domenica 26 febbraio 2012

Hemingway nell’arena

Non è la prima volta ne' sarà l'ultima che posto qui articoli di blogger che stimo per lucidità, per intelligenza, per condivisione di intenti. Quando qualcuno di loro esprime magnificamente ciò che io stessa vorrei scrivere è inutile produrre altro, come in questo caso. E' da ieri che giro intorno a questo argomento, cerco parole, cerco ragioni e non ne vengo capo. Claudio ha cercato e trovato prima e meglio di me. Leggetelo.

Hemingway nell’arena

La cultura serve all’imbecille per legittimare intellettualmente la propria imbecillità.
Quando si parla di violenza sugli animali, i suoi più strenui difensori sono quelli più istruiti, specialmente se progressisti. Con i mezzi dialettici e la protervia forniti loro da lauree e letture,  costoro fanno puntualmente appello a chissà quali principi filosofici per giustificare la propria brama di pancetta.
Il bifolco ha molta più onestà intellettuale. Lui, almeno, con un po’ di senso della dignità, ti dice nudo e crudo: “A me le sarsicce me piaciono, cor cazzo che smetto de magnalle. Chissenefrega dell’animali”.
L’intellettuale progressista no. Lui è di Sinistra, lui ha una coscienza critica e un senso etico, a lui stanno a cuore le disparità sociali ed i problemi ambientali, quindi non potrà mai ammettere il suo mero egoismo. Attraverso acrobatici e sofisticati – nel senso alimentare del termine – eurismi accademici, tenterà di convincerti – e soprattutto convincersi – che lui non continua a mangiare pajata soltanto perché gli piace, no: lui mangia pajata per un ideale.
L’intellettuale farebbe di tutto per difendere le sue grigliate di pesce conservando la propria illusione di superiorità etico-intellettivo-culturale. Tecniche di autosopravvalutazione.
Ti dirà che per noi è necessario mangiare animali, perché siamo onnivori. Gli dici che no, non siamo onnivori, bensì frugivori adattabili, come la maggior parte dei primati. Perché sì, nonostante il nostro cervello in grado di creare un microchip, siamo nient’altro che dei primati. Ricercatori universitari, geniali artisti, dotti scienziati, uomini in carriera, sappiatelo: siete dei primati. Tanta fatica, tanto studio, e rimanete egualmente degli oranghi spelacchiati nati senza ragione su un sassolino buttato in un angolo sperduto a caso nell’universo in espansione verso il Big Crunch. Dura da mandar giù, eh? Ma fatevene una ragione come me la sono fatta io: siamo scimmie con il pollice opponibile, e neanche tra le meglio riuscite.
Che poi questi qua comprano la bistecca al supermercato, vanno a casa, la consumano al tepore di un camino davanti alla televisione e si sentono simili a un leone, a un puma, a un giaguaro.
Immagino il risentimento di un leopardo: “Ehi! Così non vale! Io mi faccio un culo così per un pezzo di carne a settimana!”.
Allora l’intellettuale ti accuserà di sentirti migliore, mentre in realtà sei egoista quanto lui perché: “E allora le piante?”. Ma sta fingendo, perché lo sa benissimo anche lui che esistono tre regni biologi ben distinti: minerale, vegetale, animale. E che dunque dire: “Che differenza c’è tra un coniglio e una carota?” è come dire: “Che differenza c’è tra le zucchine e la ghiaia?” o ancora: “Che differenza c’è tra mio zio e uno scoglio?”. A meno che lui non sbucci il coniglio ed accarezzi la carota, ovvio.

