domenica 29 novembre 2009

Chi è più depresso?

C'è chi scrive una cosa, c'è chi ne scrive un'altra. Ognuno crede a ciò che preferisce, magari usando anche il caro vecchio buon senso. Comunque, il fatto sta che nel giro di tre settimane sono stati pubblicati due articoli sullo stesso argomento ma che riportano conclusioni praticamente opposte.

Si parla di depressione e degli effetti dell'alimentazione su questa patologia. Vediamo cosa dice il primo articolo (i grassetti sono miei), che risale al 2 novembre di quest'anno:

Salute: depressione, con cibi grassi e junk food il rischio aumenta
Patatine fritte, merendine e cordon bleu rischiano di mandarci in depressione. A sostenerlo è un recente studio pubblicato sullla rivista British Journal of Psychiatry dai ricercatori dell'University College London di Londra, in Gran Bretagna, secondo cui una dieta a base di alimenti "elaborati" aumenterebbe il pericolo di incorrere nel "male oscuro".

La ricerca è stata condotta su 3486 partecipanti di mezz'età, divisi in due gruppi: ai membri del primo è stata assegnata una dieta basata su alimenti integrali, frutta, pesce e contorni vegetali, mentre ai secondi un regime alimentare che prevedeva cibi più "complessi" come dessert zuccherati, fritture, carne elaborata, cereali raffinati e formaggi ad alto contenuto di grassi. Tutto questo per un periodo di cinque anni, trascorsi i quali gli studiosi hanno rilevato che chi aveva seguito un'alimentazione a base di cibi elaborati correva un rischio del 58% più elevato di sviluppare la depressione.

"Questo studio - spiega Andrew McCulloch, direttore generale della Mental Health Foundation britannica - oltre ad approfondire la comprensione di una patologia come la depressione, dimostra il legame tra ciò che mangiamo e la nostra salute mentale". (ASCA)


Ok, abbiamo afferrato il concetto. Però, qualche settimana dopo, il 25 novembre per l'esattezza, ecco che leggiamo il seguente titolo sul sito di una delle più autorevoli agenzia stampa:

martedì 24 novembre 2009

Bravo, Roger Moore!

Leggiamo sul Corriere della sera un articolo su Roger Moore, uno dei più famosi James Bond della storia del cinema, ora strenuo oppositore della famigerata industria del patè di fegato oca, un terrificante alimento di cui si nutrono soprattutto i francesi ma che purtroppo è diventato sinonimo di prelibatezza anche altrove, come nel nostro Paese.
Va da sé che chiunque riesca a nutrirsi di un simile disgustoso preparato ha una sensibilità degna di un orco mangiabambini, non ci sono storie. Solo l'idea mi ha sempre disgustato e quelle poche volte che mi sono trovata al cospetto di una simile nefandezza, anche da piccola, mi sono sempre stupita di come esseri umani che sembrano persone a modo riescano a inghiottire cotanto orrore.
La notizia che Roger Moore fosse in prima linea contro il paté l'avevo letta qualche giorno fa su alcuni siti anglosassoni ma ora che è rintracciabile anche in lingua italiana ve ne riporto direttamente alcuni brani:


«Il foie gras è una malattia, non una prelibatezza». Parola di Bond, James Bond. Anzi, no. Parola di baronetto. A pronunciare la drastica sentenza sul patè più amato dai francesi (e non solo da loro) è stato infatti Sir Roger Moore, l'attore che ha impersonato in ben sette film il più famoso agente segreto della storia del cinema, a conclusione del suo videoappello a non acquistare fegato d'oca nei negozi e a non ordinarlo nei ristoranti. Moore, che è anche ambasciatore dell'Unicef, ha deciso di prestare la propria immagine all'associazione Peta (People for ethical treatment of animals) facendosi promotore della campagna contro un prodotto alimentare che esiste solo in quanto risultato finale di una malattia indotta forzatamente nelle oche e nelle anatre. E proprio grazie a questo suo attivismo è stato scelto nei giorni scorsi dalla stessa Peta come «Persona dell'anno della Gran Bretagna».

