascoltate e un pensiero mi sovveniva: quello della figura dell'Antigrazioso in arte nel XX secolo. 
Mi riferisco in particolare a due opere. La prima è l'Antigrazioso di Carrà, dipinto nel 1916, definito come "semplificazione mostruosa e quasi grottesca della realtà in una totale astrazione temporale".  La seconda, stesso titolo e di pochi anni prima, ma questa volta di Boccioni, è una scultura originariamente in gesso e poi riprodotta in bronzo. Boccioni produsse anche un dipinto dall'identico nome. Anche qui è ritratta una figura deforme.

Perchè vi tedio con siffatte riflessioni che appaiono a occhio ignaro come divagazioni oziose da siesta post-prandiale? Ora vengo al punto.
E' che sono stata investita come da un'onda anomala da quel senso del grottesco che, applicato all'essere umano, mi fa patire come una febbre, come un'insolazione, come - forse più appropriatamente - una desolazione.
Non sono assidua frequentatrice di consessi umani, tendo a una vita piuttosto ritirata. Dal momento che già per lavoro sono obbligata a frequentare umanidi in grande quantità (e non tutti di cattiva fattura, per mia fortuna),  nel tempo libero preferisco la compagnia dei miei cani e dei miei gatti o comunque di pochi altri (bipedi).
Quando mi ci ritrovo in mezzo e si finisce giocoforza a parlar di cosa si mangia, di come si vive, di cosa si pensa, mi accorgo del gap comunicazionale - per usare un termine che forse non esiste - ma soprattutto etico, filosofico, estetico che mi divide dalla maggior parte della popolazione.
Come ho già avuto modo di ribadire, non me ne pascio e cambierei mille e mille volte questo senso di altera solitudine con l'essere una dei tanti di una moltitudine di persone che non uccidono, che non sbranano, che non divorano nessuno. Perché con un eventuale e da molti vagheggiato "senso di superiorità", come dire, ci faccio la birra. Sai che spasso. 

Una delle immagini che più mi ha colpito nella giornata, come in un film (mi si staglia nella mente come...avete presente un piano americano?) è stata quella di una persona del simposio umano di oggi che così parla: Ho sempre collegato la sensualità, il sesso con la buona cucina, grassa, ricca, con la passione nel mangiar la carne (il tutto accompagnato da un gesto come a sbranar tranci di qualche animale). Come si fa a pensare al sesso, alla sensualità in genere,  mangiando vegetariano?

E qui torna in campo la figura dell'antigrazioso. Ma vabbè, lasciatemi parlare, sono pensieri miei, a ruota libera. Dunque, dicevo, ho la fortuna di non aver vissuto la mia vita da adulta da carnivora, dal momento che dal giorno del mio 18° compleanno sono diventata vegetariana, per cui non riesco neanche a immaginare - neanche nel peggiore dei miei incubi - un approccio "sensuale" da alcuna delle parti  seguiti o preceduti da una mangiata di brandelli di carni animali.
Magari con ancora le mani imbrattate di sangue (se poco cucinati) o di unto, magari con qualche cicciolo tra i denti, guardare con cupidigia il mio commensale e collegare al corpo del bovino o degli uccelli che sto ingerendo il corpo del concupito, no, non mi è mai accaduto. 
Pensavo potesse succedere solo, che so io, a Vitellozzo, insomma a quei personaggi da locanda medievale per i quali mangiar animali smembrati era sinonimo di opulenza in tempi in cui opulenti erano solo i ricchi (già malati di gotta) e quindi di festa,  di consesso carnale.
Certo, una sensualità un po' da Conte Ugolino.


Sapevo che i profumi delle spezie, delle erbe, i colori, le nuances di sapori, potessero fungere da afrodisiaco, ma non che lo sbranar con mani e ingerire corpi altrui richiamasse alla copula. Per non parlare degli aliti e delle eruttazioni a seguire, ma tralasciamo.

