Melania ha lasciato un commento al
post precedente che mi dispiacerebbe non fosse letto e condiviso con gli altri miei lettori. Per questo ve lo riporto anche qui, in un post tutto dedicato:
Grazie, molto bello, non lo conoscevo. Leggerlo mi ha fatto venire in mente una cosa che faccio ogni volta che sono stanca o depressa e mi viene voglia di lamentarmi della mia vita, un piccolo esercizio mentale.
Penso a quanto sono fortunata a far parte della specie umana invece che di quella animale, il che non mi condanna a vivere tutta la mia esistenza incatenata in un capannone o in una gabbia sovraffollata, a venire mutilata senza anestesia, trascinata al macello, appesa a un gancio e fatta a pezzi, magari ancora viva. Oppure a essere reclusa in un laboratorio asettico e torturata per mesi, per anni, su un tavolo vivisettorio.
Sono grata del fatto che uccidere, torturare, ridurre in schiavitù un individuo della mia specie sia considerato un reato.
Ringrazio il cielo che mi ha fatto nascere in un Paese nel quale è praticamente impossibile morire di fame o di sete.
Un Paese in cui non si viene imprigionati e torturati per le proprie opinioni politiche, o perseguitati per il proprio credo religioso.
Dove tutti possono dire quello che pensano, dove i cittadini possono manifestare pacificamente senza che contro di loro vengano mandati i carri armati.
Dove la sanità ancora funziona, molto meglio che in altre parti del mondo.
Dove i lavoratori, nonostante tutti i problemi, hanno ancora dei diritti e non sono costretti a lavorare 18 ore al giorno in uno scantinato.
Dove le donne possono studiare, lavorare, uscire di casa, fare le proprie scelte, senza essere lapidate.
Sono grata per la mia salute, quella fisica e, ancora più importante, quella mentale.
Ringrazio di aver potuto studiare, di avere una casa, un lavoro, degli amici, un marito e una famiglia che mi amano.
Di potermi svegliare ogni mattina sapendo che (imprevisti a parte) il giorno seguente tutto questo sarà ancora mio.
Questo fa di me una delle creature più fortunate del pianeta. Come potrei allora condannare altri esseri a una vita di sofferenza e ad una morte orribile? Il nostro stile di vita, anche il più frugale, condanna alla schiavitù altri esseri umani e all'estinzione molte specie animali, private del loro habitat per produrre i beni che noi consumiamo. Non sempre è in nostro potere cambiare le cose, ma almeno per ciò che possiamo, perché non dovremmo farlo?
A chi mi dice "voi vegan non sapete cosa vi perdete con tutte le vostre rinunce" rispondo che per noi rinunciare alla bistecca non è una privazione, ma una liberazione.
A chi mi dice "poverina, certo che dev'essere difficile, ma come fai?" rispondo con una risata che di fronte a tutto quello che ho, scegliere una marca di shampoo al posto di un'altra o non mettere la mozzarella sulla pizza è esattamente come dover togliere un granello di sabbia da una spiaggia: niente.
Grazie Melania per quello che hai scritto e per essere passata di qui.