giovedì 25 febbraio 2010

Veleno per diabetici

Ultimamente incontro persone intorno ai 40 anni con problemi di diabete, quel genere di diabete che dovrebbe venire con l'età e che invece si presenta in anticipo.
La patologia pare in effetti in aumento nel mondo occidentale, a leggere le ricerche mediche degli ultimi anni.
Solo tra il 3 e il 9 gennaio di quest'anno lo United States Library of Medicine (PubMed) ha catalogato ben 192 nuove pubblicazioni scientifiche che hanno a che fare con ricerche sul diabete. Difficile trovare una persona negli States che non abbia un amico o un familiare al quale non sia stata diagnosticata questa malattia.
A questo proposito ho letto alcune notizie interessanti raccolte da Robert Cohen, alias NotMilk, una preziosissima fonte di informazioni sugli ultimi studi medici pubblicati su riviste specializzate.
La traduzione mi ha portato via diverso tempo, si trattava di avere a che fare con termini medici ma penso che valesse la pena condividere con voi le mie "scoperte". Alcuni passi li ho lasciati in lingua inglese, ma i concetti risulteranno chiari anche a chi non se la cava benissimo con la lingua. Vi presento dunque qui di seguito un abstract in lingua italiana di un articolo di Cohen che riguarda proprio le ultime ricerche in materia di diabete.


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La Finlandia ha il più alto tasso di diabete al mondo e allo stesso tempo, guarda caso, riporta il più alto consumo di latte e latticini a livello internazionale (Lancet, 1992; 339, 905-909).
Se si compara la percentuale di persone affette da diabete mellito (IDDM) con il consumo di latte e latticini in paesi come appunto la Finlandia, gli Stati Uniti e il Giappone, la liason appare piuttosto evidente.
Guardate qui di seguito, il primo numero rappresenta il numero di casi di insulino dipendenti affetti da diabete mellito su 100 mila persone; il secondo rappresenta il consumo medio giornaliero di latticini espresso in grammi pro capite:

Finlandia 28 - 38
USA 24 - 19
Giappone 01 - 05

Perfino sulla prestigiosa rivista Nature (May 6, 2004, Vol 429) si è ipotizzato di curare il diabete tramite una terapia alimentare che escludesse tutti i latticini.

Le ricerche su persone che si trasferiscono da un paese ad un altro per risiedervi escludono l'ipotesi genetica per lo sviluppo del diabete.
Ad esempio, lo studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition (1990, 51(3), 489, Scott, F.W.) dimostra che i nativi polinesiani emigrati in Australia che hanno forzatamente dovuto modificare la loro dieta prevalentemente a base di pesce e frutta in una alimentazione ricca di proteine derivate dai bovini hanno raddoppiato il loro tasso di incidenza del diabete.

Ancora, il numero di luglio del 1990 di Scientific American riporta la domanda: Cosa causa il diabete? Gli autori dello studio, Mark Atkinson e Noel Maclaren hanno constatato che una risposta autoimmune in cui le cellule proprie del pancreas (cellule beta) vengono "attratte" sia la chiave del diabete di Tipo I e II.


Due anni dopo, sempre in Scientific American (Ottobre, 1992) troviamo scritto: "The National Dairy Board's Slogan, 'Milk. It does a body good,' sounds a little hollow these days."
La rivista riporta di un gruppo di ricercatori canadesi che hanno trovato serie evidenze che una esposizione precoce alle proteine del latte bovino può portare allo sviluppo del diabete giovanile. L'80% delle persone identificate nella ricerca provenivano da famiglie con nessuna storia di diabete.

Sempre Scientific American cita anche uno studio apparso nel luglio 1992 nel New England Journal of Medicine (July 30, 1992, page 302, Karjalainen, et. al) in cui gli autori scrivono:

"Le ricerche suggeriscono che la sieroalbumina bovina è la proteina del latte responsabile dello sviluppo del diabete. I pazienti con diabete mellito producono anticorpi alle proteine del latte che contribuiscono allo sviluppo della disfunzione".
Nel giugno 1992, la American Academy of Pediatrics Committee on Nutrition (Pediatrics,1992; 89; 1105-1109) ha raccomandato che il latte bovino non venga utilizzato come valida alternativa al latte materno nel primo anno di vita:
"In lieu of the recent evidence that cow's milk protein may be implicated in the pathogenesis of diabetes mellitus, we believe that the Committee on Nutrition should clarify whether cow's milk is ever appropriate for children and whether or not infant formulas that are based on cow's milk protein are appropriate alternatives to breast milk."


