martedì 27 dicembre 2011

Riflessioni per le sante feste

Come già in passato, pubblico un intervento di Franco Libero Manco che spero possa essere di riflessione anche per chi a questo genere di riflessione non è portato. Perché troppo indaffarato, perché lo fanno tutti e sempre si farà, perché chi se ne frega, perché mangiare morti fa bene, perché ci sono bambini che muoiono di fame (che c'entra?! eppure...). Un genere di individui, questo, che io ho sempre invidiato. Perché non provare empatia per gli altri - umani e non umani - è un dono meraviglioso: si vive bene, si riesce a guardarsi allo specchio senza vergogna, ci si riesce PERFINO a definirsi persone per bene e ricche di sensibilità. E tutto il resto appare come capriccio, bizzarrie della mente, sofismi chic. Provo invidia e raccapriccio insieme per queste persone.

GENTE SENZA PIETA’ ALCUNA
Franco Libero Manco


Non esiste crimine più imperdonabile della sistematica e millenaria sopraffazione dell’uomo sull’animale. L’uomo ha trasformato la terra in un inferno, un luogo di terrore e di tormento per gli animali: ha disseminato stabulari, macellerie, concerie, istituti di sperimentazione; ha riempito i frigoriferi e le sue dispense  di ossa e parti smembrate dei poveri animali uccisi senza pietà e senza che mai si levasse dal suo cuore un senso di ripulsa e di vergogna.

L’uomo è diventato un torturatore implacabile, un boia spietato di buoi, di cavalli, di maiali,  di teneri agnelli, di incantevoli pennuti, di pesci bellissimi, di esseri miti e aggraziati, pacifici, inoffensivi e ha degradato se stesso simile a belva assetata di sangue e affamata di cadaveri. Da essere dotato di emotività, sensibilità e senso estetico si è  trasformato in un malefico cannibale rozzo e spietato. Abbiamo trasformato i miti e dolcissimi vitelli dalla struggente bellezza e innocenza, le orgogliose galline, gli spavaldi puledri, i risoluti ed intelligenti porcellini, i teneri conigli, in cose da smembrare, triturare, fare a pezzi, arrostire, bollire per scaricarli nella fogna dopo essere passati attraverso il nostro stomaco insaziabile e vorace. Mai al mondo gli animali sono stati trattati dall’uomo in questo modo infame e disumano.

Urla di disperazione si levano ogni istante dai milioni di scannatoi sparsi in tutto il mondo e mai le vittime sono state così sistematicamente assoggettate; mai depravazione umana raggiunge i suoi massimi livelli come in un mattatoio. Esseri che non hanno che gli occhi per piangere e il cuore per soffrire spaventati a morte per le pene incomprensibili a loro inflitte. Esseri che non hanno la capacità di farsi capire nel nostro linguaggio, che non hanno avvocati, sindacati che li difendano, non c’è amnesty international per gli animali, non ci sono angeli o santi che vengono in loro aiuto: l’animale è solo nel suo sconfinato universo di dolore, inerme nelle mani predaci dell’uomo.

L’animale che ci guarda, con la trepida speranza di essere lasciato in pace, non sospetta che nella  mente dell’uomo alberghino piani così diabolici e sconvolgenti. E i veleni della carne ostruiscono non solo le arterie del nostro corpo ma i canali della saggezza, della sensibilità, della spontanea compassione verso le vittime del suo stupido, insensato e spietato egoismo.

Ogni giorno, 365 giorni all’anno, 300 milioni di animali trovano la morte a causa dell’uomo: un coro planetario di urla disumane, imploranti, strazianti si levano inascoltate verso questo mostro sanguinario che tutto sa sacrificare per non rinunciare al piacere del palato. La carne urla e le peggiori malattie dell’uomo sono l’effetto della tremenda nemesi karmica che l’uomo attira su di se e condanna se stesso ad un destino di dolore. Lo schifo ed il ribrezzo che derivano da tali azioni superano di gran lunga ogni possibile proposito positivo.

Per millenni abbiamo costretto gli  animali a lavorare per noi come  schiavi ed essi, nella loro sacrale ed inoffensiva docilità, hanno obbedito pazienti e rassegnati alla tirannide umana sopportando fatiche immani, fame, tormenti, il castigo del bastone e della frusta;  li abbiamo coinvolti  nelle mille e sanguinarie guerre fratricide; li abbiamo tenuti in prigione, in posti orribili per tutta la loro breve e infausta esistenza; abbiamo immobilizzato i giocosi vitelli impedendo loro l’innato ed irrefrenabile desiderio di correre e di giocare;  li abbiamo castrati, mutilati, tosati, li abbiamo alimentati con cibi schifosi, li abbiamo privati dell’erba, della luce del sole; abbiamo annullato la loro dignità; li abbiamo imbottiti di farmaci per impedire che muoiano prima che giungano al mattatoio; abbiamo tolto alle madri i loro piccoli mentre i loro occhi si riempivano di lacrime; li abbiamo caricati a forza sui camion blindati e li abbiamo portati nell’inferno dei mattatoi dove l’odore del sangue e la vista dei loro compagni di sventura uncinati, sventrati, fatti  a pezzi, smembrati, spellati, spesso ancora vivi, li ha fatti schiantare dal terrore.