Pretentious zombies 

Magari gli rispondi che la stragrande maggioranza dei vegetali viene coltivata per foraggiare gli allevamenti, e che quindi, smettendo di mangiare prodotti di origine animale, ne beneficiano anche le piante. Ma è la logica alla base della sua osservazione ad essere quantomeno pirotecnica. Egli infatti ti sta praticamente dicendo: “Visto che qualche essere vivente lo dobbiamo uccidere, tanto vale ucciderli tutti”. Che è un po’ come dire: “Visto che per rifare il bagno devo buttare giù un tramezzo, tanto vale demolire la casa”.
L’impatto zero non esiste: il solo fatto di venire al mondo di un individuo di qualsiasi specie, comporta il danneggiamento e la distruzione di altri e di parte dell’habitat. Ma ho sempre reputato assodata la saggezza del “limitare i danni”.
Probabilmente il progressista continuerà sostenendo che sì, gli allevamenti intensivi sono una mostruosità, ma seguendo il metodo di una volta, in campagna, col contadino amorevole, è tutta un’altra cosa e all’animale spetterebbe “la dolce morte”. “La dolce morte”: “il tumore carino”, o l’eutanasia praticata su uno che sta bene, o il suicidio di uno non consenziente.
Sono sempre stato contrario all’aggiunta dell’aggettivo intensivi quando ci si esprime contro gli allevamenti. Come se essere ammazzati nella Vecchia Fattoria o nella Casa nella Prateria fosse tutta un’altra cosa. Intensivi o virgiliani, la segregazione, lo sfruttamento e l’uccisione non sono mai arcadici. Personalmente, so di non voler essere ammazzato né in galera né nella Playboy Mansion. Quando qualcuno mi parla di quanto sia accettabile morire nella stalla di Metastasio, gli faccio una proposta: “Ora ti lascio vivere libero. Viaggi, trombi, ti diverti, dormi, ti finanzio una vacanza lunghissima. Poi tra cinque anni ti sparo in testa, non sentirai nulla. Ti sta bene?”. Non accetta mai nessuno.
Forse si giocherà la carta dell’onnivorismo proletario: “Un povero non potrebbe permettersi di essere vegano!”. Un chilo di fagioli della tipologia più pregiata, un euro; un chilo di carne, la più economica, quella di scarto, cinque, bene che vada. Quello è un intellettuale che non suole fare la spesa.
E non ci si dimentichi dello strumento dialettico prediletto del vero democratico: il relativismo voltairiano. “Voi fate proselitismo. Tu sei libero di non mangiare la carne, è una tua scelta che rispetto, ma non puoi pretendere che lo faccia pure io. Anche tu devi rispettare le mie opinioni ed il mio modo di vivere”. Non si comprende che tra me e te c’è un terzo che ci rimette: se io smetto di mangiare carne ma tu no, il maiale muore lo stesso. Non si tratta di un’oziosa querelle puramente teorica tra due parti: c’è una terza parte che viene accoppata sul serio. “Tu sei libero di non stuprare quella donna, ma non puoi impedire a me di farlo”.
C’è anche l’argomento individualista: “La gente diventa vegana per moda”. Al pollo non interessano i motivi per i quali non lo ammazzi: ciò che gli preme è unicamente che non lo ammazzi. Anche a me, non è che mi importi granché sapere se il portinaio non mi spara per radicate convinzioni morali o soltanto per quieto vivere o per convenienza o per non finire in galera: l’importante è che continui a non spararmi.
Infine, l’intellettuale concluderà che lui è un umanista e non trova giusto equiparare il dolore degli animali a quello degli esseri umani, noi antispecisti pratichiamo una sorta di antropomorfizzazione degli animali. Ma, tendenzialmente, ad usare l’argomentazione “con tanti esseri umani che soffrono, voi pensate agli animali!” sono sempre quelli che non si interessano né agli animali né agli esseri umani.
E poi ci sono le gloriose tradizioni: il Palio di Siena, la corrida, ‘ste cose qui. E a questi eventi l’intellettuale ci tiene particolarmente.
Anche in questo caso, il bifolco brilla per sincerità: “All’ippodromo e a la corrida me tajo da le risate”. Non la tira troppo per le lunghe.
L’intellettuale progressista no: l’ippodromo lo incendia, e riguardo la corrida, ad esempio, ti parlerà delle usanze secolari, millenarie, dell’enorme importanza culturale della conservazione dei riti ancestrali, del tema della rimozione della Morte nella cultura occidentale, della globalizzazione a cui la corrida si oppone, della dimensione mitico-simbolica della sfida Uomo-Natura, e di tante altre questioni “troppo complesse” per essere affrontate sbrigativamente. Ti dirà che sei un ignorante, perché pensi che il toro venga drogato e invece non è vero; perché confondi i banderilleros con i picadores; perché sei convinto a torto che sia un bieco intrattenimento ludico, mentre invece si tratta di un rituale dall’alta valenza storico-culturale. Quindi informati, poi parla.
Penso al toro.
TORO Cazzo, adesso mi drogate, poi mi fate massacrare dai banderilleros e poi mi trucidate per divertimento!
SPECIALISTA Ma no, ignorantone! Prima di tutto, non ti droghiamo affatto; in secondo luogo, a massacrarti sono i picadores; ma ciò che conta più di tutto il resto è che ti trucidiamo per un profondo valore storico-culturale.
TORO Ah, allora va bene.
Ecco, se uno vuole accoltellarti e tu lo implori di non farlo, quello ha tutto il diritto di dirti: “Ma taci, ché non sai niente sulle pratiche di accoltellamento, sulla loro storia e sul rapporto uomo contro uomo. Lo sai che tipo di lama è questa? Non lo sai. Lo sai di che materiale è fatta? Non lo sai. Lo sai da dove deriva il gesto con cui intendo spanzarti? E allora che parli a fare?!”. Pertanto, in quei casi, con umiltà, è bene ammettere la propria insipienza in materia e farsi accoltellare con entusiasmo, perché è un’esperienza che può arricchire molto intellettualmente parlando.
Quello che i dotti sostenitori della corrida si ostinano ad ignorare è che al toro, della rimozione della Morte nella cultura occidentale, del valore sociale del rito, della globalizzazione, della diversa concezione del dolore in Savater e Singer, nun je ne frega ‘n cazzo.
Voi l’avete mai visto un cinghiale che legge Lévi-Strauss? Io no.
E pure i puledri del Palio di Siena mi sa che della storiografia urbana, mi sbaglierò, ma se ne sbattono i rognoni.
Coinvolgere gli animali nei nostri interessi è l’unica vera antropomorfizzazione degli animali.
Io sarei favorevole alla globalizzazione dell’intelligenza.
Le tradizioni popolari violente che prevedono l’utilizzo di animali hanno da sempre suscitato l’interesse di prestigiosi intellettuali. Tra quelli che amo di più, mi sovvengono Eugenio Montale appassionato del Palio di Siena, Guillermo Arriaga cacciatore, Ernest Hemingway maniaco della corrida.
Ho imparato presto che il talento non ha niente a che vedere con la sensibilità. I grandi scrittori, i grandi artisti, sono in fondo persone che sanno fare bene qualcosa, possiedono un dono naturale, una tecnica, né più né meno di chi è portato per il bricolage o è bravo a giocare a pallone.
Per un uomo colto, però, ritengo il suo sapere un’aggravante della sua mancanza di empatia, dal momento che avrebbe tutti gli strumenti cognitivi per comprendere le pecche della barbarie.