Nell'ottobre del 1996 uno studio pubblicato su Lancet (348; 926-928) sottolinea come gli anticorpi alla beta-caseina sono presenti in oltre un terzo dei malati di diabete mellito e praticamente assenti in individui sani, confermando l'impressione che le proteine del latte giochino un ruolo chiave nella patogenesi di questa malattia.

Ma non è finita. Nel dicembre del 1996 ancora sul prestigioso Lancet (vol. 348, Dec 14, 1996) Simon Murch, del Dipartimento di Gastroenterologia del Royal Free Hospital di Londra, scrive:

"Cow's milk proteins are unique in one respect: in industrialized countries they are the first foreign proteins entering the infant gut, since most formulations for babies are cow milk-based. The first pilot stage of our IDD prevention study found that oral exposure to dairy milk proteins in infancy resulted in both cellular and immune response...this suggests the possible importance of the gut immune system to the pathogenesis of IDD."
Nello stesso numero di Lancet, ricercatori dalla Nuova Zelanda (R. B. Elliot, MD, et. al, Department of Pediatrics, University of Aukland) hanno confrontato ricerche sul diabete effettuate in tre luoghi: Auckland (Nuova Zelanda) Giessen (Germania) e in Sardegna (Italia). In tutti e tre gli studi si riportano altissimi livelli di anticorpi alle proteine di derivazione bovina, in particolare alla caseina, nei pazienti ammalati di diabete.
La dieta media americana include dosi massicce di proteine bovine che scatenano la risposta autoimmune che distrugge le cellule beta. Cosa accadrebbe se sedici milioni di persone affette da diabete si astenessero completamente dall'ingerire latte e derivati per sei mesi? Si scatenerebbe una nuova coltura delle cellule beta nelle isole di Langerhans del loro pancreas?
Se sei diabetico la cura è niente latte per sei mesi. Zero formaggi, gelati, yogurt o burro. Leggi attentamente le etichette sulle lattine e sulle scatole dei cibi che acquisti. Se leggi la parola caseina o caseinato, elimina l'elemento "scatenante" dalla tua dieta. Trova la forza di farlo e tu insieme ad altri sedici milioni di persone puoi far finire il perpetrato business multimilionario che continua e trae nutrimento sulla pelle di tutte le sfortunate persone affette da diabete.

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Che ne pensate? Non sono risultati sconvolgenti? Non varrebbe la pena di provare se siete diabetici? O preferite rischiare la pelle solo per mancanza di volontà o per incredulità?
E' proprio nei confronti di questa patologia che l'alimentazione vegan ha l'impatto più incredibile e sono in tanti ad averlo già sperimentato sulla propria pelle. Credete a chi non ha niente da guadagnarci. Non lo dicono certo le case farmaceutiche, che esultano alla notizia che un bambino su 5 negli States è un potenziale diabete in età adulta, e perchè non dovrebbero? Il profitto innanzitutto, sulla pelle delle persone ignare.


sabato 20 febbraio 2010

Non la compro più

Avete presente l'insalata pronta venduta in busta nei supermercati? Chi di noi non l'ha mai comprata? Nonostante si legga sulla confezione che sia prelavata e "sterilizzata" e attragga i consumatori proprio perchè viene considerata un prodotto sicuro, c'è qualcosa che non va come dovrebbe. Il Consumer Reports statunitense ha appena pubblicato un'indagine che ci rivela che il 39% dell'insalata in busta contiene "batteri che normalmente sono indicatori di cattiva igiene e contaminazione fecale".

Tracce di cacca nella vostra insalatina?! Ahem... Si tratta proprio di batteri che di solito, anche se non necessariamente, si formano nelle feci. Ecco cosa hanno riportato quelli di Consumer Reports:

Several industry experts we consulted suggested that for leafy greens, an unacceptable level of total coliforms or enterococcus is 10,000 or more colony forming units per gram (CFU/g) or a comparable estimate. In our tests, 39 percent of samples exceeded that level for total coliforms and 23 percent for enterococcus.