E ora abbiamo il coraggio di addentare quella maledetta, disgustosa, puzzolente, putrescente parte di cadavere che nessun condimento potrà mai rendere digeribile alla nostra coscienza. E abbiamo anche il coraggio di dare ai nostri bambini questo pasto mortifero. Siano fatte visitare ai bambini le stalle e poi i mattatoi; sia loro spiegato che le bistecche, il prosciutto o la coscia di pollo non crescono sui prati come le margherite o sugli alberi come i frutti. Il crimine della peggiore condizione umana è quello di dare ai bambini  da mangiare gli animali che amano.

E non c’è opera meritoria dell’uomo che possa neutralizzare gli effetti di questa immane, folle, insensata, sistematica, criminale carneficina di esseri indifesi, innocenti, miti, generosi, buoni, belli, pazienti. Questo non trova alcun perdono sotto nessun cielo dell’universo. Ma chi mangia cadaveri si cadaverizza. E’ una regola implacabile.

In un costante e dissennato suicidio collettivo ci si ciba di animali morti, di cadaverina, di masse virali, di tessuti in decomposizione. Mangiamo i loro reni, il loro fegato, il loro cuore, il loro cervello, i loro intestini, le loro gambe, la loro lingua, la loro coda, i loro testicoli. Ogni piatto di carne porta con se un messaggio di morte: è un crimine contro la vita e contro l’integrità del nostro organismo di animali fruttariani. Ma anche gli animali hanno un Dio e prima o poi la loro sofferenza ricade sui massacratori e sui mandanti, cioè i mangiatori di carne, e su coloro che ne fomentano l’utilizzo.

Ma ciò che mi sconvolge, che mi fa impazzire, che devasta il mio equilibrio e valica ogni mia possibile giustificazione è che tutto questo avviene con l’avallo, la giustificazione e la benedizione di santa romana chiesa, delle religioni specialmente di ceppo ebraico e di ogni altra religione o educatore religioso che ne fa parte. Ed io ne provo vergogna e orrore ad essere della stessa specie di coloro giustificano questo stato di cose. L’uomo non ha ancora i titoli per essere considerato tale.


P.S. I grassetti sono miei.


sabato 24 dicembre 2011

Panettoncini non solo per il Natale

Dedicato a La Pimpa che me li ha chiesti...

Una ricetta per sopperire alla mancanza del consueto panettone. Se non avete fatto in tempo a procurarvi un panettone tutto vegan, ecco qui cosa potete fare in pochi minuti. In realtà questi sono molto più buoni di quella roba industriale a base di uova e latte in polvere, spesso di pessima qualità (come poi si scopre dopo qualche mese dalla lettura di notizie di frodi alimentari). Serviti con un po' di scenografia vi faranno fare una splendida figura.

  • 250 gr. di farina manitoba e di farro (io faccio un mix delle due, ma potete usare anche solo una di queste, dipende da cosa avete in casa...)
  • 150 gr. di zucchero di canna bio (per questa ricetta uso quello chiaro)
  • il solito pizzico di sale fino
  • un cucchiaino raso di bicarbonato di sodio
  • 230 ml. di latte vegetale (io uso quello misto soia e riso che compro all'Eurospin)
  • 60 ml. di olio extravergine di oliva
  • 1 bustina di polvere lievitante (tipo cremor tartaro)
  • una manciata di uvetta e di scorzette di arancia candita e/o canditi e/o gocce di cioccolato fondenti (vado ad occhio circa le quantità)

Mettete gli ingredienti secchi (farina,lievito, etc.) in una terrina e man mano aggiungete quelli liquidi (latte,olio) e mischiate per bene con un cucchiaio di legno. Alla fine aggiungete delicatamente uvetta e scorza di arancia (o canditi misti se preferite o anche gocce di cioccolato fondente, a seconda dei gusti). Versate il composto negli stampini da muffin. Io uso una teglia con i vari spazi per i muffin e in ognuno metto un pirottino di carta, così escono che sembrano proprio panettoncini con la classica carta intorno.
Infornate in forno già caldo per 20-30 minuti, regolatevi in base al vostro forno con la solita prova stecchino. Se lo stuzzicadenti esce asciutto vuol dire che sono pronti. Spegnete il forno e lasciate lo sportello socchiuso per farli raffreddare.
Serviteli semplicemente con dello zucchero al velo, se vi piace, o accompagnati a del gelato di soia al cioccolato o alla crema, o - ancora - tagliati in quattro spicchi con in mezzo il budino d'arancia decorato con cannella e fette d'arancia fresca.
Altro che Motta.

sono ancora caldi, ora li metto in un vassoio
con tovagliolo natalizio tutto rosso...


