martedì 12 ottobre 2010

Incidenti di caccia

E' iniziata la stagione della caccia e già qualche cacciatore ci ha lasciato la pelle. Così, anche su Facebook, si diffonde questa o quella notizia, sul tipo che ha scambiato un suo amico per un cinghiale e gli ha sparato o su quell'altro che andava a caccia in trattore, il trattore si è ribaltato e lui ci è rimasto sotto.
Inevitabili le battute che vogliono significare che se se ne stavano a casa loro o se andavano a fare una bella passeggiata disarmati per le campagne questo non sarebbe successo. Inevitabile lo sdegno di altri a cui appare indecente gioire per la morte di un uomo, di un cacciatore nello specifico caso.


Al di là di ciò che si pensa e si scrive, è evidente che nessuno di noi ammazzerebbe mai un uomo, neanche un cacciatore, ovvero un uomo che uccide molti altri esseri viventi. Dal momento che - non essendo noi antropocentrici  e specisti - non consideriamo la nostra vita  più importante di quella di un pettirosso, di un tordo o di un'aquila, semplicemente si tratta piuttosto di pensare ad una vita (quella del cacciatore) versus altre vite (quelle di uccelli, lepri, cinghiali, etc.).
A me ad esempio risulta difficile considerare che uno di questi esseri (uomo compreso) possa anteporsi agli altri e deciderne le sorti. Capisco che a molti risulterà un pensiero eccentrico, come d'altronde è per me eccentrico il loro considerarsi padroni (distruttori?) del mondo.


Questo per dire che il buonismo di alcune persone, che fanno la morale e col dito puntato dicono che non è bello gioire per la morte di un uomo, è - almeno ai miei occhi - del tutto fuori luogo.
Intanto, non si gioisce per la morte di un uomo, ma per la fine dell'"attività" di un cacciatore, e questo rende la cosa un po' differente. Niente a che vedere con la vita - come dire - privata di quell'uomo, quanto con il suo ruolo su questo pianeta, che è quello di un assassino. Se un assassino si ammazza da solo o si fa ammazzare da un suo compare, sfido chiunque a non pensare che in fondo se l'è cercata. Quando vediamo un film dove un cecchino spara sulla folla, non siamo  ipocriti, confidiamo nella sua cattura o nel suo abbattimento, e non perché amiamo vedere ammazzare la gente ma perché con le sue azioni quel cecchino fa sì che molte altre vite finiscano.
Certo, se uno è convinto che la sua vita vale molto di più di quella di una lepre o di un cerbiatto tutto il discorso crolla, non c'è modo di ragionarci intorno. Se invece siamo convinti che ogni vita abbia dignità, a dispetto della specie a cui appartiene, questo è ciò che ci passa per la mente.


E' per questo che i due mondi - quello degli specisti e quello degli antispecisti - sono destinati alla più totale incomprensione. Due linguaggi, due mondi, due visioni diametralmente opposti e inconciliabili. Una vita per salvare tante vite. Una vita per farne morire tante tante altre. 
Ne riparleremo.


Dedicato a Sandra





3 commenti:

luby ha detto...

per me,una vita è una vita,punto.
inviolabile,unica,e nessuno ha il diritto di toccarla.

Ermione ha detto...

Devo dire che, al di là e prima di ogni ragionamento, quando sento notizie di cacciatori che si sparano e si uccidono per sbaglio ho un moto di gioia e di soddisfazione. Poi, quando mi metto a riflettere, faccio le tue esatte considerazioni. Ottimo articolo, davvero.

Anonimo ha detto...

io la porrei razionalmente in questo modo: ponendo che sparare e uccidere è sbagliato, se la doppietta deve proprio colpire un essere vivente, colpendo un altro cacciatore farà in modo di neutralizzare due doppiette in un colpo solo.
tifando per la vita, è il risultato piu auspicabile...