In effetti se un prodotto contiene batteri coliformi non è che si trovino propriamente delle feci nella vostra insalata, ma certamente la presenza di un alto livello di questi batteri può significare una qualche sorta di contaminazione fecale o comunque scarse pratiche igieniche nel confezionamento.

Nello studio in oggetto non si è registrato un alto livello di batteri in una marca particolare di insalata bensì in tutte quelle in commercio, la storia è sempre la stessa, non ci sono sostanziali differenze.

Insomma, certamente fa comodo non dover lavare la lattuga e il soncino ma ripensandoci mi è passata la voglia. Dall'anno scorso il nostro orto di casa produce in continuazione vari tipi di insalata, anche d'inverno dal momento in cui abbiamo costruito una serra sulle piantine, e si mangia quella. E poi quella in busta costa davvero troppo rispetto a un bel cespo di insalata comprato al mercato e in fondo si è sempre fatto così, prima.


giovedì 18 febbraio 2010

Separazioni


Qualche giorno fa ho sentito alla radio che ogni anno ci sono migliaia di cause di separazione e divorzio che implicano gli animali di affezione e la loro sistemazione. A parlare era un rappresentante dell'Aidaa e infatti ritrovo oggi queste informazioni sul loro sito, comprese quelle relative al "primo corso online gratuito per insegnare alle coppie che si separano a gestire in maniera comune gli animali di casa".

A questo proposito voglio farvi dono di un gioiellino scovato non ricordo più per quali meandri della rete. Si tratta di una canzone, corredata da un video che pur essendo piuttosto primitivo è allo stesso tempo esemplare, con tanto di foto dell'affetto conteso. Tenetela da parte, scrivetene i versi, caso mai doveste prima o poi necessitare degli stessi concetti qui espressi nei confronti del vostro ex-amato/a. Io non riesco a togliermela dalla testa, mi ritrovo a cantarla da sola in macchina, mentre torno a casa dal lavoro.




lunedì 15 febbraio 2010

Bio o non bio?

Notizia veloce veloce del 4 febbraio di quest'anno. Pare che la catena di negozi di abbigliamento low cost H&M stia commercializzando una linea di prodotti in cotone biologico certificato che in realtà è transgenico. Gasp, io avevo comprato un paio di pantaloni da palestra in cotone bio proprio da H&M l'anno scorso...

Il Financial Times Deutschland ha pubblicato il 22 gennaio - in contemporanea alla Fashion week di Berlino - un articolo che denunciava come cotone ogm prodotto in India fosse stato immesso nel mercato tedesco come "biologico" e commercializzato da aziende come C&A, H&M e la tedesca Tchibo.

Al momento non è affatto semplice provare le accuse, ma certamente sospetti di questa portata contribuiscono a generare molti dubbi sulle certificazioni e sulla reale qualità dei materiali in commercio.

Tra gli enti certificatori sospettati di aver certificato come biologico il cotone transgenico ci sono Ecocert e Control Union. Come recita la nostra fonte:

La "frode" sarebbe venuta alla luce lo scorso aprile 2009 dalla società di export indiana a partecipazione statale Apeda. Il direttore generale Sanjay Dave, citato nell'articolo, parla di una truffa "gigantesca". Sarebbero inoltre dozzine i villaggi rurali indiani coinvolti, con l'appoggio delle aziende di certificazione occidentali.

Al momento le indagini sono ancora in corso, ma certamente l'impatto di questo genere di notizie è deleterio sui consumatori, quando anche in materia di biologico alimentare si insinuano spesso molti dubbi. Oltretutto spesso alimentari e abbigliamento biologici sono in vendita a prezzi più alti di quelli non bio, quindi chi compra vuole avere certezze di serietà da parte dei produttori.

Aspettiamo sviluppi della vicenda.



fonte:http://it.greenplanet.net/lifestyle/moda/25788-che-scandalo-il-finto-cotone.html

sabato 13 febbraio 2010

martedì 9 febbraio 2010

Ambientalisti con la a minuscola

Oggi ospito l'intervento di un amico, Alessandro, che riguarda uno dei fattori più controversi discussi in ambito vegan: l'ambientalista carnivoro (così come il "progressista carnivoro"). Già più volte mi sono espressa sull'argomento e non intendo tornare a discuterne in questo post. Basti sapere che non spendo in genere parole molto cortesi nei confronti di questo genere di ipocrisia. Ma Alessandro e con lui Francesca hanno la testa dura, e io li apprezzo, perchè non mollano. Così si deve fare e per questo faccio parlare lui.