Il foie gras, letteralmente fegato grasso, viene infatti ottenuto inducendo nelle oche o nelle anatre la steatosi epatica, un fenomeno dovuto all'ingrossamento abnorme che registra il fegato a seguito dell'ingestione di grosse quantità di mais e altri mangimi. Un risultato, questo, che viene ottenuto infilando nel becco e nel collo degli animali un lungo tubo di metallo attraverso cui viene fatto passare il cibo compresso senza che il povero volatile abbia la possibilità di opporvisi. La produzione di foie gras è illegale in molti paesi, in quasi tutti quelli dell'Ue, anche se proprio nel cuore dell'Europa, in Francia e in Belgio, il foie gras è considerato uno dei fiori all'occhiello della cucina regionale. In Italia la produzione è illegale dal marzo 2007.

Era già dal 2006 che Sir Roger, che oggi ha 82 anni, aveva preso posizione contro il foie gras. E la sua campagna ha registrato già un grande successo: la catena Selfridges ha deciso di eliminare il patè di fegato d'oca dagli scaffali dei propri magazzini.

Questi sono gli uomini che piacciono a me.

lunedì 23 novembre 2009

Un bel bicchiere di MAP e via!

Un nuovo studio appena pubblicato contiene implicazioni piuttosto scioccanti per chi si nutre di latte e latticini. Materia della ricerca è un agente gastroenterico portatore di infezioni che si chiama MAP. Per chi volesse approfondire la pubblicazione è sul numero del 13 novembre di Foodborne Pathogens and Disease.

Più di 40 milioni di americani soffre di sindrome da intestino irritabile (IBS), colite ulcerosa e morbo di Crohn. La ricerca in questione ci prova che tutte queste sindromi sono causate da un batterio, più precisamente dal mycobacterium avium paratuberculosis (MAP). Il 100% delle persone che soffre del morbo di Crohn è infettato da questo batterio. Il 100%, avete letto bene.
Cinque anni fa, i ricercatori scoprirono che il MAP sopravvive nel sangue umano (The Lancet, Volume 364, Issue 9439, Pages 1039 - 1044, 18 September 2004) e possono occorrere molti anni affinchè si manifestino i sintomi del morbo di Crohn.

Tornando allo studio appena pubblicato, gli scienziati hanno investigato la presenza del MAP in campioni di latte prelevati da mucche e capre e i risultati sono stati i seguenti: "Il DNA dei MAP è stato rilevato nel 100% dei campioni di latte sia di mucca che di capra".

La loro conclusione sarebbe che l'ingestione di latte "crudo" rappresenta un potenziale rischio di infezione da MAP. Ma si sbagliano a sostenere che sia solo l'assunzione di latte crudo a costituire un rischio per la salute. Infatti già diversi studi avevano dimostrato che il MAP sopravvive alla pastorizzazione. Date uno sguardo alla pagina del mio amico (virtuale) NoMilk: http://www.notmilk.com/c.html



fonte: http://www.notmilk.com/

mercoledì 18 novembre 2009

La fame

Leggiamo in questi giorni sui quotidiani on line che Paul McCartney il mese prossimo illustrerà la sua campagna contro il consumo di carne a Bruxelles al Parlamento Europeo, invitato da Edward McMillan-Scott, vicepresidente proprio del Parlamento Europeo, eurodeputato e... vegetariano.
Tutto questo avverrà nel corso di una conferenza intitolata "Global warming and food policy: less meat = less heat" (trad.: "Riscaldamento globale e politica alimentare: meno carne = meno calore").
Tutti noi veg sappiamo che mangiando meno animali, o meglio non mangiandoli affatto, ne' loro ne' i prodotti da loro derivati, gli effetti del riscaldamento globale sarebbero decisamente meno onerosi per il pianeta. Alla conferenza parteciperà anche Rajendra Pachauri, responsabile ONU della commissione sui cambiamenti climatici e premio Nobel per la Pace 2007, anch'egli vegetariano.

Ma fossero solo problemi di inquinamento e gas serra!
L’utilizzo di terre la cui produzione di cibo è destinata agli animali degli allevamenti intensivi contribuisce alla tragedia della povertà in aumento nel mondo. Non mi dite che non lo sapevate, bisogna avere occhi e orecchie sigillati per non sapere, ormai. Ogni giorno muoiono di fame circa 17 mila bambini, sono giorni che lo leggo e lo sento in tv (perchè la guardo poco, ma spesso è accesa e la sento mentre faccio altro, come scrivere su questo blog).
Intanto, Jacques Diouf, il direttore della FAO a Roma, ha fatto uno sciopero della fame di 24 ore per "sensibilizzare l' opinione pubblica sul problema dell'insicurezza alimentare" in vista del forum della società civile per la sovranità alimentare dei popoli riunito alla Città dell'altra economia di Roma.
Ci si è messo perfino Papa Benedetto XVI a tuonare contro le cattive strategie utilizzate nell'economia agricola e dichiara: La Terra può nutrire tutti i suoi abitanti. Per quanto valga (il suo tuonare).