Ma voglio dare, che so, agli eruditi amanti della corrida una possibilità di ottenere il mio rispetto.
Sicuramente, in giro per il mondo, da qualche parte, in qualche tribù, si staranno ancora facendo dei  sacrifici umani, riti ancestrali che provengono da un passato antichissimo e che perciò hanno un’enorme significato culturale.
Ecco: il giorno in cui vedrò uno di questi istruiti sostenitori della tauromachia offrirsi volontariamente per essere massacrato, trucidato, ammazzato in un rito di sangue al fine di sostenere con i fatti e in prima persona l’importanza socio-culturale della conservazione dei rituali arcaici che mettono al centro la Morte permettendone la prosecuzione, non solo ricomincerò a mangiare animali e prodotti di origine animale, ma comprerò il biglietto per andare a vedere la corrida, ne diventerò indefesso sostenitore a mia volta e cercherò persino di diventare picador o banderillero, o al limite allevatore di tori de lidia.
Fino a quel momento, però, mi riserverò di considerarli nient’altro che vigliacchi scolarizzati.
Se no è troppo facile. “Il rituale ancestrale, la rimozione della Morte”, e poi tu in poltroncina a prendere appunti per il prossimo libro mentre quell’altro si becca le lame in corpo nell’arena? E no, eh. Comincia a prendere le coltellate tu o a frantumarti addosso alla parete di una curva per consentire ad un altro preparatissimo autore di celebrare la nobiltà di certe usanze, poi mi racconti cosa si prova a stare dall’altra parte.
Dice il saggio: “So’ tutti froci col culo dell’altri”.
“Mettete sullo stesso piano uomini e animali, è indecente”. È vero: in effetti nessun toro ha mai pagato un biglietto per vedermi sgozzare da qualcuno.
È sufficiente capire una cosa semplicissima: un pollo, nella sua diversità, è più simile a noi che a un ferro da stiro.

http://sdrammaturgo.wordpress.com/

sabato 18 febbraio 2012

La spesa, oggi

Sono appena tornata a casa dal lavoro. Prima però ho fatto un salto al super per qualche spesuccia. Al solito, lo so, sono monotona, ripeto le stesse cose come un disco rotto, eppure - pascolianamente, a mo' di imberbe fanciullo - non manco di stupirmi una volta alla cassa di ciò che compra la gente.
Ho rimpianto di non avere con me un taccuino (da domani, sempre con me) per annotare tutti i pezzi, gli items, acquistati dalla signora davanti a me. Tutto junk food, tut-to. C'erano delle girandole, o giravolte, un nome del genere, una sorta di "cosi" panati, tipo cotolette, o panatineamadori, insomma quel genere di cosi. Poi, due pacchi di biscotti gocciole (credo siano quelli pubblicizzati con Tarzan in tv), una confezione di budini danette al cioccolato, due pacchi di merendine mulinobianco, una confezione di bombe alle crema, bevande gassate tipo fanta e cocacola, e... non ricordo che altro, qualcosa di salato che ora non mi sovviene.
Dietro di me, altra signora con uova formato super-gigante (c'era anche la classe, ma non me ne intendo, non so cosa significhi, anche quando mangiavo uova mai comprate le supersize), altra roba surgelata tipo panatinecotolettine, interi pacchi di danacol o similari, quelli che se non vai di corpo dopo 15 giorni ti rimborsano (e ti ricoverano, aggiungo io).