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Seguendo Beppe Grillo da molto tempo e approvando molte delle battaglie che porta avanti, in primis quelle ambientali, ho sempre trovato incoerente la sua posizione sul consumo di carne. Qualche anno fa in suo post scriveva questo:

"Sono carnivoro, mi piace la carne, il prosciutto crudo, il salame, il lardo, la pancetta, l’osso buco, la carne cruda, lo zampone e il cotechino con le lenticchie. Mi piace la bistecca alla fiorentina, quella da sette etti netti più l’osso. Forse deluderò i vegetariani, ma non mi sento per niente in colpa. Mangiare carne fa parte della mia natura."

Discutendo con Francesca, un'amica molto più impegnata di me per la causa vegan, ci pareva assurdo che un personaggio come Grillo che parla di inquinamento, consumo delle risorse, deforestazione e quant'altro, potesse non vedere la causa principale di tutto ciò: il consumo di carne.
Così, dopo avergli scritto qualche lettera rimasta ovviamente senza risposta, abbiamo pensato che si poteva creare un gruppo su Facebook (social network che Grillo utilizza) per fargli nuovamente presente che è giunta l'ora, essendo un personaggio pubblico che veicola messaggi pro tutela ambientale, di prendere posizione CONTRO il consumo di carne informando gli italiani di tutti gli aspetti negativi di questa pratica scellerata. Se poi diventasse anche vegetariano sarebbe un esempio per la massa che lo segue.
Francesca ha quindi creato il gruppo "BEPPE GRILLO! INFORMA GLI ITALIANI SUL CONSUMO DI CARNE!" che conta già quasi 500 iscritti in poche ore.

Sappiamo benissimo che è quasi possibile far cambiare idea ad una persona che scriveva quanto citato all'inizio ma, come dici tu cara Ariel, si può sempre provare a cavare sangue da una rapa! Comunque sia, alcune persone che collaborano con lui sono sensibili al massacro animale: il candidato del Movimento5Stelle per il Piemonte - Davide Bono - è vegetariano.

Francesca ha giustamente scritto in un suo commento:
Un giorno Grillo disse, parlando di una raccolta firme..."abbiamo firmato in tot mila...cosa farannno in parlamento...? non cagheranno tot mila persone?"...bene, ripaghiamolo con la stessa moneta!!!
Ecco perchè è nato questo gruppo su Facebook e spero che gli iscritti possano aumentare in maniera consistente arrivando così all'attenzione del Beppe nazionale.
Ringrazio ancora Francesca per aver creato il gruppo e mi resta solo una cosa da chiedere: ISCRIVETEVI!

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Cari amici, io mi sono iscritta. Perchè non lo fate anche voi? Predicare bene è facile. Ma noi vogliamo vedere i fatti.

lunedì 8 febbraio 2010

South park

Anche a South Park si parla di allevamenti, torture e maltrattamenti agli animali....

sabato 6 febbraio 2010

Nutella fondente

Non sono particolarmente attratta dai dolci. Fino a qualche anno fa sì, ero golosissima. Poi, col tempo, mi è passata completamente, addirittura mi nausea l'idea di un dolciume industriale, mentre per quelli casarecci posso fare uno strappo, sempre che siano vegan naturalmente e non troppo zuccherosi.
Così, ogni tanto mi diletto a farmeli da me, almeno so cosa c'è dentro e non devo fare troppe domande: Ci sono uova? C'è latte?
Tra i miei preferiti ci sono i muffins con innumerevoli varianti (alla zucca, con scorzette di arance candite, con tocchetti di cioccolato fondente, ai mirtilli....), la torta di zucca e quella di carote e mandorle, e poi la nutella fondente. Ci sono molte ricette in giro per la rete, alla fine quella che preferisco è questa, che è un po' un mix di tutte quelle che ho sperimentato. Alcune contengono olio di semi, ma secondo me le nocciole sono già abbastanza "oleose" da essere sufficiente la loro presenza, senza bisogno di aggiungere altri grassi.