Si, vabbè, tutto questo lo sappiamo. Almeno, noi veg lo sappiamo. E agiamo di conseguenza. Gli altri ascoltano, si deprimono, si scandalizzano, ma davanti al tg, proprio in quel momento, mentre ascoltano queste notizie, inforchettano la loro fettina ai ferri, spalmano il loro philadelphia, tagliano i loro prosciutti. Ma è così difficile prendersi le proprie responsabilità? Perchè il cervello non si collega alle azioni ma rimane pensiero astratto? Perchè non si inizia dalla propria casa, dal proprio piatto, dai propri figli? Questo amor materno tanto sbandierato dalle donne riguarda solo i bambini di casa propria? Gli altri schiattino?
Io non ci sto.


lunedì 16 novembre 2009

Con StilEtico spendi di meno!

Molti di voi già conoscono www.stilEtico.com. Chi ancora non ci ha mai fatto un giro ed è interessato a scarpe & co. cruelty-free, beh, quello è il posto giusto dove capitare! Uno shopping-centre dove fanno la parte del leone consigli per gli acquisti, recensioni, nuove scoperte, dritte per sopravvivere nella giungla di offerte on line e su strada di prodotti che non implicano materiali di origine animale. Per chi non ha intenzione di corroborare il mercato delle pelli degli animali, che non sono solo un "sottoprodotto" degli allevamenti ma una delle punte di diamante, insieme alle carni di questi animali.
Non starò qui a ripetermi, chi vuol saperne di più basta che faccia un giro tra i post sull'argomento.


Quello che mi premeva ricordarvi qui è che Stiletico è diventato in pochi mesi un vero punto di riferimento, non solo per chi come noi deve acquistare ma anche per i produttori. E per questo sono cominciate ad arrivare proposte di collaborazione, come ad esempio quelle dei negozi on line che trovate sulla sidebar di sinistra, i negozi amici di Stiletico che propongono sconti sui loro prodotti.
Troverete cosmetici, calzature, prodotti alimentari e shop on line come IVegan, NeonCollective, Mineralia, Charmonè, JingaShop, FeelGood. Altri se ne aggiungeranno, ci auguriamo.
Ricordo anzi in questa sede che siamo aperti a collaborazioni da parte di produttori e rivenditori di prodotti cruelty-free per iniziative di questo genere o tutte da inventare!

Io e le mie socie di StilEtico, ricordo anche questo, non guadagniamo nulla con questo sito. Abbiamo scelto di farci pagare la pubblicità tramite banner con sconti dedicati ai lettori, nient'altro. Tanto che i negozi, soprattutto quelli anglosassoni, si sono a volte stupiti di questo. Ma tant'è. Siamo idealiste, che ci possiamo fare.
Non disdegneremo in futuro di guadagnare, perchè no, e devolvere quanto ricavato alla causa animalista. Ma ora vogliamo farci conoscere dalle aziende e ci stiamo riuscendo. Questo è l'importante.

Quindi, niente più scuse, l'alternativa è possibile e con StilEtico ve lo dimostriamo ogni giorno!


P.S. Non solo noi del team di Stiletico non ci guadagniamo, ma anzi, a forza di scoprire nuovi negozi e nuovi prodotti siamo continuamente sottoposte a tentazione. E ogni tanto cadiamo nella nostra stessa rete. Non sempre è possibile resistere, soprattutto alle promozioni... Ci ritroveremo povere ma piene di scarpe, ombretti, biscotti alla canapa?!

venerdì 13 novembre 2009

Status Symbol per mentecatti

Ogni tanto qualche notizia che rincuora, si fa per dire. Ad esempio questa, annunciata dal quotidiano La Repubblica qualche giorno fa:


Come di consueto ve lo riporto per intero (e i grassetti sono miei):

