Sull'ultimo numero di un popolare settimanale femminile alla pagina della rubrica Benessere in pillole: cure, rimedi naturali, soluzioni pratiche per piccoli e grandi problemi di salute si parla di rischio anemia. Lo spunto è dato da una lettrice di 25 anni che scrive di avere un ciclo abbondante e lamenta stanchezza e astenia in genere.
Tra i vari consigli (cure omeopatiche, visite dallo specialista, integratori di ferro, etc.) spicca un box dal titolo Bistecca amica.
Andiamo a leggere:
Per combattere il rischio anemia scegli un menu che apporti buone quantità di ferro.
Il fabbisogno giornaliero è di 10 mg, che vengono assicurati da 150 gr di manzo o da 100 gr di fegato di vitello o, ancora, da 50 gr di fagioli, ceci o lenticchie o infine da 150 gr di radicchio.
Ma come? un pugno di fagioli (un terzo del peso della carne, non so se mi spiego) ha la stessa quantità di ferro di ben un etto e mezzo di manzo?? e il radicchio? stessa quantità di ferro a parità di peso?! e allora, perchè bistecca amica nel titolo? Dopo ce lo dicono...
Ma ricorda che l'organismo assimila meglio il minerale contenuto nelle carni. Per rendere più disponibile quello delle verdure, sia crude che cotte, prima di consumarle, spruzzale con qualche goccia di limone. In alternativa, termina il pasto con un kiwi o una spremuta di agrumi:sono ricchi di vitamina C, una sostanza che ne facilita l'assorbimento.
Dunque, il problema era il limone, o meglio, la vitamina C. Meglio assorbire il ferro dalla carne, insieme a tossine e colesterolo, piuttosto che spruzzare di limone gli spinaci o il radicchio, piuttosto che un bel piatto di lenticchie e poi a fine pasto un'arancia. Vitamina C che fa bene anche per un mucchio di altre cose, per di più. Ah ecco.
Peccato non una parola sul fatto che per mantenere un buono stato del ferro sia fondamentale limitare latte e derivati che, oltre a non contenere praticamente ferro, ostacolano l'assorbimento di quello proveniente da altri cibi. Peccato non una parola sul fatto che sia necessario evitare di consumare- in presenza di alimenti ricchi di ferro - vino, caffè, tè, cibi ricchi di calcio.
Peccato che non siano state dette tante altre cose e che le persone che leggono questi articoli prendano vagheggiamenti salutistici superficiali come questi per oro colato. Per saperne di più, ma seriamente, si vada piuttosto su www.scienzavegetariana.it dove vengono riportati, con accurata bibliografia scientifica, pareri ben più autorevoli.
A proposito, uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel luglio 2008 ha valutato l'associazione tra ferro assunto con la dieta (totale, eme e non-eme), supplementi di ferro, carne rossa e pressione arteriosa...
L'analisi statistica dei dati ha evidenziato che le quantita' di ferro totale e di ferro non-eme assunte con la dieta sono inversamente correlate ai valori di pressione arteriosa, vale a dire maggiore e' la quantita' di ferro totale e non-eme assunta, minore e' la pressione arteriosa. Il ferro non-eme si trova sia nella carne che nei vegetali, ma mentre nella carne si trova anche ferro eme, nei vegetali e' presente solo ferro non-eme.
Dopo aggiustamento dei dati in funzione dei potenziali fattori confondenti dietetici, e' risultato che assunzioni di ferro totale superiori a 4.2 mg sono significativamente associate a una riduzione della pressione sistolica di (1.39 mmHg p<0.001),>
Invece l'assunzione di ferro eme col cibo e' risultata associata, anche se non significativamente, a incrementi dei valori di pressione arteriosa. L'ingestione di carne rossa e' risultata direttamente associata ai valori di pressione arteriosa: un aumento del consumo di carne pari a 103 g nelle 24 ore e' associato ad un aumento della pressione sistolica di 1.25 mmHg. Il dato si e' confermato anche dopo aggiustamento dei fattori confondenti.