Cosa avevo io nel mio cesto? Ve lo dico subito. Roba che per me già era troppo artefatta, pensate un po', che già compravo con un vago senso di colpa, con la sensazione di buttare denari al vento. Una confezione di banane bio solidal (compro raramente le banane, mi fa strano mangiare frutta tropicale, e poi o sono bio e solidal o niente, non affamo i contadini della Chiquita o della Del Monte), una di minestrone bio surgelato con orzo e farro, una di burger di seitan, una di rughetta (era in saldo causa scadenza imminente), dei biscotti Digestive e poi....ah sì, patatine fritte in busta, le chips insomma. Per me già una spesa non proprio health-friendly, e neanche money-friendly, cibi confezionati, già preparati, frutta che viene dall'altro capo del mondo, biscotti super-industriali. Si salvava giusto il Muesli Bio, con cui faccio colazione la mattina, che in fondo costa meno lì che nelle boutique del biologico.

Eppure, in confronto, il tutto impallidiva al cospetto di quei carrelli, le mie cibarie si intimidivano, piegavano il capo, come a dire ok, ci arrendiamo, ci avete battuto. Perfino le patatine fritte arrossivano: sì, va bene, non siamo il massimo, ma forse pur sempre meglio di danettedanone e giravolte, almeno, non abbiamo fatto torturare e ammazzare nessuno, noi.


Allora, il punto è questo: io non potrei - vista la crisi economica che stiamo attraversando - permettermi una alimentazione onnivora-schifivora. Ancora c'è gente che ha il coraggio di dire che mangiare vegan è roba da radical-chic, è roba da ricchi. Incredibile. Provate, voi, compratori di formaggi, affettati, carni di animali di terra e di mare, a fare un po' i conti nelle vostre tasche, ogni volta che fate spesa. E provate, non lo farete mai, lo so, a comprare vegan anche solo per un mese. Quanto costa una confezione di fagioli, anche se bio? Io li pago intorno a un euro e cinquanta. Quanto costa non comprare tutta quella roba  che vedo nei vostri carrelli?
A quando una tassa sul cibo inutile? (non sarà mai applicata, tre quarti dei supermercati ne sarebbero penalizzati)
Ma per favore, non andate in giro a dire che la vita è sempre più cara, che non si arriva a fine mese. Tre quarti dei vostri carrelli della spesa contengono roba inutile, non raccontatevi storie. Quello che per me è sfizio, i biscotti Digestive ad esempio, per voi è vizio quotidiano. Quando voi vi sentite dei gran signori, perchè comprate solo "roba di marca", non siete altro che sovvenzionatori di multinazionali. Voi, che vi atteggiate a persone buone amanti dei vostri bambini, degli altri, di bambini, quelli affamati dalla Nestlè, non ve n'è importato mai un fico secco.
Smettiamola con le ipocrisie e i buonismi superficiali. Siete completamente inebetiti dalle pubblicità. Avete confuso la Danone con la vostra mamma, increduli che non possa - ma come, proprio una marca come la Danone?! - volere solo e unicamente il vostro bene. Siete degli adulti non cresciuti, degli eterni bambinoni che credono alle "marche" come pargoli che credono alle loro nutrici. Imbarazzante, davvero. Mi vergogno per voi. 

E poi dicono che l'uomo sia superiore agli altri animali, i quali per questo meritano di essere seviziati e ammazzati. Io, come di consueto, vi invidio. Quanto sarebbe bello, una mattina, svegliarmi come voi, inconsapevoli, ottusi, con i paraocchi. Quanto più facile sarebbe la mia vita. Quanto più facile sarebbe vivere a vanvera.

venerdì 17 febbraio 2012

sabato 11 febbraio 2012

Il miglior discorso

Mettetevi comodi, guardate, ascoltate e fate guardare, fate ascoltare. E' tutto così ovvio, eppure la gente fa finta di niente. A me sono venute le lacrime agli occhi al cospetto di tanta chiarezza, di tanta energia dovuta certamente alla consapevolezza di essere voce di chi non può parlare.
Spero che - incappando anche solo per caso in questo video -  anche un solo mangiatore di animali si renda conto di quello che sta perpetuando. Nutro sempre meno fiducia nel genere umano, ma chissà...