BORSE, scarpe, stivali, cinture: mai più di coccodrillo. Al massimo resisterà il cinturino dell'orologio. Non è una vittoria degli animalisti ma il risultato della crisi. Il mercato del lusso boccheggia (non dappertutto però) e a risentirne sono gli oggetti in alligatore, status symbol per eccellenza. E anche un vero schiaffo alla miseria, a sbirciare il cartellino del prezzo, nella gara a esibire potere e denaro.
Sono sull'orlo della bancarotta gli allevatori della Louisiana, nelle cui paludi vengono allevati l'80% degli alligatori americani che poi finiscono sul mercato, considerati una delle qualità più pregiate del mondo. Per gli allevatori di questo Stato è il disastro, la peggiore stagione nell'ultimo quarto di secolo, in pratica la bancarotta: in un solo anno il numero delle pelli vendute è crollato, scendendo drasticamente da 35 mila a 7.500. La richiesta si è ridotta fino quasi a scomparire.

Si calcola che ogni alligatore costi agli allevatori 100 dollari dalla schiusa dell'uovo fino al momento in cui l'animale adulto viene abbattuto. E quest'anno le uova "allevate" sono state soltanto 30 mila contro le 530 mila dell'anno passato. Solo negli Stati Uniti il giro d'affari si aggirava attorno ai 70 milioni di dollari annui, una cifra che viene ora massicciamente ridimensionata.

Già gli allevamenti erano stati messi in ginocchio dai terribili tifoni che avevano spazzato la regione, e dalle enormi quantità di acqua salata che avevano messo a rischio l'habitat dei coccodrilli. Negli ultimi mesi, la mazzata che potrebbe essere definitiva, cioè il crollo della domanda dovuto alla recessione globale. Ma attenzione: c'è ricco e ricco. Da Parigi arriva una notizia solo apparentemente in controtendenza, a conferma che, se la fascia di consumi alta e medio alta è in crisi, quella del super lusso non conosce flessioni.

Hermès - lo ha annunciato l'amministratore delegato del gruppo Patrick Thomas al Reuters Global Luxury Summit - ha creato in Australia un proprio centro di riproduzione di alligatori in modo da poter stare dietro alla richiesta di borse per le quali ci sono spesso liste d'attesa lunghe mesi, se non addirittura un anno. Borse che, fatte a mano in edizioni particolari, possono arrivare a costare anche 35 mila euro l'una. "Ci vogliono dai tre ai quattro animali per fare una delle nostre borse, ma il mondo non pullula di coccodrilli, tranne nei listini di Borsa", ha ironizzato l'amministratore delegato.

Attualmente Hermès produce 3000 borse di coccodrillo all'anno. Nonostante la recessione, il gruppo ha dovuto aggiungere un centinaio di nuovi artigiani ai duemila tecnici che già lavorano nelle sue aziende. A Parigi, nel secondo trimestre del 2009, il celebre marchio ha registrato un balzo del 12% in più nelle sue vendite complessive, e in Giappone addirittura del 25%, come sottolinea Antonio Caprarica nel suo libro appena uscito I Granduchi di $oldonia. Eccessi e follie dei miliardari globali che se la ridono della crisi, nel capitolo opportunamente intitolato Basta una Kelly per sollevare il mondo.

Non soltanto una Kelly. Lo scorso luglio, durante le sfilate d'alta moda a Parigi, il marchio di superlusso Roger Vivier, di proprietà del gruppo Tod's, ha presentato una nuova borsa a tracolla intitolata e dedicata a Madame Sarkozy battezzata "Carlalala", in purissimo coccodrillo naturale. Sono in coccodrillo gommato le nuove Bamboo-bag di Gucci, rivisitate dalla direttrice creativa Frida Giannini, che nell'ultima sfilata, lo scorso settembre a Milano, ha disseminato di dettagli in coccodrillo e fibra di carbonio anche la collezione Gucci di abiti. Tocchi sottilissimi di alligatore, misto camoscio, anche nella sfilata di abiti pret-à-porter Fendi disegnati da Karl Lagerfeld.