Questo significa che il ferro non-eme, quindi tutto quello presente nei vegetali, puo' avere un possibile ruolo nella prevenzione e nel controllo dei livelli pressori. E' stato inoltre osservato un effetto sfavorevole della carne rossa sulla pressione arteriosa.
Tra i vari consigli (cure omeopatiche, visite dallo specialista, integratori di ferro, etc.) spicca un box dal titolo Bistecca amica.
Andiamo a leggere:
Per combattere il rischio anemia scegli un menu che apporti buone quantità di ferro.
Il fabbisogno giornaliero è di 10 mg, che vengono assicurati da 150 gr di manzo o da 100 gr di fegato di vitello o, ancora, da 50 gr di fagioli, ceci o lenticchie o infine da 150 gr di radicchio.
Ma come? un pugno di fagioli (un terzo del peso della carne, non so se mi spiego) ha la stessa quantità di ferro di ben un etto e mezzo di manzo?? e il radicchio? stessa quantità di ferro a parità di peso?! e allora, perchè bistecca amica nel titolo? Dopo ce lo dicono...
Ma ricorda che l'organismo assimila meglio il minerale contenuto nelle carni. Per rendere più disponibile quello delle verdure, sia crude che cotte, prima di consumarle, spruzzale con qualche goccia di limone. In alternativa, termina il pasto con un kiwi o una spremuta di agrumi:sono ricchi di vitamina C, una sostanza che ne facilita l'assorbimento.
Dunque, il problema era il limone, o meglio, la vitamina C. Meglio assorbire il ferro dalla carne, insieme a tossine e colesterolo, piuttosto che spruzzare di limone gli spinaci o il radicchio, piuttosto che un bel piatto di lenticchie e poi a fine pasto un'arancia. Vitamina C che fa bene anche per un mucchio di altre cose, per di più. Ah ecco.
Peccato non una parola sul fatto che per mantenere un buono stato del ferro sia fondamentale limitare latte e derivati che, oltre a non contenere praticamente ferro, ostacolano l'assorbimento di quello proveniente da altri cibi. Peccato non una parola sul fatto che sia necessario evitare di consumare- in presenza di alimenti ricchi di ferro - vino, caffè, tè, cibi ricchi di calcio.
Peccato che non siano state dette tante altre cose e che le persone che leggono questi articoli prendano vagheggiamenti salutistici superficiali come questi per oro colato. Per saperne di più, ma seriamente, si vada piuttosto su www.scienzavegetariana.it dove vengono riportati, con accurata bibliografia scientifica, pareri ben più autorevoli.
A proposito, uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel luglio 2008 ha valutato l'associazione tra ferro assunto con la dieta (totale, eme e non-eme), supplementi di ferro, carne rossa e pressione arteriosa...
L'analisi statistica dei dati ha evidenziato che le quantita' di ferro totale e di ferro non-eme assunte con la dieta sono inversamente correlate ai valori di pressione arteriosa, vale a dire maggiore e' la quantita' di ferro totale e non-eme assunta, minore e' la pressione arteriosa. Il ferro non-eme si trova sia nella carne che nei vegetali, ma mentre nella carne si trova anche ferro eme, nei vegetali e' presente solo ferro non-eme.
Dopo aggiustamento dei dati in funzione dei potenziali fattori confondenti dietetici, e' risultato che assunzioni di ferro totale superiori a 4.2 mg sono significativamente associate a una riduzione della pressione sistolica di (1.39 mmHg p<0.001),>
Invece l'assunzione di ferro eme col cibo e' risultata associata, anche se non significativamente, a incrementi dei valori di pressione arteriosa. L'ingestione di carne rossa e' risultata direttamente associata ai valori di pressione arteriosa: un aumento del consumo di carne pari a 103 g nelle 24 ore e' associato ad un aumento della pressione sistolica di 1.25 mmHg. Il dato si e' confermato anche dopo aggiustamento dei fattori confondenti.
Questo significa che il ferro non-eme, quindi tutto quello presente nei vegetali, puo' avere un possibile ruolo nella prevenzione e nel controllo dei livelli pressori. E' stato inoltre osservato un effetto sfavorevole della carne rossa sulla pressione arteriosa.
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