Mettete 100 gr di nocciole pelate e tostate nel mixer e fate andare per almeno 5 minuti, finchè il composto non diventa quasi cremoso.
Aggiungete 70 gr di zucchero al velo (io uso quello comprato da Naturasì fatto di zucchero di canna integrale bio, altrimenti usate del comune zucchero di canna ma fatelo prima passare al frullatore per renderlo più impalpabile). Continuate quindi a mixare per qualche istante. Assaggiate in corso d'opera e valutate se necessita ancora di zucchero, per gli amanti del cioccolato fondente queste sono le dosi ideali.

Nel frattempo mettete 100 gr di cioccolato in un pentolino e fate fondere a fuoco bassissimo. Io utilizzo il cioccolato all'88% di cacao della Novi, ce ne vuole una tavoletta più altri 25 gr. Fino ad ora non ho trovato tavolette di cioccolato equo solidale con la stessa percentuale di cacao, al max al 70% e per me è già troppo dolce.
Unite il cioccolato fuso al resto del composto. Aggiungete 130 ml di latte di soia (più o meno un bicchierino).

Fate andare il mixer per qualche altro minuto. Riponete il composto ottenuto nel pentolino dove avevate fatto sciogliere la tavoletta di cioccolato e fate cuocere a fuoco molto basso (eventualmente anche sollevando il pentolino dalla fiamma per non farlo bruciare) per una manciata di minuti al max.

Lasciate intiepidire e versate in vasetto medio da marmellata. Lasciate raffreddare completamente, quindi chiudete e riponete in frigorifero. Passate dita e pezzi di pane su tutto quello che avete davanti: mixer, cucchiaio, pentolino, etc.

Questa nutella dura un paio di settimane, poi non lo so, non garantisco, non è mai arrivata oltre, non credo si porrà il problema. Assicurate grida di tripudio anche tra gli amici onnivori.

giovedì 4 febbraio 2010

mercoledì 3 febbraio 2010

Buoni, in tutti i sensi


Oggi parliamo di cose serie. Parliamo del pistacchio. Non è vero quello che dicono tanti onnivori (e lo dicevo pure io "prima"), che tutto quello che è buono fa male. Mai, mai fu così falsa questa affermazione! I pistacchi sono tra gli alimenti più deliziosi che si possano trovare in natura e... fanno anche bene alla salute! Non a caso i pistacchi sono detti anche oro verde. Leggete un po' qui...


L'attività antiradicalica delle sue sostanze è sfruttata in molte patologie quali le malattie cardiovascolari, l'arteriosclerosi, alcuni tipi di demenza inclusa la malattia di Alzheimer e per migliorare la qualità della vita durante l'invecchiamento e in corso di malattie croniche.
Ricco di proteine e di grassi, il seme di pistacchio, fra la frutta secca, garantisce il maggior apporto calorico: per ogni 100 grammi 683 calorie, a fronte delle 649 della noce, le 603 della mandorla, le 598 dell'arachide o le 655 della nocciola.

Contiene mediamente più del 20% di proteine, il 50/60% di olio (ad altissimo contenuto in acidi oleici: 68% di oleico, 17/19% di linoleico, 12% di palmitico), poi zuccheri, in particolare glucosio, vitamine, in particolare il precursore della vitamina E, e sali minerali.
E' particolarmente ricco di ferro (100 gr. ne contengono 7,3 mg come mezzo chilo di manzo!), calcio, fosforo, potassio e di zinco, fondamentale per la fertilità maschile. Buono anche l'apporto di magnesio che contribuisce al buonumore.

L'olio estratto dal frutto, trova applicazione in cosmetica e dermatologia per le sua alte doti emollienti e ammorbidenti. Il ß-sitosterolo contenuto in elevata percentuale nell'olio di pistacchio (94,87%), presenta anche interessanti proprietà farmacologiche che lo hanno reso meritevole di applicazione nella farmacopea.
Si tratta, infatti, di un principio inibitore dell'assorbimento del colesterolo alimentare, probabilmente a causa della sua somiglianza strutturale con il colesterolo stesso del quale è in grado di inibire gli enzimi di trasporto.
[fonte: bronteinsieme]

Ma non è finita. Sentite anche cosa ci dicono gli ultimi studi....

