venerdì 2 aprile 2010

Discriminazione? No, grazie

Notizia letta sul Telegraph del 7 marzo e che vi invito ad approfondire: é stata fatta una proposta di legge per proteggere vegan e atei dalla discriminazione come già avviene per i diversi gruppi religiosi. Le linee guida sottolineano che "un credo non necessariamente include la fede in uno o più divinità ma può riguardare lo stile di vita di una persona o la sua percezione del mondo", così come "un credo può anche includere la mancanza di un credo".
Ovviamente, la proposta parla del fatto che lo stile di vita, la filosofia a cui ci si attiene e che deve essere protetta da discriminazione deve avere un certo livello di "cogency, seriousness, cohesion and importance", nel senso che non stiamo parlando di seguaci ad esempio dello Jedismo, basato sui film di Stars Wars o roba del genere.


In ogni caso, niente paura, il governo ha già preso le distanze da questa proposta, in qualche modo provocatoria, e sostiene di non avere intenzione di proteggere concezioni di vita come il veganismo sotto l'egida della Equality Law. Comunque ne dovranno discutere e vedremo come andrà a finire.
Va da sé che una legge di questo tipo avrebbe grosse ripercussioni nella vita pratica, soprattutto in asili e scuole, così come nelle mense dei posti di lavoro, così come nei posti di lavoro che implichino qualche forma di coercizione rispetto all'utilizzo di animali o loro derivati. Potrebbe in qualche modo ufficializzare certe prese di posizione, certe "obiezioni di coscienza" e semplificarci la vita. Se da un lato io non mi sento discriminata e faccio come si suol dire la mia vita, è anche vero che non ho bambini da far mangiare in mense scolastiche, non lavoro in contesti che implichino certe prese di posizione e così via. Un conto poi è chiedere un favore, un conto è esigere un proprio diritto.
Alla mensa del posto dove lavoro non vado perché anche quel poco che è animal-free è immangiabile. Mi rendo conto che volessi o dovessi vivere più pienamente all'interno della società e usufruire dei servizi, beh, non sarebbe semplice.
Ma ad occhio e croce questo della proposta di legge inglese mi pare un pensiero troppo avanzato...

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