Intanto. la notizia non è nuova, avevamo parlato di Hermes anche qui diversi mesi fa. Poi, che pensare delle donnette per le quali pellicce e accessori in coccodrillo sono degli status symbol? già sento le risposte di alcuni dei miei lettori, irripetibili. E questi di Hermes? E Carla Bruni che ha annunciato che lei non indosserà pellicce e poi si fa dedicare una borsa in "purissimo coccodrillo naturale"? E il mondo della moda? Così futile, così superficiale, così vacuo, così idiota? Così pieno di imbecilli vanesi e pronti a tutto per denaro? E i miliardari che se la ridono della crisi e della sofferenza di altri esseri viventi (tra cui gli umani, non si diventa miliardari senza rubare, evadere le tasse, sfruttare i propri dipendenti, etc.etc.)?
Tenete a mente tutti questi nomi di stilisti e marchi, isterici produttori di oggetti di lusso per isteriche signorette e omuncoli privi di ogni benché minima consapevolezza circa il pianeta su cui si trovano casualmente a vivere.

giovedì 12 novembre 2009

Store Wars

Uno splendido video, parodia di Star Wars, prodotto per tenere viva l'attenzione sui problemi relativi alla produzione e al consumo di cibo geneticamente modificato e con pericolosi additivi chimici. Mettetevi comodi, gustatevelo con calma.



martedì 10 novembre 2009

Mai più senza

Questa ci mancava. Un nuovo reality su canali Sky dal titolo 6 nel Mirino. Anzi, non è nuovo, sono io che l'ho scoperto ora.
Ecco la presentazione, così come l'ho letta (i grassetti sono miei):

Due arti antiche, tra le prime inventate dall'uomo per procacciarsi il cibo e che ancora oggi sono praticate da migliaia di appassionati. Sono la caccia e la pesca, soggetti unici del canale tematico (235) dedicato a queste due discipline. Dal mese scorso grande novità per Caccia e Pesca che ha diviso il proprio palinsesto giornaliero in quattro fasce tematiche da sei ore: a rotazione si alternano sei ore di caccia e altrettante di pesca. Raddoppia anche l'offerta per gli amanti del genere: oltre al canale 235, sul 236 si può seguire il palinsesto con una differita di sei ore per non perdersi i programmi preferiti. Tra le trasmissioni di punta 6 nel Mirino, seconda edizione del fortunato reality con al centro una sfida tra due cacciatori. Novità di questa edizione, l'ambientazione tutta italiana (prova finale esclusa), il televoto da casa per eliminare un concorrente e la possibilità di prendere il suo posto.
Da sabato 21 novembre, ore 21.00

Potete immaginare cosa mi sia passato per la testa quando ho letto un paio di giorni fa questo trafiletto, con tanto di foto di due imbecilli sorridenti visibilmente agghindati da cacciatori. Uno dei due era un mentecatto di chiara fama, Bruno Modugno (cercate il suo nome su Google per saperne qualcosa di più, non mi va di dedicargli più di due righe in questa sede). Prima di tutto, ho ringraziato la Rete per avermi dato la possibilità di scrivere su questo blog affinchè possa sfogarmi anche pubblicamente (e non solo all'interno delle mie stanze) e affinchè possa mettere a conoscenza di questo fattaccio chi ancora non sa e provocare lo stesso mio sdegno.

Dunque, c'è gente che si gusta anche lo spettacolo in tv e addirittura in differita su un altro canale. Chissà cosa fanno costoro sui loro divani... quando l'animale viene colpito esulteranno come quando la loro squadra di calcio fa gol? Chissà.
C'è la possibilità che i due del reality si ammazzino tra di loro? Si sa, tra cacciatori si sa, spesso non si tratta di errore o incidente quando un colpo raggiunge un altro cacciatore nello stesso terreno. Quale modo più sicuro di far fuori uno che ci sta sulle balle che non sparacchiargli contro in una battuta di caccia? E' pur sempre gente che deambula con un'arma da fuoco sul groppone e non spicca certo per capacità di empatia, suvvia, non scherziamo. Il televoto può servire anche a questo? Chissà.


Sono disgustata. In Italia ci sono circa 700 mila cacciatori ed esistono ben due canali Sky per loro. In Italia ci sono circa altrettanti vegan e non c'è alcun canale tv. Quanto potenti sono le lobbies dei fabbricanti d'armi? Quanto potenti sono quelle delle industrie del tofu, dei fagioli in scatola, del latte d'avena?



venerdì 6 novembre 2009

Cosa mangia un vegan?