Chi è Gary Yourofsky?
E' un'attivista per i diritti animali americano. Nato e cresciuto a Oak Park si laurea nel 1998 alla Oakland University in giornalismo. Nel 1995 Gary diventa vegetariano e nel 1996 vegano, dopo aver partecipato ad una conferenza a Washington sui diritti animali. Lo stesso anno fonda un gruppo di attivisti chiamato ADAPTT (Animals Deserve Absolute Protection Today and Tomorrow) che conta migliaia di iscritti in tutti gli Stati Uniti, i cui membri sono stati molte volte denunciati per proteste contro l'uso di altri animali nella ricerca medica, nei circhi e per altre forme di intrattenimento.

Considerato un estremista, un radicale e un leader, nel marzo del 1997 Yourofsky viene colto in flagranza di reato mentre liberava 1.542 visoni da un allevamento in Ontario: Yourofsky sconterà ben 6 mesi di prigione in un carcere di massima sicurezza in Canada.

Continua a fare manifestazioni contro ogni tipo di sopruso sugli altri animali, coinvolgendo sempre più persone a livello nazionale attraverso azioni dirette che lo hanno portato ad essere arrestato ben 13 volte dal 1997 al 2003, oltre ad essere bandito da ben cinque stati stranieri, e con l'uso di media. Dal 2001 in poi Yourofsky viene sempre più invitato a tenere conferenze nei licei e nelle università americane e straniere.

mercoledì 8 febbraio 2012

lunedì 6 febbraio 2012

Pancakes per una sera d'inverno (ma anche per la mattina di tutte le stagioni)

Qui da me non ha mai nevicato, solo a pochi chilometri da qui ci sono state bufere, ma da queste parti niente. Fa freddo, quello sì, e in campagna si sente, per quanto si faccia il possibile la casa non si scalda mai abbastanza. E allora tocca mangiare, soprattutto chi come me non ha scorte di ciccia messe da parte per il letargo invernale. Ho appena ri-fatto i pancakes che avevo sperimentato un paio di giorni fa e - dal momento che vengono sempre bene e la ricetta è affidabile - ve li passo. Non sono di mia invenzione ma non ricordo neanche dove abbia preso la ricetta, me la sono ritrovata scritta a mano su un'agenda. Dunque, se qualcuno si riconosce, beh... fuori l'autore!

Ingredienti:
100 gr. di farina 00 bio
200 ml di latte vegetale (io uso sempre il mix di riso e soia bio  in vendita da Eurospin)
2 cucchiai olio d'oliva extravergine
1 cucchiaio di zucchero grezzo bio chiaro
  • 2 cucchiaini di polvere lievitante naturale
  • il solito pizzico di sale

  • Unire in una scodella tutti gli ingredienti, miscelando bene con una frusta, cercando  di togliere tutti i grumi. Fate scaldare una padella antiaderente (io uso il testo romagnolo, quello bello pesante di ghisa), ungetela  con un po' d'olio, usando magari uno scottex per spalmarlo bene.
Quando è tutto bello caldo, con un mestolino mettete un po' di composto e fate cuocere per 2-3 minuti, quindi rigirate il pancake con una paletta e fate cuocere dall'altra parte sempre per un paio di minuti. 


Serviteli caldi spolverati da zucchero al velo, oppure - come da tradizione americana - con dello sciroppo d'acero, o trattate ogni pancake come se fosse una piccola crepe, aggiungendo della marmellata o della nutella vegan e poi piegandolo in due.
Non ho fatto foto, non ne ho avuto il tempo, sono spariti troppo in fretta. Questa che vedete è una foto di repertorio, anche se trattasi in ogni caso di pancakes vegan. Ma perché, viene da domandarsi mangiandole, metterci latte e uova se sono così buone in versione cruelty-free?!?

P.S. Mentre cercavo una foto di pancakes, ho trovato la ricetta uguale uguale a questa, dunque ho scoperto l'autrice!
Eccola: http://ricettevegane.blogspot.com/2008/01/pancakes-vegan.html
Ricetta fantastica, brava!





sabato 4 febbraio 2012

Hitler e compagnia bella

Proprio in questi giorni io e altri amici virtuali siamo incappati nel blog di un signore che tira giù tutta una filippica contro i vegani,  facenti parte - nella sua testa - di una setta religiosa, composta da depressi, asociali e non ricordo più bene che altro. Ah sì, ecco, non disdegna neanche la famosa vicenda di Hitler vegetariano, concludendo con sillogismi bislacchi fin troppo facilmente immaginabili (e allora, tutta l'umanità onnivora?  anche il capo della Santa Inquisizione era vegetariano? e i sostenitori della guerra in Vietnam? Ma non vorrei scadere anche io nel qualunquismo, perdonatemi, se potete).