Ancora, una sequela di FAQ, che, per carità, ci stanno, tra persone che non hanno mai avuto il sentore di un modo di vivere diverso. Ma quando non supportate, le FAQ, da alcun sostegno scientifico ma solo da dicerie di zie e dall'appellarsi a una cultura, una tradizione che ci appartiene, beh, che FA (frequent answers) dai? Tutto cade in un calderone di luoghi comuni così radicati che nulla entra e nulla esce.
Quando mi viene detto che l'uomo è onnivoro e io sono lì, in mezzo a chi lo sostiene, dimostrando mediamente dieci anni di meno (mi vergogno a ribadirlo, ma...), con mie coetanee intorno che spesso appaiono come mie genitrici, con evidenti segni di decadenza fisica (spesso di pari passo con quella morale) e problematiche mediche manifeste. Io, che ho vissuto gran parte della mia vita da vegetariana e da vegana, dunque, non sono testimone di nulla? Giusto, infatti mi è stato detto che dipende dal fisico, non per tutti è così. Come se uno nascesse con un fisico senile ed è dunque più sfortunato di altri? Come se uno quella fisicità non se la costruisse vivendo con decenza, soprattutto nei confronti degli altri esseri viventi e poi nei propri confronti?
No, se magna come se non ci fosse un domani, bando a qualunque senso di pietas, neanche il più elementare, e poi ci si stupisce nel ritrovarsi un corpo sconosciuto o semplicemente ci si rassegna. Ho sentito molti dire beh, è normale, con l'età si ingrassa, la pressione sale, il colesterolo avanza, la cistifellea va in pappa. Ma chi l'ha detto?! E poi, l'età che avanza, sarebbe...a 40 anni?

Apro tra l'altro parentesi riguardo al tema "tradizione", termine il cui solo suono  fa rizzare i capelli che ho in testa. Purtroppo, richiama alla mia mente soprattutto accezioni negative, che vanno dalla consuetudine dell'incesto alle condizioni di vessazione delle donne, al lavoro minorile, e così via. Buon selvaggio? No, grazie. Questa visione della tradizione come di un diktat a cui sottoporsi mi fa pensare che se una donna nera, tanti anni fa, non fosse andata contro la "tradizione" di cedere il posto ai bianchi, in America, forse ancora saremmo alla segregazione razziale. 

Invece, per i più, nessun dubbio, granitiche certezze, nessuno scartamento di lato, nessuna uscita dai binari prestabiliti.

Avrei tante cose da raccontarvi, ma mi accorgo che l'ho tirata lunga. Basta così.

lunedì 9 aprile 2012

A chi si ribella

Ospito oggi lo scritto di un amico conosciuto tramite queste pagine. Questo anche per ricordarvi che il mio blog può ospitare le vostre riflessioni. Ne sono onorata, come è d'uopo quando si ha un ospite in casa.


A chi si ribella
A chi sa che fra un po’ dentro la scatola dei diritti non ci sarà più niente
a chi paga tasse che non bastano mai, perché gli evasori sono troppi e se la ridono
a chi è salito sui tetti, perché per terra non lo cagava più nessuno
a chi si oppone ai marchionni, casual di fuori e gerarchi dentro, che pretendono servi muti e striscianti
a chi non vuole più altre “grandi opere” perché gli bastano quelle già fatte: grandi solo di corruzione, scempio e debiti che lasciano ai neonati
a chi ha osato alzare la testa contro una dirigenza arrogante protetta da divise e lacrimogeni
a chi pretende un orizzonte certo e invece la Gelmini gli propone solo un precario surrogato
a chi è stanco di raccogliere pomodori al prezzo degli schiavi
a chi vuol smettere di stare in dieci in una casa per due
a chi non sopporta più di aver paura di camorristi, polizia e ronde
a chi inoltre è anche donna e quindi per lei tutto è anche peggio
a chi non accetta di far carriera come ruffiano o troia, o le due insieme che è ancora meglio
a chi è incazzato perché ogni giorno gli rubano un po’ di vita e quindi, volendo, dovrebbe poter capire noi: quelli a cui la negano del tutto.


Con la complicità passiva di una massa narcotizzata dalla TV e che non ammette di trovarsi già con un piede nel mattatoio dei vinti, vi state avvicinando alla nostra normale condizione di vita. Il secondino ogni giorno vi accorcia la catena, negandone la lunghezza che aveva ieri. Di questo siamo esperti: a noi i diritti li hanno macellati migliaia di anni fa e non ce li hanno mai più restituiti. 

Da allora, complici le religioni, ripetono che non li abbiamo mai avuti, che siamo a completa disposizione del genere umano. Da allora viviamo sopraffatti, bastonati dai ricchi e dai poveri, dai generali e dai soldati. Rappresentiamo l’allenamento umano alla repressione, la forma primitiva di sfruttamento resa poi “normale” da secoli di ripetizione. Per migliaia di anni l’uomo ci ha massacrato per farsi la guerra, ci ha frustato affinché trainassimo il suo progresso fasullo e ora continua a pagare il conto ammazzandoci.