Basta con le chiacchere. Passiamo ai fatti. In fondo è la domanda davvero più frequente che mi viene posta, non so a voi. Mangi solo erba? Mangi solo carote? No, ma se non lo raccontiamo quello che mangiamo, continueranno a pensarla così.
Da oggi nella sidebar qui a sinistra troverete una nuova rubrica: Cosa mangia un vegan (ad esempio io...) a pranzo?
E all'inquietante (per molti onnivori) domanda risponderò quotidianamente descrivendo in breve il mio pranzo, in genere un lunch-box, dal momento che di norma porto i pasti in ufficio da casa. La mensa del posto dove lavoro è da me utilizzata solo in casi disperati, quando non ho fatto in tempo a preparare nulla, oppure quando pranzo con dei colleghi che non vedo da tempo ed è l'unico modo per far vita sociale. Sono di palato fino, se mangio male poi divento di cattivo umore.


Capita a volte che preferisca comprare della pizza a taglio, sempre meglio di intingoli dagli ingredienti ignoti, e non mancherò di segnalare anche questo tipo di pasto.
In breve, saranno pranzi abbastanza frugali quelli che verranno indicati qui, niente a che vedere con le cene, senz'altro più articolate. Ma dal momento che spesso i pranzi sono resti della cena della sera prima... Fa eccezione naturalmente il pranzo della domenica, in genere molto più succulento, soprattutto in inverno.

Chi desidera ricette o delucidazioni in merito non ha che da chiedere. Buon appetito!

giovedì 5 novembre 2009

Mamme veg

Leggo su La Stampa del 29 ottobre e vi riporto per intero:

Le mamme "vegetariane" proteggono il nascituro dal diabete

Che siate vegetariane convinte o meno, favorire nella vostra dieta il consumo di verdura non può che fare bene, anche se non siete in gravidanza.
Ma, se invece poi siete incinte, allora è ancora meglio perché oltre ad assicurarvi una buona salute potete proteggere il feto e il bambino dal rischio di sviluppare il diabete di tipo 1. Questo è quanto affermato da uno studio ad opera di ricercatori svedesi della Sahlgrenska Academy in collaborazione con la Linkping University.

Per arrivare a queste conclusioni, la dr.ssa Hilde Brekke e colleghi hanno analizzato il sangue di 6.000 bambini dell'età di 5 anni per valutare l'incidenza del diabete di tipo 1, una malattia definita autoimmune e caratterizzata da una riduzione della produzione di insulina da parte del pancreas. È definita una patologia autoimmune poiché vi è una distruzione delle beta cellule del pancreas causata dalle cellule del sistema immunitario (linfociti T).

Dei 6.000 bambini esaminati, il 3% mostrava livelli elevati di questi anticorpi o aveva sviluppato il diabete di tipo 1.
«Questo è il primo studio a dimostrare un nesso tra l'assunzione di vegetali durante la gravidanza e il rischio di sviluppare successivamente diabete di tipo 1 nel bambino» ha sottolineato la dr.ssa Brekke. E dai dati raccolti appare evidente come il rischio sia stato due volte maggiore nelle madri che durante la gravidanza hanno consumato poca o niente verdura. Mentre era significativamente ridotto nelle madri che invece mangiavano verdura ogni giorno.
I ricercatori fanno presente che con il termine "verdure" citato in questo studio s'intende ogni tipo di ortaggio a esclusione delle radici.


Nota: i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista "Paediatric Diabetes"

mercoledì 4 novembre 2009

Situazioni consuete

Chi, chi non se lo è ancora sentito chiedere? e quante volte quelli che pongono questa domanda sono simili ai personaggi della vignetta?
A me succede spesso, in genere non rispondo, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa...


domenica 1 novembre 2009

Vegan del mese: IVegan


Questa volta Vegan del mese non è una persona ma è un gruppo di persone, un'associazione. Questo mese, dunque, parliamo di IVegan. Mentre scrivo questo post sto giusto sgranocchiando dei biscotti comprati da loro, le briciole si infilano tra i tasti e io cerco di riprendere anche quelle, troppo buoni per sprecarne anche solo un po'...
Vi lascio scoprire cos'è IVegan attraverso l'intervista fatta ad uno dei suoi responsabili, Andrea Biello.


Quando e perchè e nata l'idea di IVegan?
L'idea di iVegan nasce poco piu' di un anno fa, ispirata in primo luogo da un'esigenza personale.
Gia' da un paio d'anni avevamo in piedi un gruppo d'acquisto con altri amici per risparmiare rispetto ai prezzi a volte proibitivi dei negozi,col tempo le persone aumentavano e anche molti amici non vegetariani si dimostravano incuriositi e gradivano i prodotti, cominciando a comprendere e apprezzare la dieta vegan.
Così abbiamo pensato di riunirci in un'associazione che potesse diffondere l'etica vegana anche attraverso la distribuzione di prodotti non cruenti, a prezzi equi e soprattutto reperibile in ogni citta' e paese italiano. Vogliamo che la parola Vegan diventi di comune utilizzo e sia comprensibile a tutti.

