Oh, finalmente una buona notizia. Apro stamattina Repubblica on line e trovo la news di un nuovo sito di ricette Food&Wine. La presentazione inizia così:
Lingua, animelle, polmone, rognone, coda. E pesci poveri. Nei menu dei grandi ristoranti si fanno sempre più spazio. E per il consumatore oggi più che mai - un po' la crisi, un po' il bisogno di certezze che si porta dietro - è il tempo di ritorno a prodotti e sapori carichi di memoria. Ricominciando a far bene la spesa.
Già andavo poco al ristorante, adesso mi avvisano che è in corso una (ulteriore) invasione di frattaglie, oltretutto cariche di memoria (!)... Suppongo che ci sia gente cui solo il nominare polmone, coda e rognone provochi salivazione delle fauci, ma, come dire, io non sono quel genere di orco. Sono cose che non ho mai mangiato neanche in tempi non sospetti, un minimo di decenza l'ho sempre sostenuta. L'idea oltretutto che le mischino con salse di pomodoro, ricotte & altro mi pare ancora più sconcertante. Tanto varrebbe mangiarle direttamente dalla carcassa animale, sarebbe più corretto, gastronomicamente parlando.
E poi, ancora, troviamo più in là:
Una fetta di culatello: che la festa abbia inizio! Festa dei sensi. Prima di tutto lo sguardo: colore vivo, a cui le diverse stagionature regalano morbide sfumature di rosso. Intorno, una virgola asimmetrica di grasso bianco candido, indispensabile per bilanciare la sobrietà della carne. A seguire, tatto e olfatto: presa la fetta con le dita - consistenza setosa, tenera, non untuosa - il naso si inebria di un profumo intenso, stuzzicante, aromatico. [..]
Chi ha provato la magia di un culatello fatto a regola d'arte, non lo dimentica più.
Che bello, una festa a base di pezzi di animale in putrefazione. E chi se la dimentica? E chi porta le trombette e i cotillons?
Basta, non vado più oltre a leggere. Mi sta venendo il voltastomaco, poi non mangio più, e non è bello.
Così è, se vi pare.
Lingua, animelle, polmone, rognone, coda. E pesci poveri. Nei menu dei grandi ristoranti si fanno sempre più spazio. E per il consumatore oggi più che mai - un po' la crisi, un po' il bisogno di certezze che si porta dietro - è il tempo di ritorno a prodotti e sapori carichi di memoria. Ricominciando a far bene la spesa.
Già andavo poco al ristorante, adesso mi avvisano che è in corso una (ulteriore) invasione di frattaglie, oltretutto cariche di memoria (!)... Suppongo che ci sia gente cui solo il nominare polmone, coda e rognone provochi salivazione delle fauci, ma, come dire, io non sono quel genere di orco. Sono cose che non ho mai mangiato neanche in tempi non sospetti, un minimo di decenza l'ho sempre sostenuta. L'idea oltretutto che le mischino con salse di pomodoro, ricotte & altro mi pare ancora più sconcertante. Tanto varrebbe mangiarle direttamente dalla carcassa animale, sarebbe più corretto, gastronomicamente parlando.
E poi, ancora, troviamo più in là:
Una fetta di culatello: che la festa abbia inizio! Festa dei sensi. Prima di tutto lo sguardo: colore vivo, a cui le diverse stagionature regalano morbide sfumature di rosso. Intorno, una virgola asimmetrica di grasso bianco candido, indispensabile per bilanciare la sobrietà della carne. A seguire, tatto e olfatto: presa la fetta con le dita - consistenza setosa, tenera, non untuosa - il naso si inebria di un profumo intenso, stuzzicante, aromatico. [..]
Chi ha provato la magia di un culatello fatto a regola d'arte, non lo dimentica più.
Che bello, una festa a base di pezzi di animale in putrefazione. E chi se la dimentica? E chi porta le trombette e i cotillons?
Basta, non vado più oltre a leggere. Mi sta venendo il voltastomaco, poi non mangio più, e non è bello.
Così è, se vi pare.
2 commenti:
I rognoni sarebbero "sapori carichi di memoria"? Roba da Marcello Prusti, "Alla ricerca del sercio perduto". Il momento chiave della Recherche proustiana è quando Marcel intinge il biscotto madeleine nel tè ed inizia a ricordare. Ecco, immagino la versione bifolchizzata del capolavoro di Proust: un porchettaro infilza una cotica ed inizia a rammentare le risse, le briscole al baretto, i puttan tour, le trasferte allo stadio, le comunioni dei figli dei cugini, la cistifellea di nonno Gaspare...
Ogni carnivoro ha le memorie che si merita.
Le belle sgozzate di maiale di una volta, le bastonate alla moglie a casa e zitta e mosca, l'incesto generalizzato, i bambini minatori (che tenerezza), i casini con quelle tenere ragazze in attesa proprio di te...
Meno male che, qui e là, nel mondo, queste tradizioni rimangono vive...
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