Mentre giustamente urlate contro chi recinta il vostro futuro col filo spinato, pensate ai miliardi di bestie internate che urlano e che nessuno vuol sentire. Allo sfruttamento assoluto dei più deboli di tutti.
Non dimenticatevi dei senza tutto, senza voce, senza sindacati, senza bandiere, fecondati a forza, costretti a nascere, a crescere orfani, castrati, sbeccati, ingabbiati, munti, spiumati, incatenati, venduti ed infine spellati e fatti a pezzi.

Per voi il pestaggio schifoso della Diaz è stato definito “macelleria messicana”: per noi il mattatoio non è una metafora, ci ammazzano sul serio, ogni giorno a milioni, gli italiani, i messicani e tutto il resto del mondo, e nessuno processa nessuno. Per voi la prigione arriva dopo un processo, magari un processo che fa schifo, ma per noi l’ergastolo arriva subito, senza colpe e senza appello, appena nati. Per voi la pena di morte non c’è,
nemmeno per chi brucia operai o fotte bambini e poi li sotterra: per noi esiste in tutti i paesi, anche nei più civili. 

Per voi l’aspettativa di vita è tale da mettere in discussione le pensioni: per noi normalmente è ridotta a un decimo e per come ci trattano gli allevatori è meglio così. Su di voi le terapie si accaniscono anche quando siete ridotti a larve: a noi ci ammazzano giovanissimi e in piena salute. Per voi lavorare può essere anche pericoloso: per noi è sempre fatale. Per voi le morti sul lavoro sono una vergognosa percentuale da ridurre: a noi ci ammazzano tutti. Per noi il lavoro è morire.
Quando urlate a chi vi rinchiude o vi bastona - “ non siamo animali, non potete trattarci così ” - implicitamente ammettete che possano farlo a noi, consci che sfruttamento e prigione sono esercizi esclusivamente umani. Nessuna bestia pianifica la nascita, la reclusione e la morte di un’altra specie.
E tutto ciò avviene non per questione di vita o di morte di chi ci mangia o ci strappa la pelliccia, ma per il lucro cospicuo di chi alleva e commercia e per il gusto o la vanità di chi compra.

E, paradossalmente, tutto avviene anche col contributo di quegli oppressi che, preoccupati esclusivamente della propria difesa, contestano gli oppressori continuando, tranquilli e con cieca incoerenza, a divorare altri oppressi ridotti in polpette.
Siamo condannati a morte per il disinteresse globale di padroni e servi e per soddisfare lucro e palato. E per ingrassare l’attitudine al non pensare.
Forse non ve ne rendete conto, ma noi, da sempre, vi siamo molto vicini. Se aprite il vostro frigorifero noi siamo lì, nell'unico posto in cui troviamo pace.

Walter Giordano

sabato 7 aprile 2012

Ex Lux Fruit



Oggi e domani a Roma.
L’evento e assolutamente gratuito. Si spera nel sole, ma in caso di pioggia ci si potrà spostare in un luogo coperto da definire. Maggiori info su www.fruttalia.it.




giovedì 5 aprile 2012

La mia carbonara

Non ho mai mangiato la pasta alla carbonara. A casa mia non si usava, non faceva parte delle tradizioni culinarie, che erano poi un mix tra ispirazioni lombarde e suggestioni siciliane (data la provenienza dei miei genitori), e la carbonara non era un piatto che rientrava in alcun modo nelle abitudini quotidiane.
Poi a 18 anni smisi di mangiare animali, così fu che da adulta la scansai sempre accuratamente nei ristoranti o casa di amici.
Qualche anno fa però, ancora da vegetariana, assaggiai la classica carbonara per l'appunto vegetariana, ovvero a base di zucchine (invece che pancetta o come diavolo si chiama quella roba oscena) ma sempre con le uova, crude per di più.
Stasera ero in vena e ne ho preparata una su quella falsa riga. Confesso che non ho prove fotografiche perchè mi ci sono avventata sopra senza ritegno e non c'è stato il tempo. Dovete credermi sulla parola. Era buona, ma buona sul serio. Molti di voi l'avranno già sperimentata di sicuro, io non l'avevo mai neanche cercata nei ricettari on line. Mi ero semplicemente scordata dell'esistenza di un piatto simile.

