Ovviamente nessun animale sarà tormentato per produrre codesto accessorio di abbigliamento, ma sono in molti a lamentare il fatto che la Bardot non avrebbe dovuto lavorare con una ditta che da oltre cent'anni lavora pellami.
In realtà, è presumibile che ci sia proprio un intento di diffusione della cultura cruelty-free in questo approccio. Perchè non provare a tirare dalla nostra parte anche chi tradizionalmente produce merci "tradizionali"? quale miglior modo per indurli a riflettere (economicamente, si intende, non credo alle riflessioni etiche di un commerciante o un industriale non etico) sul fatto che esistano alternative valide, che si possono produrre oggetti chic, trendy e chi più ne ha più ne metta senza andare a toccare la pelle degli animali?
Io sono convinta che serva anche questo, perchè se anche in materia di abbigliamento & accessori il concetto di alternative possibili rimane confinato a noi che ci siamo già dentro, difficilmente raggiungerà un target di per sè disinteressato alle tematiche green. E se le comprassero solo per moda e non per intima convinzione etica? Tutto fa brodo, purchè giù le mani dagli animali, convinzioni o moda che sia.
fonte: http://www.ecorazzi.com/
2 commenti:
D'altronde, dico sempre: non è che a me interessi molto se un passante per strada non mi prende a sganassoni per moda o per nobili convinzioni etiche.
il concetto è esattamente quello
se per "moda" da domani tutti diventassero vegetariani,andassero meno in giro a squartare animali, se comprassero meno diamanti che sfruttano bambini di 5 anni nelle miniere, se si licenziassero in tronco tutti dall'oggi al domani dalle fabbriche d'armi, e altre delizie, beh, a me andrebbe bene lo stesso, mi accontento
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