I pistacchi sono stati alla base della dieta di molte popolazioni preistoriche e anche se ora sono relegati al ruolo di aperitivo, hanno dimostrato insospettate doti per combattere il colesterolo. Sarah Gebauer, della Penn State University statunitense, ha condotto uno studio su un gruppo di volontari suddivisi in tre gruppi, nutriti con una dieta standard: tre diverse quantità di pistacchio, nulla, 42 o 85 grammi al giorno. Per evidenziare eventuali effetti positivi, ciascun gruppo ha provato tutte le diete per quattro settimane con intervalli di due settimane tra una e l'altra. Normali esami del sangue hanno permesso di dimostrare che la dieta più ricca di pistacchi produce, in quattro settimane, una riduzione pari al 11,6 per cento del colesterolo cattivo, responsabile di problemi cardiovascolari. L'effetto è risultato proporzionale alla dose.
[fonte: Aldo Conti, L’Espresso, n. 42 del 25.10.2007, rubrica “Salute”]

Amici, che dire? Avevo sospettato, ma non fino a questo punto. Se prima li mangiavo avidamente ma distrattamente, ora ringrazierò ad uno ad uno ciascun pistacchio che mi passi per le mani. Chi mi vedrà penserà che sono uscita di senno, vedendomi parlare da sola mentre sbuccio e degusto. Ma è perchè non sa che miniera d'oro abbiamo a portata di mano!

lunedì 1 febbraio 2010

Vegan del mese: Isabella

Sono molto, molto felice di ospitare questa volta non uno ma ben due vegan del mese: Isabella e il piccolo Nicolò. Isabella, per me semplicemente mami (è un diminutivo del suo nick) è stata uno dei miei primi incontri virtuali sulla rete in cerca di siti e blog vegan.
Il suo blog - cottoalvapore - mi aveva subito colpito soprattutto per la presenza di Nicolò, il suo bambino, e mi aveva incuriosito leggere proprio delle pappe che lei preparava e naturalmente prepara ancora oggi per lui. Ne avevo spesso consigliato la lettura a diverse mamme onnivore alle prese con figlioletti con problemi di intolleranze alimentari. Se si ostinano a nutrirli con cadaveri di animali, che almeno sappiano che esistano delle alternative alla monotona dieta a cui sottopongono i loro piccoli.

Non ho scelto Isabella per caso proprio ora. Da tempo volevo sapere qualcosa di più su gravidanza e svezzamento vegan ma l'occasione ora mi è stata data da un'altra amica virtuale, Molly, al momento incinta di circa tre mesi. Questo post lo dedico a lei e a tutte le future mamme vegan per la pazienza di cui dovranno armarsi al cospetto di medicastri da due soldi, dei loro luoghi comuni, della loro profonda ignoranza. Molly, siamo tutte con te!

E ora passo la parola a Isabella...

Ho quasi 30 anni e attualmente sono... casalinga, credo! Vivo vicino Pinerolo, in provincia di Torino, in un paesino a 500 mt di altitudine, sulla strada che porta al Sestriere. Ho una laurea triennale in Scienze Biologiche indirizzo Zoologico e poi ho fatto un Master online in Nutrizione e Dietetica. I miei studi rappresentano le mie passioni (non certo le possibilità di lavoro): gli animali (in particolare l’etologia) e la nutrizione. Nicolò è nato a febbraio di 3 anni fa ed attualmente è il mio principale impegno, anche perchè non va ancora all’asilo ;-) Trovare un lavoro di questi tempi è impresa ardua, sto valutando se è fattibile provare a lanciarmi come “consulente nutrizionale” o qualcosa del genere. Vedremo!

Da quanto tempo sei veg e come sei giunta a questa decisione?
Sono vegetariana da quando ho 14 anni (beh, i primi mesi mia madre mi obbligò a mangiare ancora pesce, ma poi le passò) e per me è stata una scelta naturale, che desideravo almeno dai tempi dell’asilo, ma che prima non ero stata in grado di imporre (e gestire).
Da quando sono andata a vivere da sola, dopo la fine del liceo, ho cominciato a ridurre anche i derivati (il latte, per esempio, lo prendevo di soia), ma non me la sentivo di fare un vero e proprio passo verso la scelta vegan. In parte perchè ho la fortuna di abitare in un paesino vicino alle montagne ed i formaggi, quando ne prendevo, erano di piccole produzioni locali e animali al pascolo; in parte perchè temevo fosse una scelta un po’ “estrema” anche dal punto di vista nutrizionale.