Ecco dunque la mia ricetta, facile, veloce, adatta anche a single con poca voglia di stare ai fornelli.

Dosi per due persone

Mettere in una padella con un po' di olio extra-vergine d'oliva uno spicchio d'aglio, fate rosolare qualche minuto e poi aggiungete le zucchine tagliate a tocchettini (una o due, a seconda della grandezza). Fate saltare in modo che le zucchine rimangano comunque sempre al dente. Aggiustate di sale.


In una ciotolina versate del silken tofu (del tofu morbido, ho usato quello che vedete qui accanto), ma se non ne avete usate pure del tofu tradizionale ammorbidito con un po' di latte di soia.  Sbattete il tofu con una forchetta per renderlo bello cremoso, se rimarranno comunque dei "grumi" va bene così, aggiungendo una presa di curcuma o di zafferano per renderlo di un bel colore giallo uovo. Ne basta una punta di cucchiaino.

Quando le zucchine saranno cotte, non devono essere spappolate ma sempre a tocchetti, togliete lo spicchio d'aglio e aggiungete il tofu ormai giallo. Fate saltare qualche istante e spegnete.

Fate cuocere a parte 150-200 gr. di pasta. Io ho usato dei tonnarelli trafilati al bronzo che rimangono belli sodi anche dopo cottura, ma scegliete quella che preferite. Scolate la pasta e accendete di nuovo il fuoco sotto le zucchine. Versate la pasta nella padella, fate saltare il tutto e all'ultimo momento aggiungete una spolverata di lievito a scaglie. Girate per bene, spegnete, servite. 

Se ancora non ne avete provate di simili, ve la consiglio. Provate ad ammannirla anche a impenitenti onnivori e fatemi sapere.


mercoledì 4 aprile 2012

Vigilia di Pasqua al Voice Cafè

Il Voice cafè organizza per il 7aprile una cena di vigilia. Si tratta di una cena vegan a menù fisso nell’ambiente informale ma accogliente del Voice cafè.
Il Voice cafè è un bar all’apparenza normale, in cui puoi consumare un cappuccino, una birra, un panino…ma senza fare del male agli animali poichè tutto è vegan al suo interno.


Per quanto riguarda la cena, invece, è stata organizzata sia per gli ‘onnivori’ per dimostrar loro che saziarsi con gusto è possibile anche senza uccidere o sfruttare, sia per i già vegetariani o vegani che possono finalmente avere la possibilità di mangiare dall’aperitivo al dolce senza dover preoccuparsi di ogni minimo ingrediente nascosto nel piatto.

Il menù è ancora in via di definizione; utilizzeremo per la massima parte ortaggi di stagione e biologici; consterà comunque a grandi linee di :
antipasto sfizioso
lasagne ricche
secondo con contorno di verdure
dolce
calice di vino o birra o acqua

costo della serata: 15 euro a testa

Solo su prenotazione entro il 4 aprile
al 3288351282
oppure 3355874107
oppure direttamente presso il Voicecafè, Via Croce 27, Campi Salentina 73012


martedì 3 aprile 2012

Menu di Pasqua al Bioheaven

Segnalazione per gli amici che abitano in zona: presso l'Associazione Enogastronomica Bioheaven a Esenta di Lonato del Garda (BS), una Pasqua senza spargimento di sangue.


Antipasto
Frittatina alle erbe di campo
Involtini di Seitan
Caviale di Hiziki
Wurstelino in salsa
Insalata Russa
Primo piatto
Lasagne di Farro alle Verdure
Secondo piatto
Arrosto di Seitan con Polenta
Straccetti di Tofu colorato
Contorno
Verdure saltate
Verdure pressate
Dessert a scelta
Crostata al Cioccolato
Cremino alla Carruba
Tartufini al Cocco
Tutto compreso € 28.00, bevande escluse



 
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Per informazioni e prenotazioni:
info@bioheaven.it
TEL. 030 91 05 298
CELL. 338 57 21 165
Associazione Enogastronomica Bioheaven Benessere Salute
Via Castello 37 – 25017 Esenta di Lonato del Garda (BS)
http://www.bioheaven.it/index.htm

lunedì 2 aprile 2012

Come è possibile?


Trad.
- Odio i film dove ci sono leoni che mangiano esseri umani...
- Come può un animale uccidere un essere innocente?
- Spiegalo al pollo che ti sei mangiato a cena...



Ringrazio ZucchinaVerde per aver postato questa e altre vignette sul proprio profilo FB.