Menu di Natale

Non sono una che ama le feste natalizie, a dire il vero tendono a essermi del tutto indifferenti, ma non lo dico troppo forte, perché pare che poi si è cinici, insensibili, asociali, disadattati & co. Semplicemente, da quando ho l'età della ragione, non me importa proprio niente del Natale. Per il Capodanno la cosa è un po' diversa, in effetti la sento di più la festa, perchè non c'è niente di religioso o di dogmatico ma si tratta proprio di un rito "pagano", un passaggio ad altro tempo. Ecco, lì gli auguri li accetto volentieri. Un anno sereno si augura con piacere e si accetta ancor più volentieri, è quello che tutti vogliamo. In realtà  da diversi anni non faccio proprio niente di speciale la sera del 31, in genere ce ne stiamo a casa, qui in campagna, con i nostri cani e i nostri gatti, spaventati come al solito dai botti e dagli spari, da soli o con qualche sparuto amico che ha voglia di condividere il rito di passaggio all'anno nuovo senza troppi artifizi che non siano una cenetta un po' più sfiziosa del solito e qualche chiacchera davanti al caminetto acceso. Nient'altro. Ho sempre provato spavento al cospetto delle feste organizzate in locali della più svariata natura, non ci sono mai stata, anche se da ragazza amavo comunque fare mattina con amici a casa di qualcuno, a qualche festa privata. Ma sento la mezzanotte come qualcosa che è davvero un voltare pagina, un momento di buoni propositi...


In ogni caso domani è il 25 e come di consueto da noi, come tutte le domeniche intendo, si mangia insieme al resto della famiglia, che sono i nostri genitori e la nostra amica-vicina-di-casa che consideriamo assolutamente di famiglia. Pochi intimi insomma. Mentre stasera non facciamo proprio un bel niente, di solito è tradizione vedere un bel film in dvd e mangiucchiare qualcosa al volo.
Il menu di domani sarà più o meno il seguente, vedete se vi piace:

Crostini misti (bruschettine con creme di funghi, di cipolla, di zucca fatte in casa)
Orecchiette con le cime di rapa
Carciofi fritti in pastella
Lenticchie nere alle spezie
Insalatina di barbabietole rosse, erba cipollina e crema di aceto balsamico
Strudel (fatto da mio padre)
Panettoncini fatta in casa (da me, tra poco...) con gelatine di mandarino 
Fichi secchi alle mandorle
Datteri al naturale
Panforte artigianale (senza miele)
Agrumi

Voi che menu avete in mente? Cosa cucinerete?



La grande truffa di Telethon

Per chi ancora non è incappato nella contro-informazione nei confronti delle attività relative a Telethon, pubblico questo comunicato stampa del Partito Animalista Europeo che chiarisce ulteriormente la posizione di questa organizzazione buonista che fa sentire tutti migliori al momento di sganciare i due euro di prammatica. Un paio di giorni fa perfino presso la mia libreria di fiducia, MelBookStore, hanno osato chiedermi alla cassa un contributo per questi qui. E la gente dava, dovevate vedere con che solerzia. Chiediamoci sul serio a chi diamo i nostri denari, non mettiamoci la coscienza a posto solo perchè apriamo il portafogli. Più che i soldi, dedichiamo il nostro tempo per comprendere le cose come come stanno e solo dopo aiutiamo chi fa davvero i nostri interessi. La nostra salute è preziosa, come quella degli altri esseri viventi non umani.


giovedì 22 dicembre 2011

Pensate forse...? e AUGURI!


Pensate forse che io non sia più tornata dall'India?!
No! Sono qua, sono tornata, anche se a malincuore e ancora devo pubblicare le ultime foto sul travel blog... Ho un groppo alla gola che non vi racconto, nel prossimo w.e. scriverò alcune riflessioni a freddo proprio ora, a una settimana dal rientro, sperando di non bagnare di lacrime la tastiera per la nostalgia. Seguitemi lì!

Purtroppo la routine mi ha inghiottito nuovamente e mi sono ritrovata con tanto lavoro arretrato e una casa nel caos, ancora con valigie e zaini in mezzo alla stanza, ma giuro! quanto prima riprendo a vivere e a pensare in maniera più ordinata, ho ancora il Rajasthan per la testa e fatico ad ingranare.

Però gli auguri intanto ve li faccio ora e chi  meglio di una cantante vegan come Sara Berni potrebbe farli a tutti noi?!