Quando sono rimasta incinta ho cominciato ad informarmi (sia sull’alimentazione che sull’antispecismo). Cercando informazioni sullo svezzamento vegetariano ho preso la consapevolezza del fatto che i latticini non fossero l’alimento degli dei come ci viene così fortemente inculcato in testa e questo mi ha dato la spinta per decidere, con il mio compagno, che non potevamo accettare lo sfruttamento di un animale nemmeno per i suoi derivati.

Quando hai saputo di aspettare Nicolò hai cambiato stile di vita?
Quando ho saputo di aspettare Nicolò ero vegetariana (anche se “scarsa” sia in latticini che uova), ma non vegan. Ma tanto è bastato per sentire battutine sui miei livelli di ferro (che sono rimasti impeccabili e anche dopo il parto sono tornati subito nella norma senza l’ausilio dell’integratore, dato di routine anche alle “onnivore”). Con i medici non ho avuto problemi perchè non ho detto nulla! Non intendevo nascondermi, ma nessuno mi ha mai chiesto come mangiavo perchè la mia pressione ed i miei esami del sangue erano perfetti. A parte le nausee fino al terzo mese, la mia gravidanza è stata splendida ed il parto spontaneo ed a termine.

Hai avuto qualche disagio nei rapporti con i familiari in seguito alla decisione di diventare veg sia prima che durante la gravidanza?
Disagio no, ma commenti senz’altro sì. Non per quanto riguarda la mia persona, ma la musica cambia quando c’è di mezzo un neonato! Quasi tutti si sentono in diritto (se non in dovere) di farti sapere che a loro risulta che la carne sia indispensabile per la crescita. E ci tengo a precisare che sarebbe andata ancora peggio se avessero saputo che in realtà, proprio nei primi mesi di vita di Nicolò, stavo diventando sempre più vegan.

Ciò ha creato all’inizio qualche problema con mia madre, che accettava senza problemi il vegetarismo, ma ha temuto quando ha capito che non intendevo dare a Nicolò i latticini... Non lo scrivo per spaventare, ma è indubbiamente uno scontro molto probabile nell’affrontare una gravidanza e uno svezzamento in modo così non convenzionale” La cosa migliore è essere “armate” di tanta pazienza e di risposte pronte!


Il tuo compagno è d'accordo con te?
Per fortuna è d’accordo con me! Altrimenti credo che saremmo dovuti arrivare a qualche compromesso (ma sulla carne non avrei ceduto in ogni caso).

Lo stato di salute di Nicolò: come cresce, come lo nutri, qual è il suo menu-tipo in una giornata?
Nicolò è sempre in ottima forma! Non è un gigante (come non lo siamo io e il padre), ma la crescita è ottima e regolare. Se dico che a 3 anni non ha mai preso un farmaco e non ha mai avuto l’influenza? Un paio di volte qualche linea di febbre ed un paio di volte il raffreddore (ma mai chiuso o pieno di catarro e chi conosce bambini piccoli sa quanto questo sia invece frequente).

La sua alimentazione la definisco prevalentemente vegan, nel senso che è assolutamente vegan in casa, ma siamo “aperti” a piccole eccezioni quando mangia fuori. Una sua giornata tipo è ormai molto simile alla mia (sebbene io aggiunga più verdure, prevalentemente sotto forma di insalatone): a colazione ultimamente vuole le fette biscottate con crema di sesamo (va matto per il tahin) e succo di frutta (sempre senza zuccheri aggiunti) o spremuta.
A pranzo pasta o altro cereale (alterno i vari cereali e pseudocereali) e immancabile per lui yogurt di soia autoprodotto (arricchito in calcio). A merenda e in caso di altri spuntini di solito mangia frutta fresca.
A cena legumi in forma varia o tofu/seitan (non più di un paio di volte a settimana) contorno di verdure e pane o patate. Spesso ancora uno yogurt. Se ha ancora fame, a qualunque pasto, aggiungiamo frutta o pane fatto in casa.


