Vi riporto lo studio così com'è:
"Il caso piu' eclatante di intossicazione da mercurio dovuta al consumo di pesce e' quello che alla fine degli anni '50 colpi' gli abitanti della baia di Minamata in Giappone. E' noto che il mercurio, e piu' ancora il metilmercurio, contenuto nei pesci e negli altri organismi marini sono sostanze teratogene, embriotossiche e neurotossiche per l'uomo. In quella circostanza si e' trattato di inquinamento, ma il metilmercurio si trova naturalmente in mare, ed e' il prodotto di una trasformazione del mercurio inorganico da parte di particolari batteri. Le fonti di mercurio sono sia naturali che dovute all'attività umana (cioe' derivanti da combustione, incenerimento, produzione di cemento, ecc): emesso nell'ambiente in forma gassosa, per via della pioggia tende poi a depositarsi sui terreni e in particolare nei fondali marini in forma solubile. E di qui ai pesci. Da notare poi che "la via principale di assunzione di mercurio da parte degli esseri umani è attraverso il ciclo alimentare e non l'inalazione"."
Nel marzo 2004, su indicazione dell'Environmental Working Group, l'Agenzia USA per il controllo degli alimenti, medicinali, ecc. ha emesso un'avvertenza sui rischi connessi al consumo di pesce a causa del mercurio. In particolare si invitavano donne e bambini a non consumare piu' di 3 etti di pesce la settimana ed evitare del tutto il consumo di alcune specie particolarmente soggette alla contaminazione.
Sulla base di documenti interni ottenuti da EWG si e' venuti a conoscenza di tentativi dell'ultima ora per eliminare l'avvertenza sul pesce in quanto avrebbe danneggiato l'industria ittica. EWG ha poi recentemente ottenuto una bozza della stessa FDA in cui si ribalta completamente l'impostazione del precedente documento. Questo documento sostiene infatti che "quasi tutti i bambini e gli adulti con problemi cardiaci trarrebbero vantaggio da un maggior consumo di pesce" (tutte le specie, compresi quelle piu' pericolose) o ancor peggio che "l'effetto neurotossico sul feto derivante dal consumo di pesce contenente metilmercurio non e' necessariamente negativo e anzi potrebbe portare dei benefici".
Questa bozza di report (dicembre 2008) sta pero' trovando una fermissima opposizione da parte degli scienziati ed esperti dell'EPA - Environmental Protection Agency (un altro organismo governativo americano). In una nota, il direttore del National Centre for Environment Assesment (NCEA, organismo dell'EPA) Dr. Peter W. Preuss, dichiara la sua grave preoccupazione per questa inversione di rotta della FDA, e che questo rapporto e' scientificamente scorretto e inadeguato sotto diversi aspetti. Egli mette in guardia sul rilascio di questo documento e sulla pericolosita' di assumere delle decisioni politiche sulla base di queste valutazioni "scientifiche" (le virgolette su scientifiche sono nostre).
Non e' la prima volta che i funzionari della FDA cercano di trarre in inganno i consumatori sulla questione del mercurio nei pesci. Nel 2001 la EWG e' venuta a conoscenza del fatto che la FDA stava per cedere alle pressioni dell'industria ittica per escludere il tonno dalla lista dei pesci il cui consumo deve essere limitato.
L'industria della pesca sta esercitando forti pressioni per ribaltare la posizione corrente della FDA (quella del 2004). Ad esempio, nell'ottobre del 2007 una fantomatica associazione "madri sane per bambini sani" ha diffuso un rapporto in cui si esortavano le donne a mangiare piu' tonno (specie con alto accumulo di mercurio). Rapporto che per fortuna e' stato immediatamente screditato quando e' emerso che era finanziato dall'industria della pesca.
I danni da mercurio sono ampiamente documentati. Consigliare alle donne incinte di aumentare il loro consumo di pesce comporta certamente aumentare il numero di gravidanze a rischio di avvelenamento da mercurio.
Se qualcuno è preoccupato di non assumere abbastanza Omega 3 e vuole farlo senza i rischi legati al consumo di pesce, si legga l'articolo "Mangia il pesce che fa bene"?
A proposito, il pesce non costa poco. Con tre noci al giorno abbiamo la possibilità di assimilare il quantitativo di Omega 3 che ci è necessario e di spendere molto, molto di meno.
Fonte: http://www.agireora.org/
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