In quanti siete a gestire questa attività?
Per quanto riguarda lo shop siamo principalmente in quattro: Andrea, Marzia, Emiliana e Luca. Ognuno di noi cerca di dare il suo contributo in base alle proprie capacita'. Le cose da fare sono molte, ma per fortuna anche l'entusiasmo. L'associazione conta pero' numerosi soci e durante i vari banchetti e iniziative etiche, coinvolgiamo sempre il maggior numero di persone, ogni contributo e' un prezioso arricchimento.


Vi siete ispirati a realtà già esistenti in Italia?
In effetti ci sono altri esempi di shop online dedicati all'alimentazione biologica e vegetariana, noi siamo forse la prima realta' italiana dichiaratamente vegan, che porta avanti di pari passo la vendita online e un' attivita' associativa variegata atta a diffondere le nostre scelte etiche.


Lavorate solo su Roma o anche nel resto d'Italia?
Le consegne vengono effettuate in tutta Italia, i prodotti arrivano direttamente a casa in pacchi refrigerati. Non facciamo quasi mai grandi scorte di magazzino, questo ci permette di inviare prodotti sempre freschi ed evitare sprechi.



Quali sono i prodotti che vendete di più?

Le vendite di prodotti a base di seitan e tofu sono sempre costanti, molto apprezzato e' il Muscolo di Grano, alimento a base di glutine e legumi, in genere abbastanza difficile da trovare e davvero molto gustoso, e noi proponiamo la gamma completa di questi prodotti.
Ci ha colpiti piacevolmente il favore che hanno riscosso i prodotti alimentari a base di canapa, creme spalmabili, hemp-fu, dolci,sughi e soprattutto l'olio di semi di canapa. Questo olio, gustoso e ricco di preziosi nutrienti e' anche indicato nella cura di molte patologie a volte gravi, come tumori e malattie degenerative, proprio per questo siamo attenti a mantenere un prezzo equo e accessibile.

Avete intenzione di ampliare la gamma dei prodotti in vendita?
Proprio in questo periodo abbiamo ampliato il nostro catalogo con una linea di scarpe e accessori 100% vegan che ha come materia prima la fibra di canapa.
Tutti i prodotti sono realizzati con tinture naturali non testate su animali e inoltre sono robusti e di ottimo design. Sempre a base di canapa e' la linea di prodotti cosmetici Verdesativa da poco in vendita sul nostro sito. Dermocompatibili, a basso impatto ambientale e completamente biodegradabili, senza profumi, conservanti o coloranti sintetici, ne' OGM o altre sostanze ritenute a rischio, e naturalmente
non testati su animali.

Come vi definireste in breve?
Siamo una realta' giovane con tanta voglia di migliorarsi, quello che ci preme e' che sia chi utilizza il sito a dirci cosa ne pensa, se lo trova semplice, se i prodotti lo soddisfano.
Ogni critica e suggerimento e' ben gradito, ci aiutera' ad aumentare l'offerta dei prodotti e a diffondere maggiormente uno stile di vita etico e sostenibile, in armonia con noi stessi, gli animali e la terra che ci ospita.

Infine, avrete capito che si tratta anche dei miei fornitori di tofu, seitan, muscolo di grano, biscotti e ultimamente anche creme per il viso. Una mia nota speciale va proprio ai biscotti a base di farro e canapa, dal sapore lussurioso; al tofu alle mele (mai trovato nei negozi); agli affettati di muscolo di grano, soprattutto quelli dal gusto affumicato. Il servizio è eccezionalmente rapido e Andrea e i suoi soci sono gentilissimi. Nel mio caso, poi, mi sono fatta recapitare la spesa durante le ore di ufficio, dal momento che a casa non ci sono mai tutto il giorno, ed è estremamente comodo poter definire per telefono ora e termini della consegna anche nel luogo di lavoro.

Ancora, dal 2 al 25 novembre se entrate in www.stiletico.com troverete un banner con un codice sconto del 10% per acquistare presso lo shop IVegan, riservato ai primi 20 ordini. Quale migliore occasione per provare?