Come pensi di regolarti per i pasti quando Nicolò andrà a scuola o comunque quando comincerà a vivere più fuori casa?
All’asilo spero di riuscire ad ottenere un menù vegan o almeno che ci si avvicini il più possibile. In occasione di situazioni “mondane”, abbiamo deciso di lasciargli aperta la scelta vegetariana. Il nostro timore è infatti quello di farlo sentire escluso o troppo diverso. Proprio recentemente siamo stati al compleanno di un bambino e tutta la cibaria era sul tavolo, a vista e portata di bambino. Nicolò ha voluto focaccia rossa e per fortuna non beve le bibite varie (non essendo abituato non sopporta il gassato) e non conosce le caramelle. Ma la torta ovviamente non era vegan e in quel momento non avrebbe capito perchè gliela vietavo.

E’ un argomento molto spinoso. Credo che ogni bambino sia diverso e che sia difficile fare previsioni. Io gli sto spiegando perchè non beviamo latte di mucca (sa che i vitellini piangono perchè viene preso il loro latte, ma ovviamente salto i particolari truculenti per ora) e spero che questo gli consenta di spiegarsi quando affronterà l’argomento con gli altri bambini.
Ho anche ordinato un libro illustrato per bambini che si intitola “
That’s why we don’t eat animals”, proprio per aiutarlo (e aiutarmi) in questo senso.

Com'è nata l'idea del tuo blog? Che tipo di lettori/lettrici hai? Ci sono mamme che ti chiedono consigli?
Cottoalvapore è nato come diario, proprio parallelamente alla nostra scelta di diventare sempre più vegan e di poco successivo alla nascita di Nicolò: è stato per me un periodo di presa di coscienza ed allo stesso tempo un po’ di solitudine, pertanto internet è diventato un mezzo di contatto/informazione fondamentale. Non ho alcuna pretesa di stile (le foto sono pessime :P), nè di insegnare a cucinare. Non sono una cuoca particolarmente brava e spesso la presentazione è decisamente approssimativa! Voglio semplicemente mostrare cosa può mangiare una famiglia vegan, cosa può piacere ad un bambino, cosa si può fare da mangiare nella vita di tutti i giorni.

Alcune madri mi scrivono per chiedere consiglio, altre semplicemente per poter fare due chiacchiere ed avere un confronto, perchè è molto facile essere assalite dai dubbi quando si fa una scelta per un’altra persona, a maggior ragione un bambino. [N.d.A. Peccato che le mamme onnivore che impongono ai figli la loro dieta non vengano assalite mai da alcun dubbio...]

Hai consigli da dare alle mamme veg?
Ad altre madri che fanno una scelta vegetariana o vegan consiglio il libro “Figli vegetariani” del Dott. Luciano Proietti, essenziale credo, sopratutto per essere tranquillizzate, avere delle linee guida di massima ed una fonte autorevole per placare il parentado...

Utilissimo può essere il confronto con altre madri nella sezione “Vegetarismo e veganismo nell’infanzia” di Forumetici che credo sia l’unico nel suo genere in italiano. E poi semplicemente di stare tranquille, perchè si può fare! E mi sembra che la salute dei bambini veg* di cui sono a conoscenza non abbia nulla da invidiare a quella degli altri bambini, anzi!

Non posso negare che quei pochi bambini veg che ho conosciuto hanno le stesse caratteristiche di Nicolò. I bimbi di una amica vicina di casa rispettivamente di tre e sei anni non sono praticamente mai stati ammalati se non per qualche linea di febbre o poco più. Vivono in campagna e quando hanno fame vanno nell'orto a prendere un pomodoro o un frutto, stanno sempre all'aria aperta, non vivono in ambienti surriscaldati, niente formaggini Mio e omogeneizzati di pollo. Hanno sempre un colorito "sano". Eppure, tutti temono per la loro salute, a parte il loro medico che si è arreso all'evidenza. Non è paradossale, quando non conosco bambino onnivoro che sia altrettanto in salute?! Ma ognuno decide della sua vita e di quella dei propri figli.

Grazie Isabella di aver accettato il mio invito, sono sicura che il tuo esempio sarà importante per tante lettrici! Un abbraccio a te e a tutte le mamme veg, il nostro futuro è in mano a voi e ai vostri figli.