Non sto qui a linkarvelo perchè sarebbe uno sciupìo passare qualche minuto ancora su pagine web come quelle, infarcite di ignoranza e piglio da signor LaQualunque. Mi auguro che non tutti gli onnivori si rispecchino in quel genere di esternazione, in quella sub-cultura da portinaia, sebbene abbia conosciuto portinai/e di tutt'altro spessore culturale, soprattutto tra gli stranieri (come non ricordare un portinaio indiano di una casa del centro storico a Roma, profondo conoscitore della letteratura italiana classica oltre che di quella del suo Paese?).

Quella della setta non è nuova. Come se un movimento di opinione fosse necessariamente una setta. Curioso che non definiscano "setta" anche i partiti politici, allora, o piuttosto, che so, un'associazione di consumatori. Nella comunità vegan-animalista ho trovato più spesso una forte tendenza al pragmatismo, al materialismo (storico o meno), anche se non sono rari gruppuscoli dalla fumosa spiritualità, in genere raramente vegan (più spesso blandi vegetariani) e quasi mai animalisti. Non mancano cattolici che hanno letto le Sacre Scritture per il verso giusto e ne applicano i precetti.

Io, personalmente, è bene che lo sappiate, sono totalmente atea, piuttosto misantropa, poco incline a fare gruppo da sempre (mai avuto neanche la "comitiva" da adolescente) e trovo in linea di massima grottesca tutta la paraphernalia e il bric-a-brac relativi alla New Age. Rispetto per chi si ci appassiona, ma no, non fa per me. Preferisco i filosofi, quelli veri, non quelli della nuova era.


Eppure, alcuni abbracciano l'idea di una fantomatica setta di vegani incarogniti, che si scagliano per partito preso, per fisima gratuita, contro i mangiasalsicce, come tifosi di una squadra di calcio durante una finale di Coppa Uefa. Credo sia molto più semplice, per questi poveri di spirito, ridurre tutto a una diatriba del genere, piuttosto che indagare i motivi del proprio operato e del proprio pensiero. Manca l'enzima dell'empatia, della com-passione, manca una visione del mondo che vada più in là della lunghezza del proprio naso, e talvolta della propria pancia, a giudicare anche dalla stazza di molti di questi giustizieri-della-notte.

Per quanto non me ne curi, immagino che - ad esempio per un adolescente che voglia cambiare le carte in tavola, e non solo sulla tavola -  non sia incoraggiante leggere scritti di gente invelenita che apostrofa vegetariani e vegani come  fissati-depressi-rompiscatole, che rovinano la gioia di una grigliata tra compagnoni, che non sgranocchiano panatine-amadori davanti alla tivù, che non mangiano fruttoli nonostante le mucche e i bambini ne siano entusiasti, complice la Nestlè. 

Guardate tutte le pubblicità in tv: mangiare prodotti inutili e dannosi (e, per quanto mi riguarda, disgustosi) è una festa, dal packaging alla situazione in cui vengono consumati. Mamme e bambini ridanciani, padri che finalmente vanno di corpo e sorridono nonostante tutto, combriccole di amici che se la spassano davanti a un videogioco spiluccando pezzi di uccelli fritti. Tutti ridono, scoppiano di felicità. E chi non è della partita, è un guastafeste, un musone (da lì probabilmente l'idea del "depresso").
E così sono questi blogger, questi signori che scrivono e inveiscono difendendo la loro libertà di trucidare animali e mangiarseli, perchè nessuno ha diritto di rovinare loro la festa e portare tristezza presso i loro deschi. Proprio noi, con i nostri, di deschi, dove non c'è traccia alcuna di cadaveri abbrustoliti, di animali ammazzati e cotti, vissuti in condizioni degne di un campo di concentramento, alla faccia della spensieratezza. Deschi senz'altro più allegri, ve lo garantisco.

La situazione mi ricorda un po' uno dei miei libri preferiti ai tempi del liceo, La ballata del vecchio marinaio di S.T. Coleridge, quando - proprio all'inizio - un vecchio un po' male in arnese, con occhi di bragia, ferma l'invitato ad un matrimonio, tutto azzimato e contento di andare alla festa, costringendolo a fermarsi e a riflettere, ascoltando la sua storia piena di pathos e incredibili avvenimenti. 

Ancora, sempre per quanto mi riguarda, sono del tutto impermeabile ai giudizi del popolo, lo ero a 18 anni quando diventai vegetariana, figuriamoci da adulta. Anzi. Non credo al frastuono delle maggioranze rumorose, raramente dicono cose sagge e buone.



Whenever you find yourself on the side of the majority, it is time to reform (or pause and reflect).  Mark Twain, Notebook, 1904


P.S. Per passare in rassegna i luoghi comuni dei carnivori, leggete qui

mercoledì 1 febbraio 2012

Violenti attacchi ai volontari animalisti

Pubblico qui il comunicato stampa diffuso oggi da AgireOra, a firma di Marina Berati, Andrea Sozzi e mia, riguardante l'ennesima follia del sig.Sauro Martella. Si tratta in breve di questo: Martella va in giro a dire che io, Marina e Andrea si passa il tempo a terrorizzare famiglie intere, che temono addirittura per l'incolumità dei propri figli, non si sa a quale scopo. La vicenda prende ormai i colori del tragicomico. Chi mi conosce non riesce a rimanere serio quando mi immagina girare come un babau incutendo paura ad allegre famigliole in vacanza. Comincio ad averne abbastanza di questo genere di diffamazioni. Vedremo il da farsi.

Sauro Martella torna alla carica con attacchi sempre più inauditi e violenti contro i volontari animalisti che "osano" criticare l'eticità del suo business in campo vegan.
Fonte notiziaSauro Martella, responsabile legale di NRG30 srl, l'azienda proprietaria di Promiseland, VeganOK, VeganFest, VeganBlog, sta continuando in questi giorni a insultare e diffamare i volontari animalisti che aveva già attaccato lo scorso agosto con una causa legale (che gli è però andata male). Le loro colpe? Aver osato criticare l'insieme dei suoi siti commerciali, chiamato da Martella il "Life Network", autodefinito "il punto di riferimento del vivere etico Vegan", perché vi si trovavano:
- decine di allevatori, derattizzatori, venditori di "Sanguinaccio, Mortadelle di Campotosto", "formaggi e qualche salume locale", ditte di smaltimento di resti di animali macellati ("Raccolta sottoprodotti animali, grasso, ossa, piume, liquido ematico, lardello, strutto, msr, carcasse animali").
- Forum dove quasi nessuno dei moderatori è vegan e nemmeno zoofilo, dove i moderatori fanno disinformazione sui cosmetici cruelty free, difendono il consumo di carne e pesce (propongono di riorganizzare "storiche mangiate di pesce"), criticano o addirittura insultano la scelta vegan e nella migliore delle ipotesi non sanno rispondere sull'argomento.
- Il festival "VeganFest" (edizione 2011) che ospita ditte che nel loro business quotidiano propongono piatti di carne e pesce (con foto in bella mostra sul loro sito), un'azienda di abbigliamento che sul suo sito offre capi in lana e descrive le tecniche di allevamento usate, un'azienda di proprietà dei gruppo Dairy Crest (un colosso caseario che consuma quasi 2 miliardi e mezzo di litri di latte ogni anno).
- Un sito del network che divulga articoli pro-vivisezione che contengono frasi del tipo "Il team ha rimosso le anche di 10 conigli e le ha rimpiazzate con prototipi identici". E solo dopo mesi di critiche il sito è stato tolto dal Life Network, ma continua a essere gestito come prima sempre da NRG30, l'azienda di cui Martella e' responsabile legale.
- Disinformazione sul Cruelty-Free e pubblicizzazione di normalissimi cosmetici facendo credere che non incrementino la vivisezione.
Che questo scateni delle critiche è piuttosto ovvio. Allora Martella cosa fa? Cerca di zittirle con una causa legale, perché le considera un ostacolo per i suoi affari. Ma gli va male, perché nessun provvedimento viene emesso per censurare queste legittime critiche.
L'ennesimo attacco diffamatorio di Martella ai danni dei volontari
Non soddisfatto della causa legale e forse per rimediare al danno d'immagine provocatogli dall'aver intentato causa (cosa che ha scatenato lo sdegno di numerosissime persone e prese di posizione pubbliche in favore dei volontari denunciati), ha raccontato inverosimili storie di violenza. A proposito delle sue azioni legali afferma: "l'abbiamo fatto solo quando abbiamo avuto notizia di minacce fisiche e sono stato contattato direttamente da persone che si sentivano minacciate e che avevano paura per se e per i propri figli...". E rincara la dose esprimendosi con odio cieco nei confronti dei volontari, colpevoli a suo dire di "illegalità e violenza con la spregevole aggravante di accanirsi contro soggetti più deboli".
Sauro Martella si presenta come una persona solare, in pace con tutti, e di chi critica (con argomentazioni fondate) le sue iniziative dice che è pieno di odio e invidioso. La realtà è l'opposto: lui è in pace solo con chi non osa criticarlo, mentre quello che ha continuato a fare negli ultimi mesi su Facebook (oltre alla pubblicità delle sue iniziative commerciali in ogni luogo possibile) è stato insultare e diffamare più e più volte chi invece dedica il suo tempo e le sue risorse al volontariato animalista, con affermazioni false e colme d'odio come quelle riportate sopra, che lasciano davvero sbigottiti.
E poi ha il coraggio di mettere sullo stesso piano le critiche fondate contro di lui, e i sui continui insulti, definendoli "lotte interne animaliste". Ma come possono essere "lotte interne"?! Da una parte ci sono sì volontari animalisti (che prestano da anni la propria opera in iniziative non-profit) ma dall'altra parte c'è una realtà commerciale a scopo di lucro, la quale intraprende una causa legale e poi attacca, diffama, insulta i volontari. Non c'è nulla di "interno" al movimento animalista, in questo.
Diverse ditte, realtà animaliste, moderatori di Promiseland, chef di VeganBlog, e singoli utenti hanno interrotto ogni legame con lui perché si sono rese conto di ciò a cui stavano contribuendo.
Una scusa che non sta in piedi
Vien da chiedersi come Sauro Martella possa parlare, riferendosi alla causa legale contro di noi, di "minacce contro soggetti più deboli" quando noi di minacce non ne abbiamo mai fatte a nessuno, né a lui né ad altri, abbiamo solo mosso delle critiche.
Se non è mai stato minacciato Sauro Martella, unico responsabile dei contenuti dei suoi siti (né mai lo sarà, almeno, non da noi) non si capisce perché mai avremmo dovuto farlo con altre persone. Ovviamente questa invenzione permette a Martella fingere di avere agito in difesa di altri e di dire qualunque cosa senza assumersene la responsabilità.
A chi gli ha chiesto su Facebook perché non avesse provveduto a denunciare tali atti di violenza, fornisce una risposta che abbiamo dovuto leggere più volte tanto ha dell'incredibile... scrive infatti: "Le persone terrorizzate non denunciano le persone violente ed è stato ritenuto logico agire legalmente per reati di calunnia e diffamazione (reati penali), mettendo agli atti come informazione aggiuntiva certe mail e certe azioni violente."
Per completezza, visto che è stato piuttosto evasivo sul vero contenuto della sua azione legale, andiamo quindi a leggere cosa scrive nella citazione contro i volontari: "I danni anche economici sono ingenti basti pensare che la NRG30 srl non è un ente benefico bensì una società con dipendenti, struttura economica etc." e inoltre si riserva di quantificare il "risarcimento dei danni materiali e morali subiti" in una fase successiva.
Esatto, avete capito bene. Sauro Martella insulta l'intelligenza di chi legge, cercando di far credere di essere venuto a conoscenza di famiglie che vivono nel terrore, minacce ai loro figli ecc. ecc. e quindi di aver fatto causa a 3 persone per tutelare queste vittime (che esistono solo nella sua fantasia), e come lo fa? Non denunciando immediatamente alla Polizia questi fatti, ma intraprendendo una causa che durerà anni, con accuse completamente diverse e chiedendo soldi! Certo, essendo un uomo d'affari è comprensibile che mentre si erge a paladino delle vittime (immaginarie) approfitti dell'occasione per fare cassa chiedendo del denaro. Che evidentemente pensa stia meglio in tasca sua che usato per iniziative animaliste.
Conclusioni e approfondimenti
Invitiamo tutte le realtà vegan e animaliste che collaborano con Sauro Martella (partecipando ai suoi eventi, acquistando le sue "certificazioni", comparendo con le pubblicità sui suoi siti) a riflettere sul fatto che lui dice pubblicamente su Facebook di avere "la stima di tutte le associazioni vegan e animaliste che partecipano ai nostri eventi".
Invitiamo chiunque permetta a Sauro Martella di scrivere con continuità sui suoi siti o pagine Facebook a riflettere sulle ragioni che lo muovono, sulla violenza delle sua infamanti accuse. E se non vi interessano queste cose e volete "starne fuori", allora, va bene, statene fuori, ma se gli lasciate usare i vostri spazi o collaborate con lui e i suoi siti a qualsiasi titolo, non ne siete fuori, state sostenendo la sua opera di diffamazione.

Firmato: i tre volontari Marina Berati, Ariella Martino, Andrea Sozzi.

Per approfondimenti:
Promiseland contro volontari animalisti
http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1183
Comunicati a favore dei 3 volontari animalisti
http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1188
Promiseland contro volontari animalisti: primo esito
http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1192